Apertura positiva a Piazza Affari, dove a mezz’ora dall’avvio degli scambi l’indice Ftse Mib guadagnava lo 0,6%, dopo aver toccato pochi minuti prima un picco dell’1%. Ma ben presto è arrivato il rosso: poco dopo le 11, il FTSE MIB ha perso lo 0,60. Anche gli altri listini europei rasentano lo zero.
BERLUSCONI: ITALIANI IN PENSIONE A 67 ANNI
PER ORA L’EUROPA SI LIMITA A RIDERE DI NOI
L’Irlanda sta uscendo dalla crisi, Spagna e Portogallo sono sulla buona strada. E l’Italia? Nicolas Sarkozy e Angela Merkel si concedono una gag che vale più di un ultimatum. “Ora incontreremo Berlusconi e Papandreou”. Ma se la Grecia è la patria della tragedia, l’Italia, agli occhi dei partner è la terra della commedia, di cui il premier è incontrastato protagonista. “Noi siamo stati eletti – afferma il presidente francese – per occuparci di Francia e di Germania ma ci dobbiamo preoccupare anche dei problemi di altri Paesi…”.«Io e la cancelliera Merkel abbiamo incontrato Berlusconi e Papandreou per ricordargli le responsabilità che hanno e le decisioni che devono prendere», ha detto il presidente francese Nicolas Sarkozy nella conferenza stampa. «Abbiamo avuto un conversazione con il capo del governo di questo grande Paese, l’Italia, (ovvero) con il nostro interlocutore, e ovviamente noi abbiamo fiducia in lui», ha concluso diplomaticamente la Merkel riferendosi a Berlusconi e rispondendo alla domanda di una cronista che le chiedeva se si fida del presidente del Consiglio. E’ in questa cornice che s’inquadra l’ultimatum all’Italia: entro mercoledì, data del vertice bis, il governo italiano deve presentarsi con un pacchetto di misure convincenti per aggredire il nodo del debito pubblico, quei 1.900 miliardi che gravano, come una spada di Damocle, sulle sorti dell’Europa. La risposta, a parole, non si è fatta attendere: il premier ha annunciato un consiglio dei ministri in cui dovrà prender corpo l’allungamento dell’età pensionabile a 67 anni, con buona pace delle resistenze della Lega. Spazio per rinvii e compromessi, sembra, non ce n’è più. “Se il debito italiano resta al 120% del Prodotto interno lordo – ha ammonito la Merkel – non avrà più importanza l’altezza del muro protettivo che riusciremo a costruire: i mercati non ridaranno fiducia all’area dell’euro».
INTESA SULLE BANCHE: SERVONO 108 MILIARDI DI CAPITALE
MA SUL FONDO SALVA STATI BERLINO E PARIGI RESANO LONTANI
Per il resto, il vertice ha avuto come previsto un carattere interlocutorio. L’unica decisione concreta riguarda la nomina di mister euro, il belga Herman Van Rompuy, che ha inaugurato il suo mandato lanciando pure lui un ultimatum all’Italia. Sembra pronto l’accordo sulla ricapitalizzazione delle banche, ancora distanti Berlino e Parigi sulla natura e i mezzi in dotazione al fondo salva Stati e sulle modalità del piano di salvataggio di Atene, a partire dai sacrifici da chiedere al sistema bancario, in particolare quello francese. Le banche europee dovranno rafforzare il loro capitale per 108 miliardi entro i prossimi 3-6 mesi. Quest’iniezione di fondi, secondo i calcoli dell’Eba, l’organismo bancario europeo che ha condotto gli stress test, dovrebbe permettere al sistema di raggiungere un core tier 1 del 9 per cento, sufficiente a recuperare la fiducia dei mercati o ad affrontare l’impatto di eventuali crisi sistemiche del debito sovrano. E’ questo il primo, rilevante risultato del primo summit dell’eurozona. Ma l’annuncio ufficiale ci sarà sopo il vertice bis di mercoledì, nella speranza che nel frattempo arrivi l’intesa sul fondo salva Stati, necessaria per dare vita a quell’accordo ”ambizioso e globale” promesso dalla coppia Merkel-Sarkozy. Il rituale di quest’interminabile confronto ai vertici dell’Europa, infatti, prevede: a) un secondo vertice della zona euro a 17 Paesi, che ha appena nominato quale suo presidente Herman Van Rompuy, attuale presidente del consiglio europeo, sia un secondo vertice a 27, cioè dei Paesi dell’Unione Europea, come richiesto dal Regno Unito e dalla Polonia; c) la relazione di Angela Merkel al Bundestag che si dovrà pronunciare prima della firma tedesca ad eventuali accordi sul fondo salva Stati, l’Efsf, come previsto dalla corte Costituzionale di Karlsruhe. Ma, al di là dei problemi delle diplomazie, l’accordo sul rafforzamento del fondo di stabilità è ancora di là da venire: la Francia insiste perché l’Efsf si trasformi in una banca con libertà d’accesso alla Bce; una banca magari aperta anche ai fondi sovrani del Golfo o asiatici piuttosto che ad altri investitori istituzionali che potrebbero comprare titoli del debito sovrano finanziandosi presso la Bce. In questo modo, obietta Berlino, appoggiata dai partners del Nord, si apre al strada alla monetizzazione del debito. Per giunta senza garanzie da parte dei soci più inadempienti. Ovvero l’Italia.
BANKITALIA, OGGI IL Sì DEL CONSIGLIO A IGNAZIO VISCO
IL DEBITO PUBBLICO AFFRONTA LA PROVA DELLE ASTE
La candidatura di Ignazio Visco passa oggi al vaglio del Consiglio Superiore della Banca d’Italia il cui consigliere anziano, Paolo Blasi, ha già anticipato il suo giudizio fortemente positivo sul nome del candidato indicato dal presidente del Consiglio. Gia’ in settimana, dopo il parere dell’organismo, la candidatura di Visco passera’ al vaglio del consiglio dei ministri per essere poi inoltrata al Presidente della Repubblica, cui spetta il decreto di nomina. Intanto Visco è già al lavoro in via Nazionale: il tempo stringe. Anche se Visco conosce a fondo tutti i principali dossier sia italiani che esteri e siede al tavolo per lo sviluppo organizzato dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti. I riflettori delle Borse saranno concentrati sulle tensioni nell’aera euro, a partire da Piazza Affari. Ma la vera prova del fuoco ci sarà mercoledì quando, in contemporanea con il vertice di Bruxelles, si terranno le maxi aste del Tesoro italiano: 10,5 miliardi di BoT e Ct , seguiti da 9 miliardi di Btp e Cct nei giorni successivi, Le emissioni del Tesoro italiano, sul primario e sul secondario, saranno così le prime a registrare le reazioni dei mercati a questa tornata di decisioni storiche prese a Bruxelles, come è logico visto che i 1.570 miliardi di euro di BoT, BTp, CcT e CTz in circolazione sono ormai il primo punto all’ordine del giorno nella ridefinizione delle dimensioni e delle modalità di funzionamento del fondo salva-Stati Efsf e i meccanismi di ricapitalizzazione delle banche europee.
ASIA, APERTURA RECORD GRAZIE ALL’EXPORT E AL PIL USA
WEN JIABAO CONFERMA LA STRETTA PER L’ECONOMIA CINESE
In attesa delle decisioni dell’Europa, l’Asia ha aperto la settimana concentrandosi su dati macro migliori delle previsioni. A settembre, infatti, l’aumento del traffico marittimo conferma una robusta ripresa dell’export dal Giappone mentre la produzione industriale cinese chiude con un nuovo incremento percentuale, il primo del trimestre. A questo si aggungono le indicazioni in arrivo dagli Stati Uniti: il pil del terzo trimestre è salito probabilmente almeno del 2,5, il doppio dell’1,3% tra aprile e giugno a sua volta in ripresa rispetto ad inizio 2011. E così il Nikkei 225 apre la settimana a +1,7%, il coreano Kospi sale a +2,7%, l’Hang Seng di Hong Kong rimbalza a +3,92%. Più prudente Shangai +0,4%: Wen Jiabao ha confermato che la Cina non ridurrà la stretta monetaria per raffreddare l’economia. L’unico segnale di inquietudine riguarda la crescita dell’oro a quota 1.647 dollari.
AUTO, VOLKSWAGEN BRUCIA LA CONCORRENZAGM E TOYOTA
PRIMA AL MONDO GIA’ NEL 2011 (CON 7 ANNI DI ANTICIPO)
Terremoto nelle classifiche di vendita delle auto. La società di consulenza JD Power ha anticipato che a fine anno la nuova regina del mercato sarà Volkswagen con 7,8 milioni veicoli venduti nel modo. Al secondo posto ci sarà Gm, con 7,2 milioni. In terza posizione sale sul podio la coppia Nissan Renault con una vendita complessiva di 6,8 milioni. Toyota, da anni il numero uno, precipita in quarta posizione con 6,7 milioni di pezzi, anche per l’effetto dello tsunami. Ma non è solo questa la ragione della scalata di Volkswagen che arriva al tetto del mondo con un anticipo di sette anni sulla tabella di marcia elaborata a Wolfsburg. Il gruppo tedesco è l’unica che cresce sui mercato del Vecchio Continente +7% mentre tutti i concorrenti, Fiat compresa, accusano vendite in calo in Europa. A questo si deve aggiungere il boom delle vendite in Cina: anche nel 2011, nonostante i vincoli alle vendite che hanno frenato il mercato, il gruppo tedesco capitanato da Winterkorn avanza dell’8 per cento.
AFFAIRE EDISON IN DIRITTURA D’ARRIVO
PARIGI OFFRE IN TUTTO 1,15-1,3 EURO
L’offerta di Edf per Edison potrebbe arrivare già oggi sul tavolo di Delmi e del ministro Paolo Romani. Il consiglio di sorveglianza di A2A è già stato convocato per giovedì prossimo per il probabile via libera all’operazione da concludere entro il 31 ottobre per evitare l’asta italo-francese. Secondo le indiscrezioni il gruppo parigino è pronto a rilevare subito l’intera quota di Delmi (il 30% del capitale) ad un prezzo complessivo tra 1,15 e 1,3 euro, meno di quanto chiesto dai partners italiani capitanato da A2A ma con un premio significativo rispetto alle valutazioni di Borsa, attorno a 0,9 euro. Henry Proglio, in particolare, è pronto ad offrire 0,95 euro in contanti (poco sopra il valore del titolo in Borsa) più un conguaglio in assets, ovvero le centrali idroelettriche di Edison mentre non c’è interesse per l’eolico (che Edf cerca di inserire nella partita). Resta aperta la questione dell’Opa. Con l’uscita di Delmi e lo scioglimento della Transalpina per l’Energia, la holding mista che controlla il 61% di Edison, scattano i presupposti per obbligare Edf al lancio dell’Opa, anche se il gruppo transalpino cercherà di evitare quest’ulteriore esborso. Per il resto, tutto definito: A2A cederà a Edf due impianti a ciclo combinato, mentre nella newco con Iren controllata dalla stessa A2A con il 66% confluiranno i tre impianti idroelettrici di Edipower. La svizzera Alpiq sarà ricompensata, al momento dello spezzatino, con la centrale di Piacenz,a mentre Edf rileverà gli altri impianti (tre a gas, uno a carbone). Dolomiti Energia e Sel riceveranno quote di minoranza nell’idroelettrico.