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Borsa: Finmeccanica vola. Spread Btp-Bund sempre più giù: ormai sotto i 400 pb

Il titolo del gruppo italiano guadagna il 10,3% dopo un periodo di forti cali – Borse prudenti: Piazza Affari chiude con un leggero ribasso (-0,13%) – Lo spread conferma la fase discendente: scivola sotto 440 pb – In attesa di un accordo sulla ristrutturazione del debito greco: prevista una perdita di valore per i titoli di Stato compresa fra il 65 e il 70%

Borsa: Finmeccanica vola. Spread Btp-Bund sempre più giù: ormai sotto i 400 pb

NEGOZIATO SUL DEBITO GRECO, VICINO L’ACCORDO

SPREAD SOTTO I 440 PUNTI

Non è escluso che novità sulla ristrutturazione del debito greco possano arrivare già da questa sera, come ha anticipato il rappresentante dei creditori private Charles Dallara. Secondo Bloomberg, che cita una testata online greca, i privati avrebbero raggiunto un accordo con il governo greco sulla ristrutturazione del debito: la sostituzione del debito esistente con bond trentennali con una cedola iniziale del 3,1% e finale del 4,75%. Secondo una fonte bancaria citata da Reuters le parti stanno convergendo su un piano di swap che porterebbe ad una perdita di valore per i titoli di Stato greci detenuti dalle banche, del 65-70% .”I nuovi bond avranno probabilmente durata trentennale un periodo di ‘grazia’ di dieci anni. Ci sarà una una struttura delle cedole a gradini, con una media in area 4%”, ha spiegato la fonte. In attesa di conferme ufficiali e di maggiori notizie sul fronte della crisi (oggi sono ripresi i negoziati anche con la Troika), sulle Borse, condizionate anche da alcune scadenze tecniche, si sono fatte largo le prese di beneficio e la prudenza: il Ftse Mib, che nel pomeriggio è passato in leggero rialzo, chiude in calo dello 0,13%, il Dax dello 0,18% , il Cac dello 0,22% e il Ftse 100 dello 0,22%.

Lo spread conferma il calo sotto i 440 punti a 432 punti nel gran giorno delle liberalizzazioni. Oggi l’Economist nel suo editoriale si è schierato con Mario Monti concludendo che “L’Italia ha bisogno di riforme strutturali, ma anche di una domanda più sostenuta. Monti non chiede alla Germania di reflazionare la propria economia, perché sa che Berlino risponderebbe di no. Ma preme perché i tedeschi liberalizzino i propri servizi, cosa che potrebbe aumentare i consumi privati. E vuole tassi più bassi sul debito italiano, per accontentare i contribuenti spremuti e tener a bada le corporazioni colpite nei loro interessi. Tutto ciò richiede l’appoggio sul mercato della Bce o un fondo salva Stati più robusto”.

Un primo passo per ricomporre l’unità, a partire dalle posizioni inglese, potrebbe arrivare sul terreno della Tobin Tax. Berlino intende ora proporre una tassa di Borsa come soluzione a metà strada: ”Stiamo cercando di capire se una tassa di Borsa potrebbe essere un ponte per la Gran Bretagna – ha spiegato oggi Steffen Seibert, portavoce dell’Esecutivo di Angela Merkel, – poi ne discuteremo con i partner europei” .

Intanto, in vista del prossimo consiglio europeo del 30 gennaio sulla crisi, lunedì prossimo la cancelliera tedesca Angela Merkel riceverà a Berlino il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, e il presidente del Consiglio europeo Herman van Rompuy. La sera prima ci sarà l’incontro tra Merkel e Christine Lagarde a capo del Fmi, che nei giorni scorsi ha fatto sapere di iuntare a raccogliere 500 miliardi e più di risorse. Un rafforzamento di fondi a cui oggi ha aperto il Giappone a patto che “In un primo momento, il Fondo dovrebbe comunicare in modo sufficiente con la parte statunitense”.

CADE GOOGLE DOPO LA TRIMESTRALE DELUDENTE

VENDITE CASE +5%, LEGGERMENTE SOTTO ATTESE

A Wall Street il Dow Jones sale dello 0,32% e il Nasdaq cede lo 0,42%. Sul listino tecnologico Google perde l’8,02% dopo dopo aver diffuso una trimestrale deludente, nonostante l’aumento di utile e ricavi. I profitti sono infatti saliti del 6,4% a 2,71 miliardi di dollari, 8,22 dollari per azione. Se non si contano i costi delle stock option, l’utile per azione è stato di 9,50 dollari mentre gli analisti puntavano su 10,5 dollari. Sulla bottom line dei conti di Google hanno pesato i tassi di cambio, l’aumento delle spese, le modifiche sui formati delle pubblicità e la maggiore vendita di pubblicità per cellulari. Interrompe la serie di trimestrali sopra le attese dei big Usa (da Goldman Sachs a Microsoft) anche General Electric che cede l’1,03%. Il fatturato è infatti sceso a circa 37,9 miliardi di dollari dai 41,23 dello stesso periodo del 2010 (-8%), più delle attese che si aspettavano un calo a 40,03 miliardi. La debolezza arriva dall’Europa, dove il gruppo ora si prepara a ristrutturare l’attività e a rafforzarsi invece nei mercati emergenti. In flessione anche l’utile. Sul fronte dei dati macro, nel 2011 le vendite di case negli Usa sono salite dell’1,7%. A dicembre però l’aumento è stato più marcato, +5% a 4,61 milioni anche se il dato è leggermente inferiore alle attese degli analisti che erano per un progresso del 5,2%. In calo del 2,5% su base annua il prezzo medio delle case esistenti vendute a 164.500 dollari.

NO ALL’AUMENTO, MPS VOLA

CHIUSA LA NEGOZIAZIONE DEI DIRITTI UNICREDIT

Mps balza dell’8,8% dopo le nuove rassicurazioni del direttore generale Fabrizio Viola: il rafforzamento di capitale chiesto dall’Eba non passerà per un aumento di capitale. La strada è quella di azioni di capital management, ottimizzazione degli attivi a rischio, cessioni di asset non strategici e il computo nel capitale dei due prestiti Fresh emessi nel 2003 e nel 2008 per circa 1 miliardo di euro.

No all’aumento di capitale anche dalle altre banche oggetto delle richieste Eba, il Banco Popolare (-0,68%) e Ubi (oggi scade il termine per presentare i piani a Bankitalia). “Nell’insieme siamo ottimisti di riuscire tranquillamente ad adempiere a questa richiesta senza assolutamente mettere le mani nelle tasche dei nostri azionisti”, ha affermato l’amministratore delegato di Ubi (+1,57%), Victor Massiah. Che sul dividendo dice: “Se possiamo, se nessuno ce lo vieta, diamo il dividendo; se qualcuno ce lo vieta, non lo diamo”. Unicredit ha già avviato una ricapitalizzazione da 7,5 miliardi e oggi è l’ultimo giorno di negoziazione dei diritti (-0,59%). Il titolo cede l’1,37%. Intesa, l’unica tra le grandi banche che è già in linea con le richieste dell’Eba, sale dell’1,54%. Tra i maggiori cali anche Mediobanca (-1,96%), Generali (-1,70%). Mentre tra i titoli non finanziari troviamo Saipem(-1,76%)

ATLANTIA, CONTO MENO SALATO SUI PEDAGGI

SLANCIO TECNICO PER FINMECCANICA

Corre Atlantia (+5,38%) sulle ultime novità delle liberalizzazioni che nell’ultima bozza circolata (oggi il Cdm vara il decreto legge) che non applicherebbe la riforma delle tariffe autostradali alle concessioni in essere. Finmeccanica chiude in rialzo del 10,30% dopo aver rotto la resistenza di area 3,05 euro con volumi in forte aumento. Alle spalle un periodo di forti cali, legati anche alle vicende che hanno portato all’uscita di Pierfrancesco Guarguaglini in relazione all’inchiesta Enav.

INDUSTRIA ITALIANA IN STALLO A NOVEMBRE

Dopo che ieri il Fmi ha peggiorato le previsioni per l’Italia nel 2012 e previsto anche un 2013 in recessione, oggi dall’Istat sono arrivati i dati sulla produzione industriale: il fatturato a novembre è in stallo su base mesile (+0% su ottobre) mentre sale dello 0,2% su base annua, con il rialzo più basso dal dicembre del 2009. Non solo. Anche gli ordinativi dell’industria sono risultati quasi fermi su base mensile (+0,1% su ottobre) e hanno archiviato una discesa dello 0,7% su base annua.

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