Oggi alle 13:06 Mario Monti non si era ancora presentato davanti ai giornalisti per annunciare la lista dei ministri del suo Governo. In quel momento preciso a Parigi lo spread fra gli Oat decennali (gli equivalenti dei nostri Btp) e i Bund macinava l’ennesimo record negativo di questi giorni: 196,2 punti base. Sì, il livello massimo di spread Oat-Bund dall’introduzione dell’euro. Non solo: dal lontano 1989. Alle 13:30, invece, erano trascorsi sei minuti da quando il neopremier italiano aveva sciorinato la sua lista, parole seguite con estrema attenzione nelle sale di mercato a Parigi. In quel momento lo spread francese è ritornato sotto la soglia dei 190 pb. E ha continuato a scendere: intorno alle 17 eravamo a 188.
Le banche francesi sono le più esposte d’Europa nei confronti dei bond italiani (il doppio rispetto a quelle tedesche), anche se ne hanno venduti a man bassa nelle ultime settimane. E, se la situazione italiana dovesse davvero precipitare e il Fondo salva-Stati dovesse intervenire massicciamente a sostenerla, questo avrebbe riflessi diretti sulle finanze pubbliche di Parigi, che, subito dopo Berlino, è il maggiore garante del Fondo. L’Italia, insomma, è uno dei principali problemi della Francia. E una delle ragioni delle tensioni sui titoli di Stato francesi. Ma non è l’unico suo problema. La corsa dello spread Oat-Bund, accelerata da ieri, si è oggi fermata dopo l’annuncio della lista di Monti. Ma quel divario resta ampio, molto ampio, se si considera che a lungo era rimasto quasi nullo. E che, all’inizio di giugno, quando era balzato a 30 pb, a Parigi già si tirava l’allarme.
I problemi della Francia, in effetti, sono anche altri. Quelli di un’economia reale che arranca. E di un deficit pubblico che a fine anno dovrebbe attestarsi ancora al 5,8% del Pil (3,7% stimato per l’Italia). Nicolas Sarkozy ha promesso di ritornare sotto il 3% nel 2013. E a questo scopo ha varato due “manovrine”, una a fine agosto e l’altra nei giorni scorsi. Ma la Commissione europea ha già fatto sapere che la Francia non ce la farà, che ci vorrà un nuovo pacchetto di tagli: ancora lacrime e sangue. Dalla tenuta delle finanze pubbliche francesi (e non solo dal crollo eventuale dell’Italia) dipende anche il destino della tripla A, che la Francia si ritrova riconosciuta dalle principali agenzie di rating per il debito sovrano. Può un Paese con lo spread ai livelli attuali mantenere quel voto?
I dubbi, a questo proposito, sono tanti. Sono emersi anche a Parigi, dove un economista apprezzato come Jacques Attali ha detto: “Non facciamoci illusioni, sui mercati la Francia la tripla A l’ha già perduta”. Oggi, pero’, si segnalano reazioni, ufficiali e non, al livello dello spread. Quasi piccate. “E’ assolutamente ingiustificato – ha dichiarato Valérie Pécresse, ministro del Bilancio -. L’ultima manovra del 7 novembre e gli impegni che abbiamo preso sul deficit e sul debito rendono la nostra strategia economica assolutamente credibile”. Secondo Cyril Régnat, economista di Natixis, “i tassi attuali ai quali si finanzia il nostro debito pubblico sono ancora accettabili”. Intorno alle 17 il rendimento degli Oat decennali era del 3,688. Siamo ancora sotto il record di quest’anno, il 3,78%, toccato lo scorso 8 aprile. Régnat non si preoccupa neanche per il possibile (per molti probabile) declassamento della Francia, l’abbandono forzato della tripla A. “Il nostro debito resterebbe comunque di buona qualità rispetto all’Italia. E ad altri Paesi europei”.