James Bond diventa francese. E con lui, una fetta sempre più importante della moda italiana. E’ infatti finita nelle grinfie del colosso del lusso Ppr, già proprietario dei marchi Gucci, Bottega Veneta e Sergio Rossi, la casa italiana di alta sartoria maschile Brioni, da diversi mesi nel mirino di François-Henri Pinault, alla guida del colosso parigino.
Il gruppo francese, 15 miliardi di euro di giro d’affari nel 2010 (secondo in patria solo a LVMH di Arnault), si sta lasciando il periodo di crisi alle spalle, ricominciando a investire in particolare sul mercato italiano, da sempre terreno di conquista per i transalpini (vedi appunto LVMH) per l’altissima qualità dei prodotti e il calibro medio-piccolo di molte aziende, che le ha esposte maggiormente alla crisi favorendo “l’inghiottimento” da parte dei grandi gruppi.
Brioni è infatti stata per molto tempo una piccola azienda a conduzione familiare, fondata nel 1945 da Nazareno Fonticoli e Gaetano Savini a Roma. Solo nel luglio 2010, con la nomina di Francesco Pesci, il marchio ha avuto il suo primo dirigente esterno, il che però non lo ha risparmiato dalla crisi: -20% nell’ultimo bilancio.
E l’occasione era troppo allettante per Ppr per farsela sfuggire: Brioni ha una struttura di quasi 2mila impiegati, 74 boutiques e un giro d’affari di 170 milioni. Ma soprattutto, nonostante la sua dimensione di nicchia, è uno dei marchi più noti al mondo, simbolo dell’eccellenza del made in Italy: oltre al personaggio di James Bond, ha infatti vestito gli uomini più potenti del pianeta: da Barack Obama a Vladimir Putin.
Se ne fa una ragione lo stesso Francesco Pesci: “Per noi è una grandissima opportunità associare il nostro marchio a questo grande gruppo. Ppr è il partner ideale per accompagnarci in una crescita sul mercato internazionale, pur conservando la nostra identità italiana”.
L’affare conferma la strategia di Ppr, che si incentra intorno a due poli: il lusso, trovando terreno di caccia in Italia soprattutto con Gucci e ora con Brioni, e lo sport&lifestyle, come testimonia la recente acquisizione di importanti marchi sportivi come Puma e Volcom.
Lo confermano i dati: a luglio gli utili, trainati da questi due settori, sono cresciuti del 16,1%. In particolare il lusso ha registrato un +22,6%. Mentre la distribuzione, altro mercato dove Ppr è presente tramite la proprietà della catena Fnac, ha segnato il passo: -3%.
Motivo per il quale, nelle prossime strategie del gruppo di Pinault, c’è quello di puntare sempre meno sulla distribuzione e sempre più sul lusso, magari investendo ancora in Italia. “Brioni si aggiunge al nostro portafoglio di marchi di alta gamma, nel segmento del prêt-à-porter maschile, che sta vivendo un momento di grande fermento, trainato soprattutto dal mercato asiatico”, dichiara Ppr nel comunicato ufficiale.
I dettagli dell’operazione: Brioni è stato rilevato al 100%, non è ancora ufficiale la cifra (che sarà messa a bilancio nel primo trimestre 2012) ma a settembre l’offerta si aggirava sui 350 milioni di euro, di cui 90 di ripianamento debiti. La notizia ha subito entusiasmato i mercati finanziari: a metà giornata il titolo Ppr guadagnava il 2,42% a Parigi, con azioni vendute a 112 euro.