Condividi

Il Governo è vicino alla crisi ma la Borsa di Milano corre: perché Piazza Affari snobba la politica

Il Governo soffre ma la Borsa corre: come si spiega? – Oggi i mercati finanziari sono internazionalmente correlati e la variabile nazionale conta meno – Nel caso italiano la pre-crisi di Governo pesa poco e le aspettative sono per una schiarita politica che ponga fine ai dissidi tra il premier e il ministro dell’Economia e per una maggioranza più credibile

Il Governo è vicino alla crisi ma la Borsa di Milano corre: perché Piazza Affari snobba la politica

Il Governo Berlusconi è a un passo dalla crisi e Piazza Affari corre. Perchè? Come si spiega un apparente paradosso come questo? In altri tempi sarebbe stato impossibile un caso del genere e una crisi politica avrebbe avuto immediati riflessi sulla Borsa italiana, ma oggi non è più così e non stupisce nemmeno più di tanto. Per varie ragioni.

In primo luogo perchè i mercati finanziari non sono più autarchici ma tra loro internazionalmente correlati e questa mattina contano di più le rassicurazioni della signora Merkel sulla possibilità che anche la Slovacchia approvi rapidamente il fondo salva-Stati da cui dipende la salvezza della Grecia e la ricapitalizzazione delle banche europee che non le vicende politiche italiane.

In secondo luogo perchè, da quando c’è l’euro, i Governi, e dunque anche quello di Roma, non hanno più in mano l’arma cruciale dei tassi, che sono diventati di esclusiva pertinenza della Bce e quindi un governo nazionale, sia o meno in crisi, non può fare nulla su una variabile decisiva per l’andamento dei mercati come quello dei tassi. L’esempio belga è illuminante. Che a Roma resti in sella il governo Berlusconi o nasca un Berlusconi-bis oppure una nuova maggioranza o addirittura si vada ad elezioni anticipate, dal punto di vista dei tassi non cambia nulla e la Borsa non fa una grinza e va avanti per la sua strada.

Le altre variabili cruciali che regolano le Borse sono gli utili aziendali e le aspettative. Sui primi occorrerà attendere i risultati del terzo trimestre per saperne di più anche se la stagnazione dell’economia nazionale non promette rose e fiori. Sulle aspettative il discorso è semplice a seconda che si considerino le aspettative economiche o quelle politiche. Sotto il primo profilo l’orizzonte congiunturale per la fine dell’anno in corso e ancor di più per il 2012 promette una vita grama a un’economia che non cresce da 15 anni e che, salvo scossoni, tale resterà. Sul versante politico si può solo migliorare perchè la credibilità di questo Governo è ai minimi storici ed è da tempo che il Paese reclama un Governo che governi, che sia guidato da un premier e da ministri che godono della fiducia dei mercati e che faccia le riforme che possono finalmente ridurre il debito pubblico e stimolare lo sviluppo. Ma saggiamente i mercati non si fidano dei rumor e, senza fatti concreti e certi, le aspettative restano quelle che sono, anche se, dopo aver toccato il fondo, di solito si risale.

Commenta