” Confindustria in crisi? non mi sembra proprio ” Giorgio Fossa presidente degli imprenditori dal 1996 al 2000 vede un’associazione ancora forte e rispettata “in tutti i sondaggi – spiega – la Confindustria risulta molto in alto nella fiducia della gente. La credibilità è ancora alta. Tra tutti le associazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori è di gran lunga la più stimata e la più influente. Ciò non toglie che ci siano problemi da affrontare, organizzazione da migliorare ,focalizzazione sugli obiettivi e sulle priorità da mettere a punto. Ma a Bergamo c’è stata una dimostrazione straordinaria dell’attaccamento degli imprenditori alla loro associazione, della capacità di parlarsi con schiettezza e soprattutto di affrontare il cambiamento con determinazione. Insomma la dimostrazione di un grande orgoglio imprenditoriale, cioè di un gruppo sociale pronto a rimboccarsi le maniche per aiutare l’intero Paese ad uscire dalle secche.”
Domani all’Assemblea generale, l’ultima della presidenza Marcegaglia, si capirà con quale spirito gli imprenditori stanno vivendo questa crisi che certamente ha origini globali, ma che qui in Italia si presenta con peculiari caratteristiche che tra l’ altro stanno portando ad un distacco sempre più profondo tra il sistema produttivo ed il mondo della politica. Berlusconi ha già annunciato che non ci sarà e questo, anche se giustificato da impegni internazionali, è forse un nuovo segnale del distacco tra mondo produttivo e Governo.
Non si parlerà , se non di sfuggita, di problemi interni, né ovviamente delle prime mosse sulle candidature per la nuova presidenza che sostituirà quella della Marcegaglia tra un anno. Tuttavia molti sentono che Confindustria deve affrontare un nuovo passaggio cruciale quasi come quello della riforma Pirelli di oltre quarant’anni fa.
Fossa su molti punti ha le idee chiare:”Non credo affatto -dice – che Assonime possa sostituire Confindustria, nemmeno su alcune materie. In realtà sono due associazioni che hanno ruoli diversi che spesso possono essere complementari, ma il peso politico di Confindustria e la sua struttura organizzativa sono non paragonabili a quelli di Assonime. Così come in totale disaccordo con Sapelli quando afferma che occorrerebbe un “Papa straniero”. Penso che tra 100mila imprenditori si deve trovare qualcuno disposto a spendere il proprio tempo e la propria intelligenza per rappresentare gli imprenditori italiani. Deve essere un portavoce non un capo assoluto, questo è vero. Ci vuole molta passione civile e grande spirito di servizio per sobbarcarsi le fatiche della presidenza.”
E cosa deve fare Confindustria? ” Non credo che il sindacale – risponde Fossa – sia destinato a sparire. Forse sarà un po’ depotenziato ma credo che dal centro ci siano ancora tante materie da discutere e da regolare. E’ un collante associativo che è destinato a rimanere ed a pesare. Bisognerà studiare bene cosa significa fare servizi per le imprese perché credo che non sia giusto una moltiplicazione infinita di servizi che si trovano anche sul mercato a prezzi adeguati. Per la Lobby bisognerà vedere cosa fare a Roma e cosa invece si deve sempre di più trasferire a Bruxelles.”
Fossa quindi delinea una Confindustria destinata a rimanere uno dei più importanti tra i corpi intermedi di questo paese. “Bisogna evitare – aggiunge – comportamenti mutuati dal mondo della politica che non ci appartengono. Ma credo che se questa crisi che stiamo ancora affrontando non ha avuto conseguenze sociali ancora più gravi è perchè i corpi intermedi, Confindustria e sindacati (almeno alcuni sindacati), hanno trovato il collante per tenere insieme la società evitando derive pericolose. Ora bisogna trovare il collante per riprendere il cammino dello sviluppo.”
Leggi l’intervento di Giulio Sapelli
Ernesto Auci