L’Italia è tra i paesi europei con la disuguaglianza sociale più profonda: addirittura il 6,9% della popolazione deve affrontare gravi difficoltà economiche. E’ quanto emerge dal Rapporto sulla coesione sociale realizzato da Istat, Inps e ministero del Lavoro. A farci compagnia nelle ultime posizioni ci sono Spagna, Portogallo e Grecia. Insomma, anche da questo punto di vista il terribile acronimo “Pigs” ha una sua ragion d’essere. In cima alla classifica svettano Paesi Bassi, Austria, Finlandia e Svezia, dove la quota di persone in condizioni di “grave deprivazione materiale” è inferiore al 3%.
Ecco gli altri dati principali contenuti nel Rapporto e relativi al nostro Paese:
NUOVI ASSUNTI: 8 SU 10 SONO PRECARI
Il precariato è il signore indiscusso del mercato del lavoro italiano. Su 10 nuovi contratti, otto sono accordi a termine o collaborazione (precisamente il 76,3%). Nel primo semestre 2011, inoltre, sono stati attivati oltre 5,325 milioni di rapporti di lavoro dipendente o parasubordinato e il 67,7% delle assunzioni è stato fatto con contratti a tempo determinato, l’8,6% con contratti di collaborazione e solo il 19% con contratti a tempo indeterminato. I rapporti di apprendistato sono stati appena il 3% del totale.
Circa il 14% delle persone in Italia è povero, e per le famiglie numerose la situazione è in peggioramento. Secondo il rapporto sulla coesione sociale realizzato da Istat, Inps e ministero del Lavoro, nel 2010 le famiglie in condizione di povertà relativa sono 2,734 milioni (l’11% delle famiglie residenti), corrispondenti a 8,272 milioni di individui poveri, il 13,8% della popolazione.
POVERO IL 14% DELLE FAMIGLIE, A QUELLE NUMEROSE VA PEGGIO
Il 10,2% delle persone vive in famiglie a bassa intensità di lavoro, dove meno del 20% del tempo teoricamente disponibile è impiegato in attività lavorative. Questo dato “si spiega anche con la prolungata convivenza con i genitori dei giovani 18-34enni in cerca di occupazione”.Nel 2010 la povertà relativa raggiunge il 28% fra i minorenni che vivono con i genitori e almeno due fratelli (il 10,7% per quanto riguarda la povertà assoluta), mentre supera il 33% per quelli che vivono in famiglie con membri aggregati (11,8% in povertà assoluta).
SALARIO MEDIO A 1.286 EURO, UOMINI PIU’ RICCHI
Lo stipendio medio degli italiani è di 1.286 euro, ma le differenze di genere sono ancora importanti. Gli uomini continuano a guadagnare molto più delle donne: la media è di 1.407 euro contro 1.131.Ancora più basso il salario medio degli stranieri, che non supera i 973 euro netti al mese. Inoltre, fra i non italiani, il divario retributivo di genere “è più accentuato per la popolazione straniera, con gli uomini che percepiscono in media 1.118 euro e le donne soltanto 788 euro”.
NEO-MAMME: IL 91% E’ A TEMPO INDETERMINATO
In Italia la maternità è legata quasi sempre a un contratto a tempo indeterminato. Nel 2010 sono state circa 380mila le lavoratrici dipendenti che hanno beneficiato dell’astensione obbligatoria per maternità. Fra di loro il 91% aveva un contratto a tempo indeterminato, mentre il 58% vive al Nord. Fra i lavoratori che hanno goduto dei congedi parentali pur non avendo il posto fisso (6,5%), quasi i tre quarti (74%) sono concentrati al Sud e nelle isole.
PARASUBORDINATI: UN ESERCITO DA 1,7 MILIONI DI PERSONE
È di 1,7 milioni di persone il popolo dei lavoratori parasubordinati. Si tratta di precari con un’età media di 42 anni. Nel 2010 i contribuenti di questo tipo sono stati 1,7 milioni, di cui 1,4 milioni (85%) erano collaboratori e poco più di 250mila (15%) professionisti. Anche in questo caso, la componente maschile “è preponderante (58,7%, pari a circa 995mila) su quella femminile (41,3%, circa 700mila)”. Il numero dei collaboratori segna un calo dell’1,7% rispetto all’anno precedente, mentre cresce del 3,2% quello dei professionisti. I parasubordinati si concentrano nelle regioni del Nord (55,4%) e in misura molto più contenuta al Centro (25,9%) al Sud (12,5%) e nelle isole (6,2%).
Per approfondire leggi la nota ufficiale del ministero.