Trentatrè. Non sono i trentini che entrano a Trento trotterellando, ma sono le università che esistono in Italia infrangendo la legge. Sono i 33 atenei fuorilegge, scovati da una ricerca del Sole 24 Ore, perchè chiedono ai propri studenti tasse troppo elevate, contravvenendo all’art. 5 del Dpr 306/1997 che impedisce alle università pubbliche di raccogliere dai contributi studenteschi una somma superiore al 20% dell’assegno erogato ogni anno dallo Stato sotto forma di finanziamento.
Trentatrè università significa oltre il 55% di tutti gli atenei pubblici, una percentuale non irrilevante, superiore alla metà, e il cui problema è già noto e più volte denunciato dalla stampa. Il Governo però aveva sempre fatto orecchie da mercante, ma ad agitare le acque in questi giorni ci ha pensato il Tar della Lombardia, che ha condannato l’università di Pavia a restituire la somma in eccesso agli studenti.
E adesso, come spesso accade, c’è il rischio effetto-domino: l’Ordine degli studenti ha vinto la sua prima battaglia, che potrebbe essere solo la prima di una lunga guerra, anche perchè i diretti interessati su tutto il territorio italiano, cioè gli iscritti negli altri 32 atenei fuorilegge, sono complessivamente un milione. Le battaglie più “sanguinose” sono previste a Urbino, Venezia e Bergamo, dove un’eventuale sentenza analoga dei rispettivi Tar costerebbe alle università il 15% della somma versata dagli studenti da restituire.
Il problema è duplice: l’aumento dei costi fissi delle facoltà italiane e soprattutto il continuo dibattito sul finanziamento pubblico, che dal 2009 per effetti dei tagli ha cominciato a ridursi, rimanendo praticamente assorbito soltanto dagli stipendi di docenti e personale.
E a rimetterci chi sono? Gli studenti. Nel 2010, lo studente medio pagava 1.125 euro di iscrizione, con un aumento notevole, del quasi 40%, rispetto alle medie di 5 anni prima. Ma ci sono anche casi clamorosi dove la retta è praticamente raddoppiata, come a Siena e Lecce.
Il vero problema adesso è che la situazione può andare solo peggiorando: diminuendo sempre di più il finanziamento pubblico, ossia il denominatore sul quale calcolare la percentuale massima da poter chiedere agli iscritti, il numero degli atenei fuori norma aumenterà inesorabilmente.
Insomma, nei prossimi mesi si prevedono tante contestazioni, tanto lavoro per i Tar ma soprattutto, sarebbe auspicabile, una riforma universitaria che ponga fine al problema.