La stagione Nba è sempre più a rischio. L’incontro dell’altro ieri sul rinnovo del contratto collettivo si è risolto con l’ennesima fumata nera. In verità, prima del vertice, aleggiava una buona dose di ottimismo. Invece, dopo quattro ore di discussione, la trattativa si è definitivamente interrotta.
Il commissario David Stern e il rappresentante dei cestisti Billy Hunter non sono riusciti a definire un accordo. Dall’Associazione giocatori è poi giunta una dichiarazione breve, ma eloquente: “Prossimo incontro tra uno o due mesi”. A questo punto diventa sempre più concreta l’ipotesi che l’intero campionato venga sospeso. Anche perché l’ultima offerta formulata dai proprietari sembrava poter rappresentare un enorme passo in avanti: un spartizione al 50% degli introiti, mentre il precedente accordo collettivo prevedeva soltanto un 43% per gli atleti. I giocatori hanno però manifestato insoddisfazione per la proposta e hanno risposto con un secco “no”. Derek Fisher, presidente dell’associazione dei cestisti, ha spiegato. “Ci siamo detti disposti a scendere dal 57% al 53% nella percentuale dei ricavi che ci è dovuta. Sotto questa cifra non possiamo andare. Siamo consapevoli che questa contrapposizione produrrà un’annata a macchia di leopardo”.
Questa situazione ha innescato un’autentica diaspora tra le stelle Nba. In attesa che riprenda la stagione, quasi tutti gli atleti di primo piano stanno sbarcando in Europa. I campionati del Vecchio Continente si apprestano a vivere le stagioni più esaltanti della loro storia. Almeno finché durerà il lockout. Tony Parker ha appena ufficializzato il ritorno all’Asvel Villeurbanne, di cui è anche azionista e direttore generale. Il play francese pagherà di tasca propria il salatissimo costo dell’assicurazione pur di tornare per un po’ in patria. Il russo Andrei Kirilenko, da anni baluardo degli Utah Jazz, ha firmato un contratto di tre anni per il Cska Mosca con Nba escape se entro tre mesi dovesse pervenire un’offerta dagli Stati Uniti. Secondo indiscrezioni, però, il russo sembra propenso a chiudere la carriera in patria. In Spagna i colpi stanno fioccando a ripetizione. I fratelli Gasol hanno firmato per Barcellona mentre il Real Madrid, dopo aver trovato l’intesa con Rudy Fernandez, sta tentando di convincere addirittura Dirk Nowitzki.
L’Italia non vuole certo rimanere a guardare questa giostra di stelle. Milano si è garantita il temporaneo ritorno di Gallinari, Montegranaro ha superato Siena e Roma nella corsa a Bargnani. Ma a tenere banco è senza dubbio il caso Bryant. La Virtus Bologna sembrava ad un passo dall’ingaggio del campione sino a metà novembre, poi la situazione si è ingarbugliata. Numerosi team italiani hanno accettato di rivedere il calendario, cambiare palazzetti e dividere l’incasso per facilitare l’operazione. Tuttavia i club non sono disposti ad anticipare al patron bolognese, Claudio Sabatini, la somma necessaria per chiudere l’accordo con l’americano. Nelle ultime ore è quindi diventata sempre più concreta l’ipotesi di ospitare Kobe in Italia per una sola partita, l’anticipo di mercoledì 12 tra Virtus e Benetton. Il costo dell’operazione supererebbe i 2 miliardi di dollari, pari a circa un milione e mezzo di euro. Gli spettatori dovrebbero versare cento euro per acquistare un biglietto di gradinata e mille per un poltrona in parterre. Cifre astronomiche per partecipare ad una notte irripetibile. Un solo match sembra davvero poco rispetto alle premesse, ma a questo punto costituirebbe almeno un buon inizio.