Maria Rozza, capogruppo del Pd al Comune di Milano, getta acqua sul fuoco: «La maggioranza porta avanti il proprio confronto. Non siamo di fronte a questioni epocali. Non è in discussione né la composizione della maggioranza, né il programma presentato dal sindaco». Lo sforzo è lodevole, ma lo scontro tra il sindaco Giuliano Pisapia e l’assessore Stefano Boeri non può essere ridotto a un piccolo incidente di percorso: è una storia che viene da lontano, da quando proprio un anno fa, alle primarie di coalizione della sinistra per scegliere il candidato sindaco, Pisapia, appoggiato da Nichi Vendola, stracciò a sorpresa Boeri, indicato dal Pd.
Le fasi successive sono note: Pisapia sconfigge Letizia Moratti, Boeri fa il capolista e porta a casa 12mila preferenze, il più votato a Milano. Ma i due non si piacciono, anche se vengono dallo stesso mondo dell’alta borghesia milanese. Il sindaco è una persona apparentemente mite, molto spostato a sinistra ma anche capace di parlare al Centro. Boeri è un intellettuale “liberal” che i suoi nemici definiscono un po’ troppo intellettuale, se non addirittura un intellettuale arrogante.
Boeri, si dice a Palazzo Marino, non ha la vocazione del numero 2. Quando si forma la Giunta ottiene la poltronissima dell’Expo, ma cerca di mettersi in mezzo anche nelle altre decisioni strategiche. Un mese fa il Comune deve approvare la vendita di quote della Milano-Serravalle e degli aeroporti (Sea). Pisapia tratta una specie di patto di non belligeranza con l’opposizione, decisa a dar battaglia perché non condivide certe scelte “poco liberalizzatrici”. Quando tutto sembra a posto, Boeri interviene e ottiene un inasprimento della delibera. Così la minoranza sceglie l’ostruzionismo e il Consiglio comunale è costretto a una seduta fiume di 27 ore, con sindaco, assessori e consiglieri che passano la notte nell’aula. Tutti, tranne uno, Stefano Boeri, che a una cert’ora prende e se ne torna a casa. “e’ uno snob,” sibilano alcuni suoi compagni di partito. Poi lo scontro più duro. Boeri è un architetto figlio di una grande architetta, Cini Boeri. E da architetto decide che il Museo d’Arte Contemporanea previsto a Citylife, sull’area della vecchia Fiera, non gli va, anche se porta la firma di Daniel Libeskind, uno dei più celebri architetti del mondo. All’improvviso, la scorsa settimana, propone che sia trasferito nell’area dell’ex Ansaldo, incurante di accordi, contratti e quant’altro.
Venerdì 25 Pisapia, in un comunicato, è durissimo: «Le dichiarazioni dell’assessore Stefano Boeri, in merito al futuro del Museo d’arte contemporanea, rappresentano valutazioni personali mai discusse in Giunta. Peraltro ritengo tali dichiarazioni non condivisibili nel merito». Una condanna senza appello. Però, nel frattempo, Boeri accusa anche il sindaco di essere subalterno a Formigoni nella gestione dei preparativi dell’evento. Con ulteriore smentita stizzita di Pisapia.
E così Milano vive uno dei suoi week-end più tormentati. La Giunta rinvia il blocco del traffico in centro, nonostante l’aumento dello smog, e i telefoni dei due duellanti non cessano di squillare. Bersani chiama Pisapia e cerca di mettere pace. Boeri si chiude in un ostinato silenzio che finisce ieri con la remissione di tutte le deleghe nelle mani del sindaco. Che risponde con un comunicato che dice: «Nei colloqui avuti con i componenti della Giunta è stato ribadito che il bene più prezioso è la collegialità del lavoro della squadra di Governo di Milano, collegialità che è stata infranta più volte da parte di un solo assessore».
Nell’infuocato Consiglio comunale del pomeriggio i due non si fanno vedere, mentre dall’opposizione, dall’Idv e dal giovanissimo leader dei “grillini”, Mattia Calise, si spara ad alzo zero sulla Giunta. La maggioranza risponde con le parole della Rozza e Bersani, in visita a Monza, aggiunge: «Credo che il Pd sia al lavoro per creare un clima tale da riuscire ad aggiustare le cose». L’incubo è dietro l’angolo: Pisapia è vicino a Vendola e un’umiliazione di Boeri sarebbe uno schiaffo mortale per il leader del Pd. Però una crisi al Comune di Milano, il simbolo della rivincita su Berlusconi, potrebbe essere una svolta fatale anche per il cammino di una coalizione nazionale che i sondaggi danno ancora per vincente in eventuali elezioni. E chi vuole sapere come ha reagito il popolo della sinistra, tra appelli alla riappacificazione e accuse reciproche tra i sostenitori dei due protagonisti, può andare su Facebook nella pagina “Stefano Boeri per Milano”.