SE IL BUONGIORNO SI VEDE DAL MATTINO
LUNEDI’ DI PASSIONE SUI MERCATI EUROPEI
Apertura in negativo per i listini di tutta Europa: Piazza Affari cade subito del 2% e poco dopo le 11,00 sprofonda a -2,56%. Male Parigi e Londra, rispettivamente al -2,76 e -2,15. Il Dax di Francoforte, poco prima delle 12,00, scende al -3%. Tra i peggiori a Milano, attorno alle ore 11, Finmeccanica (-8,11) e Stmicroelectronics (-4,28); tra i migliori, Mediobanca a +1,61. Cresce lo spread tra Btp e Bund: in apertura era a 364, dopo poco più di mezz’ora saliva a 379 per attestarsi a 381 attorno alle ore 11.
PARTENZA NERVOSA PER LE BORSE IN ASIA
WEN JIABAO ANNUNCIA STRETTA ANTINFLAZIONE
L’esito deludente dell’Ecofin polacco, il rischio del collasso della Grecia e l’annuncio da parte del premier cinese Wen Jiabao di nuove misure restrittive sul fronte del credito, dopo l’ennesimo boom dei prezzi immobiliari, sono le ragioni del massiccio calo delle Borse asiatiche in avvio di settimana. L’indice Msci Aia Composite perde l’1%, fa peggio l’Hang Seng di Hong Kong -2,1% e lo Shangai Composite. Da segnalare a Seul (-0,9% l’indice Kospi) l’annuncio che l’anno possimo il governo investirà 100 milioni di dollari nello sviluppo delle cellule staminali.
DOMENICA DI LAVORO AD ATENE PER CONVINCERE BERLINO
MOODY’S RINVIA IL TAGLIO DELL’ITALIA A FINE OTTOBRE
La spada di Damocle di Moody’s, per ora, si allontana dai cieli italiani. Per il temuto giudizio sui titoli della Repubblica italiana slitta a fine ottobre. Lo ha annunciato la stessa agenzia di rating che, però, non ha indicato tra le motivazioni la necessità di rivedere i conti alla luce della recente manovra, bensì ad una più generica necessità di “rivedere la situazione alla luce del nuovo clima internazionale.” Ovvero Moody’s non si è voluta assumere la responsabilità di aggiungere un altro motivo di tensione ad una congiuntura dell’eurozona che, dopo il “flop” del vertice informale dell’Ecofin, non promette nulla di buono. Il vero rischio è che il downgrading sia di due scalini, non uno solo. Intanto alla Borsa di Francoforte da oggi si possono acquistare o vendere futures sui Btp, un’arma in più per speculare contro i titoli italiani. E’ in questa cornice che i mercati finanziari si accingono ad aprire i battenti appesi, come ha sottolineato Giulio Tremonti, alle scelte della Germania sul debito greco e sul rafforzamento del fondo Efsf. Intanto, il ministro delle Finanze Wolfgang Schauble ha ribadito che la tranche di aiuti per 8 miliardi già concessa ad Atene non verrà versata finché la Grecia non produrrà dati più soddisfacenti sull’andamento del risanamento. Ieri il governo greco si è riunito per tutta la giornata per elaborare un piano credibile.
MERKEL, SETTIMA SCONFITTA DI FILA
MA CROLLANO I LIBERALI EUROSCETTICI
Angela Merkel frena l’emorragia dei voti. Ma il partito della Cancelliera, la Cdu, resta fermo al 23,5% a Berlino, che conferma il sindaco socialdemocratico e premia con un risultato a due cifre i “pirati”, la nuova formazione della sinistra tedesca che ruba voti alla più tradizionale Linke. Ma il dato più rilevante è il crollo dell’Fdp, scesa dal 7 al 2 per cento. I liberali avevano impostato la campagna sul secco no agli aiuti alla Grecia a ad un maggior coinvolgimento della Germania nel fondo salva Stati. Ma l’euroscetticismo non ha pagato sul fronte elettorale.
PASSERA: ITALIA OK, SE TORNA A CRESCERE
MA ESISTE ANCHE IL RISCHIO DEFAULT
“Dobbiamo sapere che il rischio default esiste”. A rispondere così alla domanda sui rischi che corre l’Italia è stato l’ad di Banca Intesa, Corrado Passera, nel corso di una trasmissione su La 7. “Non dobbiamo dare per scontato – ha aggiunto – che possiamo farcela senza scelte coraggiose”. “E’ vero – ha concluso – che siamo troppo grandi per fallire. Ma è altrettanto vero che siamo troppo grandi per essere salvati. In realtà l’Italia, paradossalmente più di altri Paesi, ha i mezzi per farcela da sola. Ma solo se ricomincia a crescere”.
SACCOMANNI VICINO ALLA NOMINA A GOVERNATORE
L’OK DEL CONSIGLIO ARRIVERA’ IL 28 SETTEMBRE
Si moltiplicano intanto gli appuntamenti internazionali: in settimana ci saranno incontri a Francoforte, poi banchieri centrali e ministri si trasferiranno a Washington per le riunioni del Fondo Monetario e della Banca Mondiale, precedute tra l’altro da un meeting dei rappresentanti dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina Sud Africa). Intanto, sta per chiudersi la partita della successione a Mario Draghi che tra 40 giorni prenderà il posto di Jean-Claude Trichet alla guida della Bce. Dopo l’incontro di venerdì 16 tra il direttore generale di Banca d’Italia, Fabrizio Saccomanni, e il premier Silvio Berlusconi, sembra ormai quasi certa la designazione dello stesso Saccomanni alla poltrona di governatore di via Nazionale, come auspicato dallo stesso Draghi (e dal presidente Giorgio Napolitano). L’occasione per avviare il complesso iter della nomina, che coinvolge il consiglio superiore dell’istituto, il consiglio dei ministri e il presidente della Repubblica, potrebbe essere la riunione, già fissata in via ordinaria per il prossimo 28 settembre, del Consiglio superiore della Banca d’Italia.
USA, CONTO ALLA ROVESCIA PER IL “TWIST”
LA FED PRONTA A COMPRARE I BOND LUNGHI
Operazione Twist. L’attenzione dei mercati finanziari è concentrata sulla ormai scontata manovra sui Treasury Bond che sarà al centro della prossima riunione del direttorio della Fed, in programma tra mercoledì e giovedì. Le previsioni più accreditate parlano di un twist, cioè l’acquisto di titoli a lungo termine e la parallela vendita di obbligazioni a breve per un importo tra i 300 e i 400 miliardi, sufficiente ad appiattire la curva dei rendimenti. L’obiettivo è di dar sollievo ai debiti delle famiglie schiacciate dai mutui e di stimolare i mercati ad andare alla ricerca di investimenti più redditizi dei titoli di Stato, risvegliando gli animal spirits ormai in letargo. La strategia, insomma, sembra chiara. Non altrettanto la tattica di gioco: la Fed potrebbe concentrare la sua potenza di fuoco sui decennali, il titolo che più influenza l’andamento dei mutui. Oppure puntare sulle scadenze più lunghe, contando sulla risposta positiva di fond pensione e compagnie di assicurazione.
TASSE1/ AL VIA LA “BUFFETT RULE”
DA UN MILIONE IN SU SI PAGA DI PIU’
Barack Obama, rivela il New York Times, si accinge a lanciare oggi la “Buffett rule”. Ovvero un progetto di tassazione per i redditi superiori ad un milione di dollari che ricalchi i suggerimenti di Warren Buffet, che il 14 agosto scorso suggerì con una lettera aperta al quotidiano di far rivedere un sistema che “per me prevede – sottolineò il saggio di Omaha – aliquote inferiore a quelle della mia segretaria”. La proposta, che sarà lanciata in occasione della prima riunione dei 12 saggi dei due partiti alle prese con i tagli al budget, prevede la cancellazione della ritenuta secca del 15% sostituita da un’aliquota del 35% per chi guadagna più di un milione di dollari l’anno. La Buffett rule si inserisce nell’offensiva del presidente nei confronti della destra repubblicana dopo il braccio di ferro sull’innalzamento del deficit federale. Entro la fine dell’anno, infatti, dovrà essere raggiunto un nuovo accordo sulla base di tagli per 1.200 miliardi. Obama sembra disposto ad un sacrificio di 300 miliardi sull’assistenza sanitaria ma vuol accompagnare questa misura con benefici in busta paga (e sgravi fiscali per le imprese) da finanziare con i tributi per i più ricchi.
TASSE 2/ UN SALASSO DA 146 MILIARDI DI $
PER FINANZIARE LA RICOSTRUZIONE
Il governo giapponese ha proposto un aumento della pressione fiscale per i prossimi 5 anni per sostenere le spese di ricostruzione del dopo tsunami. Il pacchetto presentato dal premier Yosihito Noda ammonta complessivamente a 146 miliardi di dollari, poco più della metà delle spese previste (247 miliardi). Grazie alle nuove tasse, già osteggiate dall’opposizione, Noda punta a non aumentare il già enorme debito pubblico, superiore al 200 per cento sul pil. “Solo così – ha detto Noda – la ricostruzione non peserà sulle generazioni future”.
DETROIT, DOMANI RIPARTE LA TRATTATIVA CHRYSLER
MARCHIONNE COSTRETTO A SEGUIRE IL CONTRATTO GM
Bob King, leader del sindacato dell’auto Usa, non ha ritenuto di dover dare una risposta pubblica alla lettera di Sergio Marchionne, furente perché il numero uno dell’Uaw ha preferito non abbandonare la riunione con GM per chiudere già giovedì scorso il contratto con Chrysler. Ma al prossimo incontro, già fissato per martedì sera, King si presenterà con il contratto firmato con Gm, una base negoziale sotto la quale il presidente del sindacato, che è anche il secondo azionista di Chrysler, non intende scendere. Il contratto con Gm prevede un bonus attorno ai 5 mila dollari per gli operai (che non hanno aumenti in busta dal 2003); la paga per gli ultimi assunti, pari a 14 dollari l’ora salirà tra i 2 e i 3 dollari. Inoltre Gm non toccherà l’assistenza sanitaria ed i piani pensione e si è impegnata per giunta a riaprire la fabbrica in Tennessee già costruita per la Saturn. E’ questa la base per trattare, ha lasciato intendere King, in Chrysler mentre per Ford (visti i bonus che si è assegnato il ceo Alan Mukhally) la partita sarà più tosta. Insomma, Marchionne, che finora ha potuto contare sul costo del lavoro più basso di Detroit, dovrà rassegnarsi a pagare di più.
UBS, IL BUCO E’ SALITO A 2,3 MILIARDI
VERSO IL LICENZIAMENTO DI GRUEBEL
“Herr Gruebel non è all’altezza di stare alla guida di Ubs”. Così il presidente onorario della banca svizzera, Nikolaus Senn, ha in pratica congedato l’attuale numero uno della banca. E’ la prima conseguenza del “buco”, scoperto mercoledì, provocato dalle operazioni fraudolente di Kweku Abolodoli (nell’idioma del Ghana significa, per ironia, “nato di mercoledì”). I controlli effettuati dalla task force interna che si è insediata ieri hanno rilevato che la perdita è di 2,3 miliardi di euro, non di due come emerso in un primo momento. Nel primo interrogatorio di venerdì, davanti al magistrato della City, il trader si è limitato a dire, tra le lacrime, il proprio nome e cognome.