A poche ore dalla riunione del consiglio, il disordine più assoluto regna in piazza Meda. L’ordine del giorno, infatti, prevede l’esame della governance. Ma nessuno, probabilmente, ha ancora un’idea precisa del testo che verrà sottoposto al voto. Di certo, si sa che la bozza presentata dal presidente Massimo Ponzellini e dal direttore generale Enzo Chiesa è stata bocciata, come da previsioni, dalla Banca d’Italia. Possibile che un nuovo testo, emendato in extremis dal consulente degli Amici di Bpm, il professor Umberto Bocchino, possa incontrare maggior fortuna.
Ma i margini per una soluzione non traumatica sono minimi. In ogni caso, la sorte del presidente Ponzellini, contestato un po’ da tutti, sembra segnata. In sostanza, gli “amici della Bpm”, assieme ai “poteri forti” del sindacato interno (Ginese e Tettamanzi, presenti alla riunione anche se per statuto sindacati ed “amici” sono cosa ben distinta), restano arroccati su uno statuto che consenta al sindacato interno di controllare la maggioranza del consiglio di sorveglianza, con tanto di poteri di indirizzo sul consiglio di gestione, capitanato da Enzo Chiesa attuale direttore generale di Bpm. L’operazione sarebbe accompagnata dall’arrivo dell’Investindustrial di Andrea Bonomi, pronta ad investire una cifra cospicua (intorno ai 200 milioni) .
Lo stesso Bonomi sarebbe nominato presidente del consiglio di sorveglianza e disporrebbe di un uomo di fiducia nel consiglio di gestione (5 rappresentanti). La soluzione è stata respinta dalla Banca d’Italia che chiede uno statuto che preveda una netta distinzione tra consiglio di sorveglianza e di gestione. La sostanza del problema è di sottrarre la banca all’influenza di una parte dei soci/azionisti, non più del 4% del capitale. La preferenza della Vigilanza va ad un consigliere delegato esperto, come Matteo Arpe, pronto ad entrare nel capitale. In assenza di risposte positive dall’istituto, è ormai concreta la soluzione del commissariamento della banca.
Al fianco di Banca d’Italia si sono schierati i sindacati nazionali e di categoria. Susanna Camusso ha intimato a Ponzellini di farla finita “con il gioco delle tre carte”. I sindacati non escludono il passaggio alla spa. Ultimo tassello del puzzle: le preoccupazioni del sindacato di garanzia dell’aumento di capitale da 1,2 miliardi che dovrà partire entro la fine di ottobre. Mediobanca, alla guida del consorzio, vede con una certa perplessità l’arrivo di Arpe mentre ha ottimi rapporti con Bonomi. In ogni caso, l’operazione sul capitale è una fonte di introiti cui piazzetta Cuccia non intende rinunciare in tempi di magra. A tutto questo si aggiunge un’indiscrezione clamorosa. Sarebbe già partita una nuova ispezione “mirata” di Banca d’Italia, l’ennesima, su alcuni aspetti della gestione dell’istituto. Piazza Affari, che sente aria di battaglia, moltiplica gli acquisti: +4,6% in attesa del pomeriggio di fuoco.