L’Italia è strutturalmente condannata alla dipendenza estera in fatto di energia e le strade da seguire sono soltanto due: valorizzare le risorse interne (superando vincoli normativi) e investire nelle infrastrutture per diversificare le importazioni. E’ la situazione che descrive il responsabile dei rapporti istituzionali dell’Eni, Leonardo Bellodi, che ha fatto pervenire in commissione Industria di Palazzo Madama le risposte ad alcuni quesiti che gli erano stati posti dai senatori in una precedente audizione.
“Il mix energetico italiano dovrà continuare necessariamente a contare nei prossimi anni sulle fonti fossili, gas in primis – sostiene Bellodi – almeno fino a quando lo sviluppo tecnologico non consentirà alle rinnovabili (soprattutto energia solare) di costituire una solida base del sistema energetico, senza generare un onere eccessivo per i cittadini. L’Italia non può fare a meno di una dipendenza strutturale dall’estero, legata all’elevata domanda interna”, rimarca.
Il responsabile rapporti istituzionali dell’Eni indica cosa è possibile fare in attesa dello sviluppo delle fonti rinnovabili. In primo luogo bisogna “valorizzare le risorse interne, superando vincoli normativi che stanno penalizzando il sistema energetico nazionale . Il pieno sfruttamento delle nostre risorse è l’unico modo che abbiamo oggi per ridurre la dipendenza dall’estero”. E poi- aggiunge Bellodi- “più che ridurre la dipendenza, potremmo renderla ‘più sicura’ investendo nelle infrastrutture, in modo da aumentare e diversificare le importazioni e promuovendo inoltre un sistema di interconnessioni europee che consenta ai singoli Stati membri di aiutarsi vicendevolmente in caso di bisogno”. Tenendo ovviamente presente che “il costo degli investimenti in infrastrutture ricade in gran parte sui cittadini e quindi deve essere ponderato attentamente in relazione alle necessità”.
In un contesto che vede il prezzo dei carburante salire quotidianamente con pesanti ricadute non solo sugli automobilisti, Bellodi non manca di rilevare come l’Eni abbia sempre creduto nella valenza innovativa ed ecologia del metano per autotrazione e non è un caso che in Italia il parco vetture a metano sia il più grande d’Europa e il sesto al mondo con più di 800 distributori . “Ma la scelta di promuovere una maggiore penetrazione nel settore dei trasporti dipende però anche dalle decisioni di altri attori, come ad esempio i costruttori di auto – puntualizza Bellodi – e deve essere affrontata tenendo conto degli ingentissimi investimenti necessari e dei vincoli tecnico-normativi nazionali e soprattutto comunitari”.