Una norma parallela al decreto liberalizzazioni che annulli gli effetti di questo provvedimento nella parte che riguarda le commissioni bancarie. E’ questa la strada che il Governo sta pensando di percorrere dopo la clamorosa presa di posizione dell’Abi, con le dimissioni dell’intero vertice.
“Sono nulle tutte le clausole comunque denominate che prevedano commissioni a favore delle banche a fronte della concessione di linee di credito, della loro messa a disposizione, del loro mantenimento in essere, del loro utilizzo anche nel caso di sconfinamenti in assenza di affidamento ovvero oltre il limite del fido”. E’ questa norma che ha fatto esplodere la rivolta delle banche. Gli istituti di credito la giudicano un’imposizione di legge che vieta ricavi legittimi.
Il decreto proprio stamattina arriva alla Camera: dovrebbe essere convertito entro il 24 di questo mese. Oggi il governo dovrebbe incontrarsi per fare il punto e eventualmente prendere una decisione. Una strada potrebbe essere l’inserimento di una modifica al decreto stesso, con il conseguente ritorno al Senato, che poi dovrebbe approvarlo. Una strada tuttavia poco praticabile: al Senato il governo ha posto la fiducia su “questo” decreto, e sarebbe difficile giustificare ora una correzione su un provvedimento su cui era stata chiesta la fiducia.
Una modifica, oltretutto, che il governo – da molte parti tacciato di essere un esecutivo di banchieri – introdurrebbe solo ed esclusivamente ad uso e consumo delle banche. Un’altra strada sarebbe l’introduzione di un emendamento in un altro provvedimento, ma bisogna fare i conti non solo con il monito del Quirinale sulla norme inserite in provvedimenti che affrontano altri temi, ma anche con la recente sentenza della Corte costituzionale in merito alla conversione in legge dei decreti.
Nel caso in cui – afferma la sentenza – le modifiche introdotte dal Parlamento siano del tutto estranee (per oggetto o finalità) al testo del decreto-legge d’iniziativa del Governo, si ha illegittimità costituzionale della disposizione modificativa. Dunque l’ipotesi su cui si sta ragionando è quella di una norma “parallela” al decreto liberalizzazioni: un decreto, ma anche un disegno di legge di un solo articolo che, appunto, annulli gli effetti dell’articolo del decreto liberalizzazioni contestato dalle banche.