Il governo della Grecia, come reso noto in un prolisso documento pubblicato sul sito web Greekbonds.gr, ha chiesto ai detentori di obbligazioni di accettare uno scambio titoli (“swap”) che porterebbe a una perdita pari a circa il 75% del capitale investito. La Grecia deve ristrutturare il suo debito per portare la traiettoria del rapporto debito/PIL su un percorso sostenibile ed ottenere il secondo piano di aiuti da 130 miliardi di euro, evitando così il default e la successiva probabile uscita disordinata dall’Euro. Affinché lo scambio abbia efficacia sulle grandezze economiche, la percentuale di adesioni deve essere almeno pari al 90%.
E se così non fosse? Uscita dall’Euro? Ritorno alla Dracma? Dipende, non necessariamente… se la percentuale di adesioni dovesse essere tra il 70% ed il 90%, Atene avrebbe la possibilità di fare aderire in altro modo gli obbligazionisti restanti. Se invece la percentuale fosse troppo bassa (sotto i 2/3) la proposta verrebbe abbandonata e si andrebbe verso un default disordinato, con tutti i costi associati.
Advise Only, il sito di consulenza finanziaria online fondato da Claudio Costamagna, avevamo provato a congetturare i possibili scenari in un video di qualche giorno fa. Cosa conviene fare se si è un investitore rimasto impigliato nella “rete greca”? Innanzitutto una perdita certa (pari al 75% dell’investito) forse è un’alternativa migliore a quella di rimanere anni con un titolo illiquido e probabilmente invendibile in portafoglio.
A quanto dicono le Autorità greche, chi scommette di non aderire sperando di recuperare 100 a scadenza non ha molte probabilità di successo. L’Agenzia per il debito ha, infatti, minacciosamente dichiarato che: “la Grecia non contempla la possibilità di mettere a disposizione risorse per i creditori privati che non aderiranno al PSI”, l’accordo con i creditori privati (private sector initiative) e che “date le proposte di variazione alla legge greca per l’emissione di titoli di Stato, Atene intende dichiarare le modifiche come effettive e vincolanti per tutti i detentori di obbligazioni”.
Come a dire: scordatevi il 100 a scadenza, avrete anche voi 75, se va bene. Già, perché vi è anche il caso in cui Atene opti per un trattamento discriminante dei creditori che non accettano l’offerta di scambio e non autorizzano le modifiche: diventerebbero creditori subordinati e, quindi, si vedrebbero rimborsato zero a scadenza. Qualora si ricadesse nel default disordinato i creditori otterrebbero ancora zero a scadenza, o un ammontare molto basso da lasciare sotto l’albero di Natale ai nostri pronipoti. Zero dracme, ovviamente…
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