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Venti di guerra su Fonsai: tutti in rialzo i titoli del gruppo Ligresti, la Borsa crede in Palladio

L’incursione a sorpresa della finanziaria veneta, che ha ottimi rapporti con Generali, scompagina la controversa soluzione immaginata da Mediobanca e Unicredit per il polo assicurativo del gruppo Ligresti e riapre tutti i giochi – Su Fondiaria la storia di Piazzetta Cuccia si ripete – Che faranno ora Nagel e Perissinotto?

Venti di guerra su Fonsai: tutti in rialzo i titoli del gruppo Ligresti, la Borsa crede in Palladio

Il titolo Fonsai ha toccato in apertura un rialzo del 12%, per essere poi sospeso in asta di volatilita’. Corrono anche Premafin (+6,82%) e Milano Assicurazioni (+3,38%). Unipol guadagna il 2,99 per cento. Il mercato, dunque, è più che mai convinto che l’incursione di Palladio finanziaria nella compagnia non si esaurirà di sicuro con l’acquisto del 2,25% di Fonsai, operazione pur modesta (9 milioni in tuttto) dal punto di vista economico, capace di evocare grandi suggestioni. Per più motivi.

Palladio finanziaria, già in trattative per l’eventuale sostegno al risanamento del gruppo Ligresti da Gerardo Braggiotti, sarebbe rientrata in campo come capofila di uno schieramento che non gradisce il matrimonio con Unipol e sta tentando di contrastarlo. Tra gli altri, la squadra potrebbe comprendere la Sator di Matteo Arpe che, al pari di Giorgio Drago di Palladio, ex Mediobanca, gode della cordiale inimicizia di Alberto Nagel (mentre Giovanni Perissinotto è intimo amico di Roberto Meneguzzo, ad della finanziaria vicentina). Ma si parla anche di altri investitori come Clessidra di Claudio Sposito e la 21 Investimenti di Alessandro Benetton.

La squadra di “guastafeste” dispone senz’altro della potenza di fuoco per recitare un ruolo importante in Fondiaria, che capitalizza poco più di 400 milioni dopo il recenti rialzo. Palladio, da sola, infatti, dichiara una disponibilità di 200 milioni di liquidità oltre che una forte presenza negli investimenti immobiliari e in infrastrutture, attività per cui potrebbe essere prezioso un buon polmone assicurativo. Palladio, oltre che il 24% di Ferak, una holding di investimento che ha il 51% di Effeti (a sua volta proprietaria del 3,96% di Generali) è presente tra l’altro nei fondi immobiliari con il 14% di Est Capital sgr ( patrimonio di 820 milioni), il 16% di Ver Capital di ( 180 milioni di euro di patrimonio) e il 100% di Vei Capital, holding dedicata al private equity e ad investimenti nelle infrastrutture.

Quanto basta per giustificare l’”irritazione” di Mediobanca e di Unicredit. E per stimolare ricordi e fantasie di Piazza Affari, che ha già vissuto non pochi scontri memorabili per il controllo di Fondiaria, in passato ago della bilancia del potere finanziario del Bel Paese.

LA GUERRA DEI TRENT’ANNI PER IL SALOTTO FIORENTINO

Il destino tribolato di Fondiaria è scritto nelle stelle. Il controllo della compagnia fiorentina, ancor prima delle nozze con la torinese Sai, è stato al centro dei conflitti per la supremazia nel capitalismo italiano. Si è cominciato a metà anni Ottanta, quando la compagnia fu all’origine dello strappo tra Mario Schimberni ed Enrico Cuccia. Poi fu la volta di Raul Gardini che, alleatosi alla Gaic di Camillo De Benedetti, si ribellò al primato di Mediobanca-Generali. Dopo il crack di Ferfin, Fondiaria tornò nella scuderia di piazzetta Cuccia. Ma i problemi non erano ancora finiti: l’opa su Montedison lanciata da Edf e Fiat costrinse Vincenzo Maranghi a trovare, in tutta fretta, una sistemazione alla compagnia, già parcheggiata in Foro Buonaparte. La scelta cadde su Salvatore Ligresti, già azionista di controllo di Sai e fedele “satellite” della galassia di piazzetta Cuccia. Non fu un’operazione facile. Per evitare che Ligresti, già fortemente indebitato, dovesse lanciare l’Opa, scesero in campo alleati del calibro di Francesco Micheli e Jp Morgan che si prestarono a compiere acquisti ponte, in attesa dell’autorizzazione Consob. Fu Luigi Spaventa, allora alla testa della commissione, a concedere la sospirata esenzione dall’Opa. Vincenzo Maranghi, una volta “salvata” la Fondiaria da mani nemiche, scrisse una lettera in cui raccomandò a Ligresti di “non guidare il gruppo come fosse un’azienda famigliare bensì nell’interesse degli azionisti”. Non fu ascoltato: in meno di sei anni il valore di mercato di Fonsai si è ridotto di 10 volte fino ad un minimo di 235 milioni, nonostante gli sforzi di Mediobanca e del creditore/azionista Unicredit.

L’eterna sfida si ripete in questi giorni. Da una parte Mediobanca, dall’altra gli “assalitori” esterni. Piazzetta Cuccia persegue due obiettivi: 1) la protezione dei propri interessi creditori; 2) la costruzione di un polo assicurativo italiano, non antagonista alle Generali. La compagnia delle coop, Unipol, è il partner ideale per il progetto. Le coop hanno convenuto che l’affaire Fonsai è un’occasione unica ed irripetibile per un salto di qualità nella finanza, sufficiente a far dimenticare il trauma dello scacco in Bnl. Dopo quello shock a Bologna sono convinti che, per aver successo, l’offensiva deve essere concordata con i creditori del polo assicurativo e tener conto dei loro interessi. Di qui la scelta di procedere con un’Opa su Premafin (la scatola indebitata dell’ingegner Ligresti) per poi procedere all’aumento di capitale Fonsai in esenzione d’Opa. Come, in qualche maniera, ha già fatto intendere che sia possibile il presidente della Consob, Giuseppe Vegas.

Ma l’operazione rischia di andare in fumo o, quantomeno, di esser fortemente intralciata dalla discesa in campo di Palladio, la finanziaria vicentina che potrebbe far da calamita per gli antagonisti della supremazia di piazzetta Cuccia nello scacchiere finanziario italiano. La presenza di Palladio nella Effeti, cioè la scatola in cui sono confluiti i pacchetti in Generali di Ferak (società controllata da Palladio e dagli alleati veneti) e di Fondazione Crt (“creatura” di Fabrizio Palenzona, vice presidente di Unicredit e Mediobanca), rende ancora più aspra ed eccitante la sfida. Difficile che l’alleanza a Trieste che ha reso possibile l’ingresso nel cda di Angelo Miglietta, segretario della Crt, assai vicino a Palenzona, possa reggere allo strappo. Ma è altrettanto difficile che Mediobanca possa far valere, come in passato, la sua legge assoluta nella compagnia del Leone e così deretare l’ostracismo verso Palladio.

Il titolo in avvio di seduta tocca un rialzo del 12% e viene sospeso in asta di volatilita’. A muovere il titolo i rumors secondo cui Palladio, che a sorpresa ha annunciato di detenere il 2,35%, potrebbe salire ancora. Corrono anche Premafin (+6,82%) e Milano Assicurazioni (+3,38%). Unipol guadagna il 2,99 per cento.

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