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Fiat-Chrysler, Marchionne: “Siamo ancora vivi… Non a tutti piace”

L’ad conferma che il gruppo punterà su due soli marchi globali: Alfa Romeo e Jeep – Più la “550”, che “fa marchio da sola” – L’obiettivo è sviluppare entro il 2014 “l’80% dei 5,9 milioni di vetture su tre sole piattaforme” – Il manager si ritirerà nel 2015/2016: per allora punta a “far funzionare l’integrazione” e a individuare il suo successore.

Fiat-Chrysler, Marchionne: “Siamo ancora vivi… Non a tutti piace”

Il titolo Fiat continua a perdere colpi. La capitalizzazione si è dimezzata da gennaio. Che cosa sta succedendo? “Siamo stati bastonati un po’ tutti quanti. Noi più degli altri. Non so se perché siamo italiani o per un altro motivo”. Sergio Marchionne risponde così in un’intervista ad Automotive News, da cui emergono alcune novità, oltre che un’interpretazione del doppio destino del manager: apprezzato in Usa, oggetto di crescenti critiche in Italia.

Perché? “Me lo sono chiesto tante volte – risponde Marchionne – Non so quanto ciò riguardi il mio rapporto con l’Italia o, piuttosto, il rapporto della Fiat con l’Italia. Da questo punto di vista c’è qualcosa di irrisolto. Io posso aver contribuito, ma alle spalle c’è un passato non favorevole”. “E’ assolutamente spiacevole – aggiunge l’ad – sentirsi rinfacciare i benefici che Fiat avrebbe ricevuto da questo Paese tanti anni fa. Sarebbe come sentirsi ripetere che tuo padre, 50 o 100 anni fa, doveva soldi a tutti. Ma è roba di 50 o 100 anni fa e nel frattempo i debiti sono stati saldati”.

“La realtà – commenta Marchionne – è che noi nel 2004 eravamo in pratica morti. Ma siamo sopravvissuti e siamo ancora qui, grazie alle nostre forze. E ho l’impressione che la cosa non renda felici tutti quanti, per qualche strana ragione che non so”. Nel corso dell’intervista, Marchionne ribadisce alcuni punti fermi della strategia del gruppo Fiat-Chrylser. La casa punterà su due soli marchi globali: Alfa Romeo e Jeep. Più la “550”, che “fa marchio da sola” in giro per il mondo. Marchionne conferma e precisa la sua profezia: nel mondo c’è spazio solo per aziende in grado di produrre 6 milioni di vetture.

“Date tempo al tempo e vedrete che ho ragione – risponde – Ma più che il numero delle vetture conta il numero di macchine prodotte su una piattaforma. Dato il costo degli investimenti, io credo che per andare a break even sia necessario produrre un milione di pezzi per piattaforma. Il nostro obiettivo è che l’80% dei 5,9 milioni di vetture prodotte nel 2014 venga sviluppato su tre sole piattaforme”.

Marchionne conferma anche l’intenzione di ritirarsi nel 2015/16, quando Fiat e Chrysler saranno davvero, sotto ogni punto di vista, una società unica. “Ho due obiettivi: che l’integrazione funzioni a dovere e individuare chi possa ereditarne il comando”. Quasi scontato che il nome del successore emerga tra i 24 manager del Gec, il Group Executive Council che governa il gruppo. L’integrazione “oggi è al 20%”.

Ma si procede a grande velocità: “Tra un anno saremo al 50 per cento”. L’anno prossimo Chrylser venderà, come previsto, 2,4 milioni di pezzi. La crisi europea, invece , impone di abbassare di 100-150 mila veicoli l’obiettivo di 2,7 milioni di auto fissato per Fiat nel 2012.

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