Ai padroni della Formula 1, non è la fortuna a mancare. Volevano (si voleva) un campionato meno scontato? Eccolo servito: Melbourne, prima gara, Red Bull non più dominatrici e anzi graziate da una provvidenziale Safety Car, senza la quale Vettel 2° e Webber 4°, incastrati fra la McLaren vincitrice di Button e quella 3° sul traguardo con Hamilton, si sarebbero sognati quel risultatoto. E se non bastasse, la Ferrari ultra-ridimensionata da prove e qualifiche, archivia il debutto stagionale con un 5° posto di Alonso che -senza la suddetta Safety Car- sarebbe stato quasi facilmente un quarto. Briciole, ai tempi delle Rosse dominanti. Un tesoro dissotterrato, per come si erano messe le cose il sabato.
Ce n’è quanto basta per fare sognare (di più: attendere) un campionato all’insegna del combattimento, dell’incertezza. Nel quale potrebbe anzi dovrebbe inserirsi anche la Mercedes, oggi sfortunata con Michael Schumacher molto brillante in qualifica e subito dopo il via, ma purtroppo penalizzato da un inconveniente tecnico. Ma la grande forza del Mondiale 2012 sta nei giovani. Se ne parlava alla vigilia del Gran Premio: oggi il messaggio è ancora più scoperto, evidente. Questa F.1 non più tanto attraente per le nuove generazioni, sta iniziando a mettere in luce i suoi gioielli più freschi. Con 6 campioni del mondo in pista (Vettel e Alonso, Hamilton e Button, Schumi e il rientrante Raikkonen), difficilmente il titolo si giocherà fra piloti al di fuori di questa cerchia di nomi. Ma il nuovo avanza.
Scorrendo la classifica di Melbourne, alle spalle dei primi cinque sotto la bandiera a scacchi (Button, Vettel, Hamilton, Webber e Alonso) ecco il 25enne giapponese Kobayashi. Quindi il celebrato Raikkonen, iridato cinque anni fa con la Ferrari e oggi rientrante con la Lotus, ed ecco l’altro pilota della Sauber: quel Perez che oltre a essere messicano, quindi oro per la multirazzialità che la F.1 sta cercando di vendere in giro per il mondo, ha anche l’ulteriore pregio di avere appena compiuto 22 anni.
E se scendiamo ancora di più la classifica, ecco i piloti della Toro Rosso, junior team della Red Bull che non si è fatta pregare per appiedare nell’inverno due giovani comunque interessanti quali lo svizzero Buemi e lo spagnolo Alguersuari. Al loro posto, l’australiano (di padre italiano) Daniel Ricciardo e il francese Jean Eric Vergne. Quasi debuttante il primo, deb assoluto il secondo, e rispettivamente 9° e 11° al termine del GP Australia. Una grande prestazione, che per Vergne era iniziata addirittura con una partenza a razzo, andando ad affiancare alla prima curva la Red Bull di Webber che partiva molto più avanti di lui…
Il Circus, insomma, sta ringiovanendo. Interessanti in questa ottica sono anche il francese Grosjean, terzo il sabato in qualifica e sfortunato in gara, con la sua Lotus danneggiata da una collisione con la Williams del venezuelano Maldonado, grintoso e capace di trovarsi alla fine in battaglia con Alonso per il quinto posto, prima di un errore grave che l’ha spedito contro il muro e quindi a un ritiro che avrebbe anche potuto avere conseguenze antipatiche per le sue gambe. Grosjean e Maldonado: quasi 26 e 27 appena compiuti, rispettivamente. Anche su di loro fa leva questa Formula 1 che pur vantando in Vettel un bi-campione iridato in carica di 25 anni non ancora compiuti, ha grande bisogno di nuova linfa capace di mettere alle corde i Grandi Vecchi ancora vincenti con le loro monoposto top.
Anche in questa ottica, il Circus può dirsi fortunato. Il ridimensionamento Red Bull e la nuova ultra-competitività di McLaren e Mercedes, in attesa di un recupero dalla Ferrari, promettono infatti una stagione equilibrata. Con gare più combattute, distacchi sempre in discussione. In una parola: spettacolo. E in questo show a 300 all’ora, l’adrenalina a volte anche naif di questi ragazzi può soltanto aggiungere emozioni.
La prima riprova già domenica prossima a Sepang, teatro del GP della Malesia.