Il tasso medio annuo di incremento della popolazione cinese è pari allo 0,57% circa un terzo rispetto a quello che si registrò negli anni ’80. Mentre negli Stati Uniti tra il 2000 e il 2010 il tasso medio è stato dello 0,9%, ben oltre quello cinese per non parlare di quello Ue 27 pari allo 0,28%. Questi i dati emersi dai censimenti appena completati nelle due potenze mondiali e che ricaviamo da un report di Simone Carletti su Focus, il settimanale di Servizio Studi di Bnp-Paribas (in allegato).
In Cina, nel decennio 2000-2010, il tasso di crescita si è quasi dimezzato rispetto a quello dell’1,07% registrato negli anni ’90. Il forte rallentamento delle nascite sta modificando la struttura per età della popolazione: il numero di persone che hanno più di 60 anni è aumentato di un terzo (+ 47 milioni) mentre i giovani con meno di 14 anni sono diminuiti di 67 milioni (circa un quarto). Secondo le ultime proiezioni delle Nazioni Unite, la popolazione cinese raggiungerà il suo massimo intorno al 2025 (quasi a quota 1,4 miliardi), periodo in cui sarà superata dall’India. Un altro dato che emerge dal censimento è l’impressionante migrazione interna: se nel 2000 ogni 100 persone 36 vivevano nelle città, nel 2010 la popolazione si divide quasi esattamente in due: il 49,7% nelle aree urbane e il 50,3% in quelle rurali.
Negli Stati Uniti cominciano ad andare in pensione le prime annate della cosiddetta baby boom generation, un termine che identifica i nati tra il 1946 e il 1964. Rispetto al censimento del 2000, gli adulti con almeno 65 anni sono aumentati del 15,1% (40,3 milioni) e sono quasi sei volte i giovani fino a 18 anni, cresciuti solo del 2,6% a 74,2 milioni. Anche se meno marcatamente che in Cina o in Europa, negli Stati Uniti si registra un problema di invecchiamento della popolazione. Il tasso di crescita medio, pari allo 0,9%, è il più basso dal decennio della grande depressione. Un contributo importante è venuto dall’immigrazione: i cittadini nati all’estero sono passati da meno di 14 milioni (6,2% della popolazione) nel 1980 a 38,5 milioni (12,5%) nel 2009.
La conseguenza più rilevante dal punto di vista politico è che i cittadini con oltre 45 anni di età sono diventati la maggioranza dell’elettorato statunitense. Ne dovranno tenere conto i candidati alle prossime presidenziali.