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Cisco accusata di armare la censura di Pechino

Il movimento spirituale Falun Gong ha fatto causa al gigante californiano. L’azienda avrebbe fornito al regime cinese uno “scudo dorato” con cui tracciare e individuare i dissidenti. Galera e torture per 5000 persone.

Cisco accusata di armare la censura di Pechino

Monaci contro manager: il movimento spirituale cinese Falun Gong ha fatto causa alla Cisco Systems, leader mondiale nel settore networking. L’accusa per la società di San José (California) è di aver aiutato la censura del governo di Pechino: in particolare, gli americani sono accusati di aver fornito al regime asiatico uno “scudo dorato” per tracciare l’attività dei tenti del web. In un secondo momento le autorità cinesi avrebbero usato il “golden shield” per individuare e arrestare almeno 5000 membri di Falun Gong.
Secondo il movimento preso di mira, dopo essere finiti in carcere, molti suoi adepti sarebbero stati anche torturati. Oggi l’accusa chiede alla Cisco System un risarcimento di cui ancora non si conosce l’entità, oltre all’immediata interruzione delle forniture al governo. La società respinge le accuse: “E’ tutto in regola – ha spiegato un portavoce – non produciamo e non vendiamo nulla che possa aiutare la censura e la repressione. Anzi, i nostri prodotti soddisfano gli standard globali e facilitano il libero scambio di informazioni. In Cina offriamo gli stessi programmi che vendiamo nel resto del mondo. Come sempre in regola con la legislazione degli Stati Uniti”.
Dalla parte di Falun Gong si è schierata l’organizzazione di Washington, Human Rights Law Foundation, che ne sosterrà la difesa davanti a una corte distrettuale di San José. Il movimento spirituale è nato nel 1992 e ben presto ha suscitato le attenzioni dei censori di Pechino, che hanno iniziato a considerarlo un temibile incubatore di dissidenza.

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