Meno quattro. La Juventus supera anche la trappola Cesena e comincia davvero a pregustare lo scudetto numero 28 (o 30, a seconda dei gusti). Non è stato facile come la classifica potesse far pensare, ma d’altronde i campionati si vincono così, portando via punti sugli insidiosi campi di provincia. Un anno fa di questi tempi il Milan vinse a Brescia una gara simile, che a conti fatti si rivelò decisiva. Intendiamoci, al Manuzzi non si è vista la Juve scintillante dell’ultimo periodo, quella capace di sbranare in un sol boccone Inter, Napoli, Lazio e Roma, il che è fisiologico e, forse, anche prevedibile. La partita infrasettimanale è sempre un rischio, e non è un caso che la Juventus abbia vissuto il suo momento più difficile proprio in quella fase della stagione in cui si giocava ogni tre giorni. A decidere il match (e probabilmente non solo quello…) è stato Marco Borriello. Sì, proprio lui, che nell’ultima apparizione allo Juventus Stadium era stato fischiato dal popolo bianconero, che non gli ha mai davvero perdonato il rifiuto dell’estate 2010. L’ex centravanti della Roma (e del Milan) ha sfondato la porta del Cesena a 10 minuti dalla fine, con una rabbia che rappresenta alla perfezione lo spirito della Juventus.
LA PARTITA
Modulo e formazione confermato per Antonio Conte, che questa volta non ha regalato colpi di scena dell’ultimo minuto. Al Manuzzi è 3-5-2, con Caceres al posto di Lichtsteiner e Matri al fianco di Vucinic. Il Cesena risponde con un 4-3-1-2 che, come spesso capita nelle province italiche del pallone, si trasforma presto in un 10-1, nel senso che 10 stanno dietro la linea della palla e uno solo resta davanti. Difficile però chiedere di più ad una squadra ultima in classifica, per giunta priva di Mutu e Iaquinta. La partita rischia di sbloccarsi subito e a conti fatti è un bene che questo non accada. Dopo 8 minuti infatti, l’arbitro assegna un rigore alla Juve per un fallo di mano di Moras: peccato però che il tutto avvenga fuori dall’area! Quasi rassegnati all’ennesimo post partita infuocato, assistiamo invece al secondo errore consecutivo dal dischetto di Pirlo, che dopo essersi fatto parare il rigore da Curci (salvo poi ribadire in rete sulla respinta), colpisce il palo alla destra di Antonioli. Si resta 0-0, le polemiche tornano in soffitta. La Juve gioca bene, il Cesena risponde come può. Al 36° De Ceglie ha la palla per portare in vantaggio i suoi, ma il suo colpo di testa finisce sulla parte esterna della traversa. Nella ripresa i bianconeri partono subito forte: Matri calcia a botta sicura ma Antonioli, in due tempi, riesce a respingere il pallone sulla linea di porta. La Juve insiste e schiaccia il Cesena nella propria metà campo, ma le occasioni pulite la titano. Forse rinfrancati dall’analogo risultato di San Siro, i bianconeri premono ma la cattiveria non è quella delle occasioni migliori. Lo capisce anche Conte, che al 74° si gioca le ultime carte: fuori Matri e De Ceglie, dentro Del Piero e Borriello. Il primo, su punizione, costringe Antonioli all’ennesima parata ai limiti del possibile, il secondo invece è più preciso. Al 79° riceve una sponda di Vucinic e di prima intenzione calcia in porta con il destro: Antonioli resta immobile, la Juve è in vantaggio. Pochi minuti dopo arriva la notizia del vantaggio del Milan, ma tutto sommato conta poco. La Juventus ha vinto ancora e vede sempre più vicino il traguardo tricolore.
LE REAZIONI
Il grande protagonista è Marco Borriello, dunque Antonio Conte inizia le interviste parlando proprio di lui: “Lo dico sinceramente, lui è uno che merita tanto. E’ arrivato in una condizione non entusiasmante, ha lavorato duramente per mettersi al pari, l’ho utilizzato anche per aiutarlo in questo. Dispiace per quanto è stato bistrattato fino ad oggi, ci siamo parlati e so che qualità possiede. Merita questo per quel che fa in allenamento e in campo”. Il tecnico bianconero ha poi parlato della partita, sicuramente più complicata del previsto: “Se avessimo segnato subito il rigore le cose sarebbero cambiate, perché loro sarebbero stati costretti a scoprirsi. Oggi era veramente difficile con 11 uomini dietro la palla, questa è una bella prova di maturità superata. Abbiamo sudato tantissimo contro una squadra che ha dato tutto per fermarci”. Ora lo scudetto è davvero vicino e neanche Conte può più nascondersi: “Siamo seduti ad un tavolo imbandito, non eravamo abituati e ora vogliamo mangiare. Abbiamo assistito negli anni passati ai banchetti altrui, ora i ragazzi sono affamati. L’occasione è straordinaria, unica, c’è voglia di scrivere la storia e la penna è già sul tavolo”.