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Rating per le società di calcio, perchè no? In Francia già esiste, e funziona

Sono o no le società del pallone entità finanziarie come le altre? Se tali fossero considerate, fallirebbero i campionati di mezza Europa – Ma in Francia esiste già un organismo di controllo esterno, che potrebbe rappresentare una soluzione: i club transalpini sono infatti i meno indebitati del continente – Il meno virtuoso? Il Manchester United.

Rating per le società di calcio, perchè no? In Francia già esiste, e funziona

Calcio europeo sempre più ricco, ma anche sempre più indebitato. E’ quanto è emerso di recente, rispettivamente dallo  studio Football Money League 2012 di Deloitte e dal report dell’Uefa sul fair play finanziario, reso noto dal presidente Platini, secondo cui il deficit complessivo dei 665 club dei massimi campionati continentali nel 2011 ha raggiunto la cifra record di 1,6 miliardi di euro, mentre il debito complessivo arriva a 15 miliardi.

Un trend preoccupante, solo parzialmente compensato dal fatturato in crescita dei 20 club più grandi (tra cui sono 5 le italiane: Milan, Inter, Juventus, Roma e Napoli), che però continuano a spendere più di quanto incassino.

E se la soluzione arrivasse proprio dal Paese di Roi Michel, la Francia? La questione se la pone il quotidiano transalpino Le Figaro: “Le società calcistiche sono o no entità finanziarie come le altre?”. Se sì, dovrebbero o potrebbero essere anche loro sottoposte al famoso rating, ovvero al controllo e alla valutazione da parte di società terze.

Impossibile, secondo i consulenti di AT Kearney: se funzionassero come normali imprese, spiega l’agenzia in uno studio pubblicato un anno fa, nel giro di due anni fallirebbero la serie A italiana, la Liga spagnola e la Premier League inglese. Soprattutto queste ultime due, stando ai dati delle squadre più importanti: il Manchester United risulta il club più indebitato d’Europa con 815,7 milioni di euro, seguito da Chelsea con 798,6, Valencia con 570,8, Liverpool con 400, Real Madrid con 337 e Barcellona con 311.

E la Francia sarebbe dunque la più virtuosa? Non proprio, ma se dovesse scattare oggi il rating, le sue squadre sarebbero quelle col punteggio migliore. Semplicemente perchè una sorta di rating Oltralpe già esiste. La LFP, Ligue de Football Professionnel, dispone infatti già di un organismo di controllo esterno e indipendente, paragonabile ad un’agenzia di rating: il cosiddetto DNCG, la Direzione nazionale di controllo di gestione. Tale organo impone ai club professionistici di attenersi a dei criteri di equilibrio sportivo e anche finanziario. E se non lo fanno, arriva la sanzione: divieto di transazioni per l’acquisto di giocatori, blocco dei contratti, fino alla retrocessione.

Il sistema parrebbe funzionare, visto che se anche i club francesi non navigano nelle acque migliori, sono certamente più virtuosi dei loro competitor europei: fino al 2008, mentre già nel continente si registrava un deficit di 536 milioni di euro, il campionato transalpino era ancora in attivo (di 25 milioni), e nell’ultima stagione, dopo il crollo del 2009-2010 (-114 milioni), il deficit è stato ridotto nelle previsioni a 46 milioni, a fronte del miliardo e 600 milioni dell’intero continente. Inoltre, sul debito totale di 15 miliardi, solo 90 milioni sono addebitabili alle società della Ligue 1.

Dunque, perchè non estendere il modello a tutta l’Europa, magari attraverso un vero e proprio rating? “Una vera e propria agenzia di rating calcistica – spiega Fabrice Lorvo, specialista in marketing sportivo presso FTPA – gioverebbe solo all’immagine, per quanto riguarda l’affidabilità di un’azienda che per esempio chiede soldi alle banche o al proprio azionariato. Ma in fondo resta solo uno strumento, non la soluzione del problema”.

Che sia o meno configurato come un’agenzia di rating, questo modello è il sogno del presidente Uefa, che vorrebbe applicarlo al fair play finanziario che entrerà in vigore nella stagione 2013-2014. A partire da quella data, le società calcistiche di tutto il continente dovranno scegliere se riuscire a incassare molto di più (difficile, vista la crisi), o se, più verosimilmente, spendere molto di meno. In Italia, le uniche due squadre teoricamente da “tripla A” al momento sarebbero Udinese e Napoli (che nel frattempo ha anche fatto il suo ingresso tra i 20 club più ricchi del continente), grazie a una politica di contenimento degli ingaggi. Punteggio alto avrebbe anche la Juventus, attualmente molto indebitata ma vicina a una svolta epocale grazie al nuovo stadio. Ma a vedere tutte le altre, c’è davvero il forte rischio che la Serie A venga tagliata a Serie BBB.

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