“Sarà strano incontrare il Milan, sarò emozionato, perchè di tutti ho un buon ricordo, speriamo di fare una buona gara”. Così Carlo Ancelotti, 13 stagioni in rossonero da giocatore e allenatore, scendendo dall’aereo che da Parigi ha portato lui e la sua nuova squadra, il Psg dell’emiro Nasser Al Khelaifi, a Doha, in Qatar, alla vigilia dell’amichevole col Milan di oggi a Dubai (Emirati Arabi).
Per Carletto sarà la prima volta contro la società con la quale, tra campo e panchina, ha vinto tutto: complessivamente 3 scudetti, due Supercoppe italiane, una Coppa Italia ma soprattutto 4 Coppe dei Campioni (2+2 Champions League), 3 Coppe intercontinentali (2+1 Mondiale per Club) e 4 Supercoppe europee.
Insomma, un pedigree internazionale sviluppato già all’epoca in cui macinava chilometri nel centrocampo di Arrigo Sacchi, prima di diventarne il vice alla guida della Nazionale e di tornare poi a Milano vincendo molto di più in Europa che in Italia. Questa vocazione così esterofila non poteva che portare Carletto da Reggiolo su qualche prestigiosa panchina straniera. E così è stato, prima a Londra, dove è stato scelto da Abramovich per guidare il Chelsea. In quel caso però Ancelotti si è riscoperto “casalingo”, riportando lo scudetto e la FA Cup in casa Blues ma fallendo l’obiettivo Champions, tanto caro a lui quanto desiderato dal magnate russo.
E adesso, l’avventura parigina. Non ancora un club all’altezza di tali ambizioni, in particolare in campo europeo, il Paris Saint Germain vuole tuttavia bruciare le tappe, grazie alla disponibilità economica dello sceicco (parente del proprietario del Manchester City, per intenderci) e alla sapiente guida del tandem Leonardo (direttore sportivo) e Ancelotti (allenatore).
Già, proprio quel duo, ben collaudato, che nei primi anni del nuovo millennio aveva dato lustro e trofei alla storia rossonera. E ora si ritrova, sempre in coppia, a sfidarla. Per Leonardo non sarà la prima volta, dopo la batosta dell’anno scorso nel derby quando era alla guida dell’Inter e le feroci polemiche seguite alla sua scelta di “tradire” il club di via Turati per i cugini-rivali. Per Ancelotti invece sì: lui all’Inter non ci andrebbe mai, e da quando ha lasciato Milanello (estate 2009) non aveva ancora incrociato la sua storia.
Ma il suo non è l’unico incrocio della sfida di Dubai, che porta con sè dei significati superiori a quelli di una normale partitella amichevole. Ci sono infatti diversi intrighi di mercato ad alimentare il clima da revival: innanzitutto il possibile arrivo di David Beckham, ex rossonero seppur di passaggio (stagione 2008), all’ombra della Tour Eiffel. Ma soprattutto, pare stia prendendo piede la suggestiva pista Kakà, pupillo di Ancelotti ai tempi del Milan e campione ancora amato e rimpianto dai tifosi, che non trova spazio nel Real Madrid di Josè Mourinho (il quale però ha precisato che a gennaio vorrebbe evitare cessioni). Per non parlare dell’eventualità, finora seccamente smentita da Galliani e Allegri, che a prendere un volo per la capitale francese sia addirittura Alexandre Pato, star dell’attacco rossonero e fidanzato di Barbara Berlusconi. O ancora, che si scateni una guerra per prendere Tevez dal City, anche se in questo caso sembra più probabile una rotta diretta Manchester-Milano, senza scalo a Parigi.
Tutte ipotesi. Fantacalcio. Di vero, ad oggi, c’è soltanto l’amarcord di Ancelotti. Ma tra realtà e fantasia, come nelle 1001 notti degli Emirati, Milan-Psg sarà più di un’amichevole.