Non mancherà di far discutere l’interessante editoriale che Francesco Giavazzi, ordinario della Bocconi ed editorialista di punta del Corriere della Sera, scrive oggi sul quotidiano diretto da Ferruccio de Bortoli con il titolo “Crescita frenata da troppi monopoli” e con l’occhiello che spiega: “Le lobby e gli interessi particolari”.
Giavazzi sostiene principalmente tre cose: 1) che Marchionne ha fatto bene ad uscire dalla Confindustria; 2) che per la crescita economica la mossa del capo della Fiat vale più di quanto fa il Governo; 3) che la Confindustria, così come concepita in Italia, non esiste più nei Paesi più avanzati e non serve a sostenere le sviluppo e a difendere le piccole imprese.
“Finora per la crescita – comincia l’editoriale di Giavazzi – ha fatto di più Sergio Marchionne, annunciando l’uscita di Fiat da Confindustria, del Governo che punta su una nuova linea ad alta velocità da Lecce a Trieste. Perchè non è la mancanza di infrastrutture ad impedirci di crescere – almeno non in primo luogo – ma i mille interessi particolari che da decenni impediscono le riforme. E Confindustria è uno di questi”.
Giavazzi ricorda poi che una Confindustria come la nostra non esiste più negli Usa e in Gran Bretagna e sostiene: “Un conto è la libertà di associazione, di proposta, di lobby, la promozione trasparente di interessi specifici, un altro è sedersi al tavolo con il governo per “concertare le leggi, contrattando dei “do ut des” con la pretesa di avere il monopolio degli interessi di tutte le imprese”.
Giavazzi rileva poi che oggi in Confindustria comandano i grandi monopoli pubblici e privati e solleva due domande: come si conciliano i loro interessi con quelli delle piccole e medie imprese e con quale credibilità la Confindustria possa battersi per le privatizzazionia e per le liberalizzazioni. “La vicenda dell’articolo 8 della recente manovra finanziaria è sintomatica” aggiunge Giavazzi secondo cui la Confindustria si è schierata dalla parte dei sindacati “perchè un’associazione degli industriali si giustifica solo se vi sono di sindacati nazionali altrettanto potenti”.
Si può naturalmente obiettare sui singoli punti dell’editoriale di Giavazzi ma la sostanza fuori dal coro del suo intervento è di grande interesse e merita di essere attentamente discusso.