La International Air Transport Association (Iata) ha mostrato per la prima volta in questi giorni a Singapore un nuovo modello di checkpoint aeroportuale progettato per migliorare i controlli di sicurezza e ridurre code e perquisizioni negli scali, applicando misure basate sul profilo di rischio. Ogni anno nel mondo si spendono 7,4 miliardi di dollari per la sicurezza aerea, ma l’aspetto di gran lunga più pubblicizzato di questo sforzo sono i fastidi arrecati ai passeggeri. Invece, sostiene il direttore generale e amministratore delegato uscente della Iata Giovanni Bisignani, chi vola dovrebbe potersi avvicinare alle porte d’imbarco in modo dignitoso. Senza dover disfare i bagagli, fermarsi, spogliarsi e, soprattutto, senza dover subire delle perquisizioni. “Dobbiamo fare degli investimenti coordinati per poter volare in modo civile”, ha detto Bisignani. I nuovi checkpoint proposti dalla Iata si basano sul rafforzamento della sicurezza concentrando le risorse dove il rischio è più grande; nel mantenere un approccio basato sul profilo di rischio grazie alle informazioni sui passeggeri; nel massimizzare la scorrevolezza delle operazioni per la grande maggioranza di viaggiatori che si possono ritenere a basso rischio. “Il checkpoint attuale – ha detto Bisignani – fu concepito 40 anni fa per impedire ai dirottatori di portare con sé armi metalliche. In seguito, si sono aggiunte procedure più complesse per affrontare nuovi tipi di minaccia. Oggi siamo più sicuri, ma è ora di ripensare tutto. Abbiamo bisogno di una procedura che risponda alle minacce odierne, che amalgami le informazioni di intelligence sui passeggeri con le nuove tecnologie. Questo significa passare da un sistema che cerca oggetti pericolosi a uno capace di trovare le persone pericolose”. I nuovi controlli si basano sul concetto che, per garantire la sicurezza, non si debba applicare un unico metodo a tutti. I passeggeri che si avvicinano al nuovo checkpoint saranno indirizzati verso tre diverse corsie: “viaggiatore conosciuto”, “normale” e “maggiore sicurezza”. La scelta si baserà su un identificatore biometrico nel passaporto o in altro documento che rivelerà la valutazione del rischio condotta dal governo del passeggero prima che egli arrivi all’aeroporto. Le tre corsie di sicurezza saranno dotate di una tecnologia in grado di controllare i passeggeri in base al loro profilo di rischio. I “viaggiatori conosciuti” che avranno completato i controlli con le autorità di polizia avranno un accesso più spedito. Per la maggior parte dei viaggiatori ci sarà uno “screening normale”. Mentre per quei passeggeri su cui sono disponibili meno informazioni o che sono considerati ad “alto rischio”, ci sarà un ulteriore livello di controlli. In via di perfezionamento c’è anche una tecnologia di screening che consentirà ai passeggeri di attraversare il checkpoint senza disfare i bagagli o doversi spogliare. Inoltre, si prevede una crescente integrazione tra le procedura di sicurezza e quelle relative a dogana e immigrazione. Attraverso l’International Civil Aviation Organisation ben 19 governi, tra cui quello degli Stati Uniti, stanno lavorando per definire gli standard del checkpoint del futuro. La Iata sta anche collaborando con il dipartimento per la Sicurezza nazionale americano, al programma Checkpoint del Domani , che ha degli obiettivi simili. http://news.xin.msn.com/en/singapore/article.aspx?cp-documentid=4913345
La Iata presenta un nuovo modello di security check aeroportuale basato sui profili di rischio
Il “checkpoint del futuro” dividerà i passeggeri in tre categorie: conosciuti, normali e ad alto rischio. Bisignani: “Dobbiamo passare da un sistema che cerca oggetti pericolosi a uno capace di trovare le persone pericolose”