Il “Daily Telegraph” di Londra è sempre stato un giornale da seguire con attenzione per la sua capacità di adattarsi rapidamente ai tempi che cambiano. E’ stato il primo a trasferirsi in un nuovo edificio per poter modificare la disposizione delle scrivanie e adattarla alle nuove esigenze di una redazione multimediale.
Ora è tra i primi a fornire ai suoi lettori una serie di interessanti applicazioni per i dispositivi mobili, vale a dire gli smartphones iPhone e Android. Con lo slogan “gli avvenimenti sul tuo telefonino mentre accadono” il Telegraph sta vendendo a 1,99 sterline al mese (poco meno di 3 euro) l’abbonamento alla visione di filmati, foto e informazioni tematiche, garantendo che l’utente avrà accesso alle notizie in diretta o pochi secondi dopo l’evento.
L’applicazione più popolare sarà sicuramente quella che consente di vedere subito i gol segnati nel campionato inglese, ma il Telegraph garantisce informazioni in diretta anche sull’economia e la Borsa, e promette di coprire le notizie dall’estero con filmati e dossier fotografici. E’ solo un primo passo, ma probabilmente nella direzione giusta. In questi mesi è in corso un grade dibattito tra gli esperti di nuovi media, i quali si domandano se un’epoca di Internet sia finita e ne stia per cominciare un’altra.
Tutte le statistiche dicono che stanno diminuendo le ore passate online sui vecchi computer da scrivania e che aumentano invece i collegamenti da dispositivi mobili. Allo stesso modo, diminuiscono i contatti per i siti generalisti e aumentano quelli per i siti tematici, all’interno dei quali gli utenti possono trovare direttamente quello che loro interessa senza dover sprecare tempo a leggere cose irrilevanti o a scartare informazioni che non erano richieste.
Il fatto che il web sia un contenitore infinito, nel quale si possono memorizzare quante informazioni si vogliono, aveva creato molti attacchi di bulimia nelle redazioni dei giornali. L’opinione corrente era che più contenuti c’erano in un sito web e meglio sarebbero andate le cose. I giornalisti dovevano dunque scrivere per la carta e per l’online, aprire blog, inviare filmati e fotografie, inventarsi rubriche di politica estera, ma anche di giardinaggio e di cura degli animali domestici.
L’esperienza ha dimostrato – finora – che questi contenitori generalisti richiedono grande fatica e non producono redditi significativi. Il Telegraph sta tendando una strada nuova, approfittando del fatto che ormai la gente è stata abituata da Apple e Google a pagare poco per scaricare sul proprio smartphone qualcosa giudicato interessante. I soldi per i giornali potrebbero dunque arrivare non dalla riproposizione online del vecchio modello generalista del quotidiano su carta, ma dalla vendita di applicazioni tematiche di contenuto informativo, che ovviamente dovranno avere una qualità superiore a quella richiesta dal vecchio mondo di Internet.
Tutto va per il meglio, dunque? Non è detto. Secondo molti osservatori, l'”applification” del web priverà gli utenti dell’aspetto in fondo migliore di Internet: il fatto che si cominciava cercando una cosa e se ne scopriva un’altra che non si immaginava nemmeno esistesse. Navigare era un viaggio emozionante; le applicazioni ci chiuderanno nella nostra stanza, dalla quale sarà sempre più complicato uscire.