Sempre più nera la crisi di Atene. Le misure annunciate dal governo socialista di Giorgos Papandreou lo scorso lunedì hanno creato una tempesta politica. Tagli alle pensioni e ai salari dei dipendenti pubblici, 50 miliardi di privatizzazioni, aumento delle tasse sui consumi. Una manovra che non piace né all’opposizione di centrodestra di Nea Demokratia né alla sinistra radicale di Syriza e dei comunisti del Kke. Ma anche all’interno del Pasok (il partito socialista al potere) aumentano i malumori. L’esigua maggioranza parlamentare (6 seggi) appare ancora meno sicura.
Il quotidiano greco “Kathimerini” sottolinea la soluzione studiata dal Governo per uscire dall’impasse: referendum. Alla Grecia non possono bastare i 110 miliardi di euro negoziati con la troika Ue, Bce e Fmi. Si calcola che ne servano altri 60 per isolare dai mercati il Paese ellenico fino al 2013. Ma i partner europei hanno lasciato intendere che i cordoni della borsa si apriranno solo in presenza di un forte consenso politico sul pacchetto austerità che accompagnerà il prestito.
Una vittoria dei “sì” al referendum permetterebbe al Pasok di proseguire con le attuali misure draconiane. D’altra parte un esito negativo libererebbe l’esecutivo dalla responsabilità di una bancarotta, che a quel punto diventerebbe quasi inevitabile. Difficile immaginare che la classe media greca voti per tagliarsi salari e pensioni. Il contesto sociale è già esplosivo e la disoccupazione ha raggiunto il livello record del 16%.
Intanto i mercati registrano l’incertezza e puniscono l’euro. La moneta unica ha aperto in mattinata ai minimi storici con il franco svizzero a 1,23 CHF, mentre sul biglietto verde è in calo intorno a 1,40. Gli analisti si aspettano che nel corso della settimana i mercati testeranno al ribasso la soglia psicologica di 1,38.
Non frenano la caduta dell’euro le parole di Juergen Stark, membro del board Bce. “Siamo pronti ad alzare i tassi d’interesse, se necessario” ha dichiarato al “Kathimerini”. Gli osservatori si attendono che il tasso di riferimento salga a luglio di 25 punti, all’ 1,5%. Un intervento che servirebbe a spegnere focolari inflazionistici in Germania, ma che complica non poco il rientro dal debito per la Grecia e gli altri Pigs.
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