La ricerca di R&S (Mediobanca) sulle banche internazionali è una vera miniera di notizie ma anche un giudice severo sulle performance dei singoli istituti. Ecco che cosa emerge dall’esercizio di bilancio 2010 in riferimento alle principali banche europee ed italiane.
Con riferimento ai singoli istituti europei R&S segnala nel 2010:
– quelli che hanno conseguito i maggiori utili da trading (media europea 12,6%): Crédit Suisse (32,8%), Barcalys (26,5%), UBS (23,7%) e SocGen (20,2%); modesto l’apporto per i maggiori istituti italiani (1,3%/1,4%);
– quelli che hanno iscritto le maggiori svalutazioni di crediti (media europea 18,3%): Lloyds (44%), RBS (35,9%), Danske Bank (30,2%) e Unicredit (25,9%); la media degli istituti italiani è al 21,6%, con valori ad essa inferiori per Intesa Sanpaolo (16,7%);
– quelli che hanno segnato il più elevato cost/income ratio (media europea 62,5%): Deutsche Bank (81,6%), UBS (77,9%), Credit Suisse (76,4%) e Crédit Agricole (74,3%); allineati alla media europea Unicredit (65,8%) e Intesa (64,7%); contenuti i valori delle banche spagnole: BBVA 46,7%, BSCH 45,9%;
– quelli con il roe più elevato (media europea: 7,2%): UBS (19,2%), Crédit Suisse (18,1%), BBVA (14,7%), BSCH e Nordea (entrambi al 12,2%); negativi Lloyds e RBS; valore medio degli istituti italiani (3,6%) pari a metà della media europea;
– quelli con la leva maggiore (media europea 27,5x): Dexia (66,8x), Deutsche Bank (54,3x) e Crédit Agricole S.A. (50x); i valori più contenuti sono segnati da Rabobank (17,5x), BBVA (18,5x) e HSBC (19,2x); la media per gli istituti italiani è pari a 21,5x;
– quelli con la maggiore incidenza di crediti dubbi sul patrimonio netto tangibile (media europea 29,4%): Lloyds B.G. (92,8%), Unicredit (81,5%), Intesa Sanpaolo (65,4%), e Commerzbank (49,8%); la media per gli istituti italiani è pari all’81,6%, Intesa Sanpaolo è al 65,4%;
– quelli con il maggiore core tier1 (media europea 10,2%): UBS (15,3%), Rabobank (14,2%), Crédit Suisse (12,2%) e Dexia (12,1%); la media degli istituti italiani era al 10,2% (prima delle ricapitalizzazioni del 2011);
– quelli con il minore rapporto tra attivi ponderati ed attivi totali (media europea 32,3%): UBS (15,1%), Deutsche Bank (18,2%), Crédit Suisse (21,2%) e Crédit Agricole (23,3%); elevati i valori degli istituti italiani (Intesa Sanpaolo 50,4% , Unicredit 48,9%) e spagnoli (BSCH 49,7% e BBVA 56,7%);
– quelli con la maggiore incidenza di attività al fair value sul patrimonio netto tangibile (media europea 11,9x): Deutsche Bank (33,4x), Crédit Agricole S.A. (21,1x), Danske Bank (20,8x) e Crédit Suisse (17,1x); contenuti i valori degli istituti italiani (Intesa Sanpaolo 6,2x, Unicredit 5,1x) e spagnoli (BBVA 4,3x e BSCH 5,2x); le maggiori banche italiane sono su incidenza pari a circa la metà del panel europeo;
– quelli con maggiore incidenza di attività di “Livello 3” sul patrimonio netto tangibile (media europea 41,8%): Dexia
(618,8%), Deutsche Bank (134,1%), Crédit Suisse (122,9%) e UBS (58,3%); Intesa Sanpaolo è al 12,4%, su valori doppi Unicredit (24,8%);
– quelli con la maggiore incidenza di attivi di “Livello 1 sugli attivi al fair value (media europea 32,6%): Intesa Sanpaolo (60,9%), BBVA (58,1,1%), ING Group (57,6%), e Lloyds (51,5%); Unicredit è al 38,6%; le incidenze più contenute sono di Deutsche Bank (11,8%) e Barclays (11,9%);
– quelli con la maggiore incidenza dei derivati sull’attivo (media europea 16,7%): Deutsche Bank (34,5%), UBS (33,3%), RBS (29,4%) e Barclays (28,2%); contenute le incidenze per Intesa Sanpaolo (7%) e Unicredit (9,3%), ancora più modeste quelle degli istituti spagnoli (BBVA 6,7%, BSCH 6%).