Sono quasi mille i comuni italiani in cui, tra il 6 e il 7 di maggio, circa 8 milioni di cittadini dovranno scegliere tra liste, candidati sindaci e consiglieri, per le elezioni amministrative.
E, visti i numeri, si preannuncia una scelta difficile. A mezzogiorno di oggi, infatti, scade il termine ultimo per la presentazione delle liste, nella speranza che si riescano ad evitare pasticci come quelli del 2010 (le liste Pdl per le regionali del Lazio), data la consuetudine dei grandi partiti a ridursi, come lo studente svogliato, all’ultimo minuto. Ma intanto, intorno a loro, è tutto un proliferare di partiti minori e liste civiche.
Il fenomeno liste civiche. Un fenomeno non nuovo, ma sicuramente in crescita, visti i recenti, ulteriori, sfaldamenti dei partiti principali, e la perdita della loro forza aggregante, soprattutto in realtà così particolari, e la nuova ondata di antipolitica che scuote i cittadini italiani. Le cosiddette liste “civiche”, infatti, si caratterizzano come un universo composito e anomalo: alle classiche liste di cittadini “stanchi della solita politica”, si affiancano le liste dei partiti “in incognito”, le liste cioè di quei partiti che, per evitare raffronti con i risultati recenti che potrebbero rivelarsi scabrosi, scelgono di presentarsi con simboli diversi.
A queste due componenti, poi, si aggiungono, per gonfiare ulteriormente il numero dei candidati, le spaccature intestine all’interno di quelle che erano, fino a qualche tempo fa, le grandi coalizioni. Significativo, in tal senso, il chiacchierato caso di Verona dove il grande favorito, il sindaco uscente Tosi, non sarà più appoggiato dal Pdl, che propone un suo candidato alternativo, ma solo dalla Lega, oltre che da 7 liste civiche.
Lombardia: 34 comuni 314 liste. Basti pensare, per spiegare la dimensione di questo fenomeno, che, per i 34 comuni nei quali si voterà nella sola Lombardia, la più importante delle quali è Monza, correranno almeno 314 partiti e liste civiche, oppure che nel comune di Alessandria i candidati sindaci saranno addirittura 16, contro i 15 annunciati per Genova e gli 11 di Palermo (a cui si aggiungono 1.300 aspiranti consiglieri comunali).
È difficile, in questo momento, avere le idee chiare di fronte ad un quadro così sfaccettato e disunito. Una delle poche certezze è che il numero dei ballottaggi è destinato fatalmente ad aumentare.
Per i soli numeri, in attesa della campagna elettorale vera e propria che partirà, senza esclusione di colpi, oggi stesso, si voterà, nelle Regioni a statuto ordinario, in 773 comuni, di cui 136 superiori ai 15mila abitanti, e in 22 comuni capoluogo. Per quanto riguarda le Regioni a statuto speciale, si andrà alle urna in oltre 140 comuni siciliani, 26 del Friuli Venezia Giulia, 3 della Valle d’Aosta e in un comune del trentino.
Fa un totale di circa 950 comuni, più un numero ancora difficilmente quantificabile di liste di ogni genere che si vanno a disporre in un mondo disgregato di opzioni diverse e (forse) in fondo uguali. L’unica speranza, per il cittadino, è che la scelta non diventi vertigine.