E’ attacco alla Borsa di Milano che cede il 2,17%, mentre le altre piazze europee dopo un avvio positivo contengono i ribassi: il Cac cede lo 0,19%, il Ftse 1000 viaggia in leggero calo attorno alla parità e il Dax è in leggero rialzo dello 0,20%. Dopo Grecia, Portogallo e Irlanda, la speculazione ha preso di mira l’Italia. Lo spread tra il Btp italiano e il Bund continua la sua salita e questa mattina ha fatto segnare il nuovo record dall’introduzione della moneta unica. Il differenziale ha infatti toccato i 245,3 punti base sulla scorta dei dati macro di questa mattina: produzione industriale in calo in Italia ed export in crescita in Germania.
Ieri il presidente della Bce si è schierato contro le agenzie di rating e ne ha criticato il ruolo oligarchico. La Banca Centrale ha anche aumentato i tassi dello 0,25% all’1,5%, si tratta del secondo aggiustamento al rialzo del costo del denaro da inizio anno. In apertura i listini avevano beneficiato dei positivi andamenti di Tokyo e Wall Street, quest’ultima in rialzo per il settimo giorno consecutivo. A motivare l’ottimismo dei listini sono stati i brillanti dati macroeconomici pubblicati sul mondo del lavoro: la stima Adp nel settore privato ha evidenziato la creazione di 157 mila nuovi posti nel settore privato, mentre le stime degli analisti erano ferme a 68 mila. L’attesa è ora per i dati del Bureau of Labor Statistics del Dipartimento del Lavoro statunitense che diramerà il dato sui nuovi occupati dei settori non agricoli e il tasso di disoccupazione.
VENDITE SU UNICREDIT E I BANCARI
Dopo un avvio di seduta poco sopra la parità, a Piazza Affari tornano nel mirino soprattutto le banche, sotto i timori del contagio della crisi del debito nei paesi periferici. Tra i titoli che soffrono di più c’è Unicredit che perde il 4,26% dopo uno stop dovuto a un crollo di oltre il 6,5%. Tra i peggiori anche Intesa Sanpaolo che perde il 4,27%, e il Banco Popolare in calo del 4%.
Male anche il risparmio gestito dopo che a giugno ha accusato secondo le anticipazioni di Assogestioni, un saldo negativo di 3,1 miliardi (mezzo miliardo i soli fondi azionari). Azimut perde il 5%. In calo anche Mediolanum (-2,11%) e Banca Generali (cede l’1,73%) che però sono tra i cinque gruppi che a giugno hanno archiviato una raccolta positiva. Seduta sull’ottovolante per Fondiaria Sai dopo il via libera dell’Antitrust e nell’ultimo giorno di trattazione dei diritti: dopo aver toccato un massimo di 2,3140 euro (+3%), il titolo è crollato ed è stato sospeso al ribasso del 3,41% teorico. E’ poi tornato agli scambi e segna un calo del 2,5%.
Fiat (-1,13%) soffre dei timori per il rallentamento del mercato brasiliano. Una settimana ferma la fabbrica in Argentina. Il responsabile per Sud America, Cledorvino Belini, ha rivelato che, a causa del rallentamento delle immatricolazioni in Brasile, le scorte di autovetture stanno aumentando in modo preoccupante. Fiat ha quindi deciso la chiusura per una settimana dello stabilimento di Cordoba in Argentina e potrebbe fermare anche il sito produttivo di Betim in Brasile