In Europa torna la sfiducia verso i Paesi periferici: il Portogallo sembra sull’orlo del default e il rischio si estende a Irlanda e Spagna. Ma questa settimana gli occhi sono puntati sulla Grecia, a cominciare dal primo vertice europeo del 2012, iniziato questa mattina a Bruxelles. Wolfgang Schaeuble, ministro delle Finanze tedesco ha ribadito che l’Eurozona non garantirà nuovi prestiti alla Grecia se il Paese non avvierà riforme sostanziali nell’economia. Oggi nella capitale ellenica si riuniranno i rappresentanti della Troika (Ue, Bce e Fmi) per discutere le misure da adottare e raggiungere un’intesa con il ministro del Lavoro, il più agguerrito contro le nuove riforme chieste in cambio degli aiuti. Queste dunque le questioni da risolvere:
Nuovo piano di aiuti – Un ulteriore salvataggio greco è stato valutato tra i 130 e i 145 miliardi di euro. Ma le condizioni richieste dalla Troika hanno suscitato già le prime opposizioni. I sindacati si sono levati contro l’ulteriore diminuzione del salario minimo (a 751 euro lordi – dai primi aiuti del 2010 il salario minimo è già diminuito del 12% secondo i dati ufficiali), l’abolizione degli straordinari nel settore privato (già aboliti per i funzionari pubblici), e la liberalizzazione delle farmacie, proposta già rifiutata dal Parlamento la scorsa settimana.
Sovranità del governo – Ha fatto scandalo nell’esecutivo ellenico la proposta avanzata sabato dalla cancelliera tedesca Angela Merkel di mettere sotto controllo dell’Europa il governo greco. Ma la Commissione europea ha escluso la possibilità di trasferire la sovranità nazionale greca sulla finanza pubblica a Bruxelles. Tuttavia Wolfgang Schauble ha rilanciato l’idea del commissariamento da parte dell’Europa. E il ministro delle Finanze greco, Evangelos Venizelos, ha avvertito che “chi obbliga un Paese a scegliere tra gli aiuti economici e la propria dignità nazionale, disprezza le lezioni che provengono dalla storia”.
Negoziati con i creditori privati – L’accordo con l’Istituto finanziario internazionale (Iif) procede, come Achille che si avvicina ma non raggiunge mai la tartaruga, ma la decisione deve essere trovata entro il 20 marzo. In quella data scadranno 14,5 miliardi di bond e inoltre l’accordo è un prerequisito fondamentale per ottenere l’ulteriore piano di aiuti. I privati sembrano disposti a subire una perdita superiore al 60% con uno swap tra i bond detenuti e nuovi titoli a 30 anni con un rendimento inferiore al 4%. Ma l’ultima richiesta avanzata è di mantenere le nuove obbligazioni sotto la legislazione britannica, più favorevole ai loro interessi, in modo tale che se anche la Grecia dovesse uscire dall’euro, i nuovi bond rimarrebbero nominati nella valuta comunitaria.
I titoli detenuti dalla Bce, il piano B – Dal vertice di oggi potrebbe anche uscire una decisione importante: la possibile cessione da parte della Banca centrale europea dei titoli di stato greci in suo possesso. Sembra infatti che Francoforte sia disposto a cedere tra i 15 e i 20 miliardi di titoli ellenici (sui 40 miliardi totali in suo possesso) per permettere ad Atene di fare fronte a perdite per quell’ammontare. Questo gioverebbe anche all’accordo con i privati perché diluirebbe le loro perdite. Ma il problema alla base di questa decisione è legale perché alla Bce è vietato per statuto di partecipare al salvataggio di uno Stato. Le possibilità allora sono due: o cedere i bond al fondo salva-Stati (Efsf) o direttamente ad Atene, assumendosi l’onere delle perdite.