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Fonsai, Edison e Rcs sono le tre spine di Pasqua di Piazza Affari che in settimana ha perso il 4,7%

In una settimana la Borsa di Milano – oggi chiusa per festività – ha perso il 4,7% annullando quasi del tutto i guadagni accumulati da inizio d’anno – La battaglia su Fonsai, la tempesta sul ribaltone di Rcs e il nuovo prezzo dell’Opa Edison restano i temi dominanti della Borsa che paga soprattutto la recessione e il risorgente rischio sovrano

Fonsai, Edison e Rcs sono le tre spine di Pasqua di Piazza Affari che in settimana ha perso il 4,7%

Mercati chiusi per le festività stamane in giro per il mondo. Ma tra poche ore ci sarà una levataccia insolita per i broker della West Coast americana. Stamane infatti, alle 8 e trenta ora di New York (in Italia saranno le 14 e trenta) il Labor Department comunicherà i dati mensili sull’occupazione. Da quel momento gli operatori azionari avranno 45 minuti per operare sui futures al Chicago Mercantile Exchange che chiuderà i battenti alle 9 e 15, ora locale. Per i broker di Los Angeles e San Francisco, dunque, l’orario di lavoro di stamane va dalle 5 e trenta alle 6 e un quarto del mattino. Anche le sale operative di Londra resteranno aperte tra 1,30 pm e le 2 e 15, per tenersi in contatto con Chicago, che ha inventato la mini seduta più breve della storia della finanza, lunga quanto un tempo di una partita di calcio.

Nella seduta di ieri, intanto, i mercati Usa hanno tamponato la caduta dei giorni precedenti, L’indice S&P -0,06% ha chiuso comunque sotto quota 1.400 punti (1398, 08). Il Dow Jones ha perso lo 0,11%. In terreno positivo il Nasdaq +0,40%.

Stamane la Borsa di Tokyo ha chiuso la settimana con un nuovo ribasso, in linea con l’andamento negativo delle altre piazze asiatiche. L’indice Nikkei 225 risulta in calo dello 0,70%.

Piazza Affari, intanto, fa il bilancio della settimana più breve ma anche più devastante dell’anno. In una settimana di sole quattro sedute, l’indice FtseMib è sceso del 4,7%, quasi annullando tutti i guadagni da inizio anno: resta ormai solo un risicato + 0,8%. Solo il recupero nel finale, ha permesso all’indice FtseMib di chiudere ieri con lieve calo (-0,2%) una seduta in cui era arrivato a perdere quasi il 2%. La Borsa di Londra è salita dello 0,3%, Parigi +0,1%, Francoforte -0,1%. L’indice complessivo europeo Stoxx 600 ha chiuso la settimana in calo dell’1,6% e conserva dall’inizio dell’anno un guadagno del 5,9%. il rendimento dei Btp decennali chiude la settimana di passione al 5,42% dal 5,08% di lunedì. Lo spread con il Bund si è allargato di quasi 40 punti arrivando a 369. Intanto, lo spread del Bono spagnolo con il Bund ha superato i 400 punti, un livello che non toccava dal 12 dicembre scorso.

A complicare il percorso della Borsa italiana più di altri listini hanno contribuito diversi fattori:

la crisi della finanza pubblica spagnola. Mercoledì Madrid non è riuscita a collocare tutti i 3,5 miliardi di titoli di Stato in programma, e ha dovuto ugualmente accettare di pagare rendimenti più alti dell’asta precedente. Anche la Francia, ieri, ha registrato inedite difficoltà per collocare una tranche di 8,5 miliardi di Oat. Lunedì il Financial Times ha scritto di un documento della Ue, discusso all’ultimo Eurogruppo di Copenaghen, in cui si dice che l’Italia deve prepararsi a varare una nuova manovra di aggiustamento dei conti;

il rinnovato scettiscimo degli investitori internazionali sulla tenuta e sull’effettiva forza politica del governo Monti. Inoltre, martedì il Financial Times ha parlato di un documento della Ue, discusso all’ultimo Eurogruppo di Copenaghen, in cui si dice che l’Italia deve prepararsi a varare una nuova manovra. Puntuale è arrivata la smentita di Roma e Bruxelles, ma la frenata del Pil spaventa gli operatori più di quanto non rassicurino gli sforzi sul fabbisogno.

Ci sono poi elementi comuni a tutti i mercati che spiegano una frenata comunque meno marcata che in Italia. In particolare, dai verbali dell’ultima riunione del Fomc, il comitato delle politiche monetarie, risulta che la banca centrale Usa esclude nuove iniziative straordinarie per sostenere la crescita economica.

Boom del titolo Rcs Media Group +20,86% dopo lo strappo di Diego Della Valle. Data l’esiguità del flottante, sono stati sufficienti scambi per 2,1 milioni di pezzi per provocare il balzo in Piazza Affari. Ma il mercato ha comunque preso sul serio il monito dell’imprenditore di Tod’s (“continuo la battaglia con le mani libere”). Intanto si è saputo che la ricerca del nuovo ad è stata affidata al cacciatore di teste Spencer Stuart.

Sull’onda delle difficoltà del debito sovrano torna a soffrire il comparto delle banche. Una crisi cui ha contribuito un report di S&P assai scettico sui possibili utili di esercizio del settore. Il bilancio della settimana è così in profondo rosso: Banco Popolare -13%, Unicredit -12%, Banca Pop. Milano -11%, MontePaschi -10%, Intesa -8,5%. Per limitarci alla seduta di giovedì, Unicredit perde il 3,1%, Banco Popolare -2,4%, MontePaschi -4,9%.

Palladio e Sator insistono. Ieri è stato presentato un esposto all’Antitrust cui si chiede di valutare “per quanto di competenza diversi profili ed effetti anticoncorrenziali”. Due gli aspetti “caldi” della vicenda: la concentrazione che si verrebbe a creare con la fusione Fonsai-Unipol; il ruolo di alcuni soggetti, in particolare di Unicredit e Mediobanca, finanziatori delle società coinvolte nell’operazione ma anche ideatori e registi della stessa. Con l’esposto Palladio e Sator, in quanto “soggetti interessati”potranno partecipare alle fasi dell’istruttoria già avviata dall’Antitrust e aver così accesso a documenti, presentare memorie e chiedere l’audizione davanti all’Authority.

Buon recupero dei titoli industriali: Fiat +3,6%, Fiat Industrial +4,7%. Sergio Marchionne ai margini dell’assemblea degli azionisti ha spiegato che il gruppo è al lavoro per valorizzare al meglio la controllata Usa Cnh. In forte ascesa StM +3,5% e Tenaris +1,8%.

Gli analisti, da Chevreux ad Equita pasando per Kepler, sono unanimi: alla fine Edf accetterà di pagare i 50 milioni in più (su un affare da 840 milioni) imposti per l’acquisto di Edison dalla decisione della Consob. Un aggravio relativamente modesto, magari in parte a carico dei soci italiani di Delmi, che comporta comunque meno danni di altre soluzioni, compresa l’asta, che sposterebbe nel tempo il closing dell’operazione già fissato per giugno. Ma Henry Proglio, che ieri ha telefonato a Corrado Passera, fa intendere che il colosso francese (impegnato nella questione, assai più pressante, dell’incidente alla centrale nucleare di Prenly) non escluderà alcuna opzione.

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