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L’ok del Senato alla manovra non basta: i tre macigni politici per Silvio Berlusconi

Dopo il voto di fiducia del Senato la manovra passerà entro sabato anche a Montecitorio – Intanto tornano in primo piano i guai giudiziari del premier che sarà sentito dai magistrati di Napoli martedì prossimo – C’ è poi la protesta delle piazze e soprattutto le difficoltà che la maggioranza incontra al centro come evidenzia l’intervento di Pisanu

L’ok del Senato alla manovra non basta: i tre macigni politici per Silvio Berlusconi

Accolta da una giornata favorevole anche sui mercati la manovra, nella sua quarta (per alcuni quinta) versione, è passata con il voto di fiducia del Senato e tutto lascia intendere che entro sabato mattina (forse già venerdì) arriverà anche il via libera di Montecitorio. Eppure non si può dire che il Governo di centro-destra si sia rafforzato.
Dinanzi a Silvio Berlusconi ci sono infatti tre nuovi macigni politici: i suoi guai giudiziari, la protesta della piazza, che potrebbe portare ad un autunno difficile anche sul piano dell’ordine pubblico, e soprattutto le evidenti difficoltà di tenuta della maggioranza emerse con gli aperti dissensi dei sindaci e dei governatori amici per i tagli agli enti locali, i mugugni di una Lega divisa, e ora anche con la richiesta di Pisanu (uno dei fondatori di Forza Italia), favorevole ad un governo di solidarietà nazionale con relativo passo indietro dell’attuale premier.
Per quanto riguarda i suoi guai giudiziari Berlusconi sarà ascoltato dai magistrati di Napoli come parte lesa, e quindi senza l’assistenza degli avvocati, già martedì prossimo. C’è poi la questione delle intercettazioni telefoniche. Ne potrebbero arrivare altre particolarmente imbarazzanti nei prossimi giorni. Berlusconi ha già chiesto con una lettera alla Giunta di Montecitorio un intervento per evitare che queste possano essere utilizzate nel caso Ruby e si parla di un possibile decreto anti-intercettazioni. Senza contare che la Camera potrebbe dare il via libera all’arresto del deputato Marco Milanese, fino a poche settimane or sono autorevole collaboratore del ministro dell’Economia Tremonti.
Insomma, oltre che con i mercati Berlusconi, governo e maggioranza devono fare i conti con le inchieste giudiziarie. Segnali preoccupanti anche sul piano dell’ordine pubblico. Ieri, mentre il Senato votava la fiducia ci sono stati scontri e tafferugli nei pressi di palazzo Madama. La manifestazione della Cgli dei giorni scorsi ha visto, almeno nelle piazze, una vasta partecipazione in molte città. E altre manifestazioni di protesta contro il governo sono annunciate per i prossimi giorni. Ci sono poi le fibrillazioni all’interno della maggioranza che la indeboliscono soprattutto al Centro. In questi giorni le distanze con il terzo polo, che chiede apertamente “discontinuità” nell’Esecutivo, aumentano. Un invito raccolto dall’ex ministro dell’Interno Beppe Pisanu, ormai apertamente favorevole ad una nuova leadership che consenta la formazione di un Esecutivo di solidarietà nazionale. Certo, ieri gli stati maggiori berlusconiani hanno fatto quadrato attorno al premier, isolando la sortita di Pisanu. Ma il malessere all’interno del Pdl è evidente. Senza contare che la Lega, nella quale la leadership di Bossi è sempre più appannata, non nasconde come sia sempre più difficile mandar giù i rospi che ha dovuto ingoiare in questi ultimi mesi di governo.

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