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Export alimentare: nel 2012 si registrerà una crescita del 10%, ma faticano i consumi

E’ l’aumento previsto in valore dal centro studi di Federalimentare per l’anno prossimo, che dovrebbe caratterizzarsi anche per una crescita dell’8% del volume delle esportazioni. Tuttavia, a causa della contrazione dei consumi interni, l’Italia dovrà iniziare a volgere lo sguardo verso mercati emergenti come Oriente e Sudamerica.

Export alimentare: nel 2012 si registrerà una crescita del 10%, ma faticano i consumi

Il settore alimentare italiano attraversa una fase complessa, caratterizzata da una buona performance dell’export ma da enormi difficoltà nel rilancio dei consumi interni. E’ per questo che appare, ora più che mai, fondamentale volgere lo sguardo verso nuovi mercati. E’ quanto emerge dalle ultime analisi del centro studi di Fedralimentare, proprio mentre a Savelletri (Brindisi) si sta svolgendo il Forum dei Giovani dell’associazione confindustriale.

Federalimentare prevede che a fine 2012 l’aumento del fatturato sarà del +1,2% annuo, cioè a un valore finale per l’anno prossimo di circa 130 miliardi di euro. Nel 2012 il volume delle esportazioni registrerà un +8% medio annuo, mentre l’export in valuta segnerà un tasso medio annuo del +10%. Sul fronte dei consumi interni non giungono, però, buone notizie: il +0,1% del mese di luglio indica una situazione di stallo. Secondo Filippo Ferrua, inoltre, “l’aumento del’Iva al 21% sui prodotti alimentari colpirà le famiglie italiane con un aggravio di spesa di oltre 600 milioni di euro e rischia di compromettere ogni prospettiva di rilancio dei consumi, con un forte impatto sulle attività della filiera agroalimentare, dall’agricoltura all’industria fino alla distribuzione”.

Senza dimenticare che, a livello globale, il mercato alimentare sta attraversando una fase difficile. Nel periodo 2006-08 le aziende del food avevano evidenziato un tasso annuo di crescita composto del +10,9 per cento, per un valore complessivo che nel 2008 aveva toccato i 2.840 miliardi di dollari. Le stime per il 2011 fissano invece il valore mondiale del mercato alimentare a 3.064 miliardi di dollari, a chiusura di un quadriennio difficile che ha visto il settore crescere di solo il +2,6% annuo. Un simile andamento è stato fortemente condizionato anche dalla riconfigurazione del consumatore-tipo. Il made in Italy dovrà quindi essere in grado di ricalibrarsi in funzione di questi cambiamenti e, come ha sottolineato uno studio di Saatchi & Saatchi, dovrà rivolgersi soprattutto a mercati emergenti come Oriente e Sudamerica. La nuova sfida proviene dai mercati emergenti.

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