Alla fine c’è stata la sospirata fumanta bianca. Il presidente Obama e i leader repubblicani del Congresso hanno raggiunto l’accordo che permette di innalzare il tetto del deficit Usa di 2.400 miliardi di dollari, sufficiente a far fronte alle esigenze di spesa del Paese fino al 2013. In cambio, si dovranno studiare tagli al bilancio per lo stesso ammontare nei prossimi dieci anni (900 miliardi in una prima fase e 1.500 nella seconda). L’aumento del tetto del debito invece sarà suddiviso in tre periodi: 400 miliardi di dollari subito, 500 miliardi nel corso del 2011 e 1.500 miliardi entro la fine del 2012.
Ora si tratta di far approvare ai due rami del Parlamento l’intesa che, in dettaglio, prevede:
a) un taglio di spesa nei prossimi dieci anni di 917 miliardi;
b) un aumento del tetto di spesa per 900 miliardi;
c) la creazione di un comitato bipartisan che dovrà individuare entro l’anno altre spese da tagliare per l’importo di 1.500 miliardi.
Repubblicani e Democratici discuteranno l’accordo nella mattinata di oggi (pomeriggio italiano). Poi dovrà votare il Senato, in seguito la Camera. “Ora tocca ai parlamentari fare la cosa giusta” ha commentato il presidente Obama al termine della trattativa che ha messo a dura prova la sua leadership nei confronti dei Democratici che lo accusano di aver concesso troppo ai Repubblicani: scompare infatti la possibilità di aumentare le tasse ai ceti più abbienti. In cambio i tagli alla spesa sociale (specie sul fronte della spesa sanitaria) si faranno sentire.
Ma per ora prevale il sollievo per lo scampato pericolo, anche se resta l’incognita del voto e l’ostilità dei rappresentanti del Tea Party. “La gente ragionevole – ha detto lo speaker democatico Harry Reid dopo l’intesa con il repubblicano del Senato Mitch Mc Connell – alla fine ha individuato un accordo ragionevole che permetterà al Paese di guardare avanti”.
Gli investitori però aspettano ancora i commenti delle agenzie di rating per scongiurare definitivamente la minaccia di un declassamento della tripla A. S&P’s ha già detto che, se gli Stati Uniti non riusciranno a atrovare una soluzione a lungo termine per la riduzione del deficit, il downgrade è ancora una possibilità. “Le agenzie di rating potrebbero ritenere che questo piano non sia sufficiente a ridurre il deficit e rimane qualche rischio per l’attuazione delle varie fasi di questo accordo preliminare” ha detto Anthony Valeri, strategist del reddito fisso a LPL Financial.