Mediobanca sta tentando di completare un’acquisizione che potrebbe segnare una svolta nel panorama del wealth management italiano: l’acquisto di Banca Generali per 6,3 miliardi di euro. Ma le vie del capitalismo finanziario italiano sono più tortuose che mai, e l’operazione è tutt’altro che priva di difficoltà. Tra ostacoli normativi, sfide politiche e manovre di potere tra i grandi gruppi finanziari, il ceo di Mediobanca, Alberto Nagel, si prepara a una battaglia complessa.
La passivity rule: la normativa che intralcia Mediobanca
Il primo scoglio che Mediobanca deve affrontare è rappresentato dalla passivity rule, una normativa che limita la possibilità di una società di fare mosse difensive senza l’approvazione degli azionisti quando è già oggetto di un’offerta pubblica come è il caso dell’Ops di Mps e soci su Piazzetta Cuccia. In pratica, Nagel non può intraprendere nessuna azione strategica senza prima ottenere l’approvazione in assemblea straordinaria. Quest’assemblea si terrà il 16 giugno 2025, e Mediobanca dovrà convincere almeno il 50% più una azione del capitale per poter procedere nella scalata a Banca Generali.
Perché è importante? Il 70% dei soci deve essere d’accordo, il che significa che Piazzetta Cuccia dovrà convincere circa il 35% degli azionisti per proseguire con l’offerta. Se Nagel non riesce a fare breccia in questa fetta del capitale, l’operazione potrebbe arenarsi.
Ops su Banca Generali: chi sta con Mediobanca?
Nonostante gli ostacoli normativi, Mediobanca ha un gruppo significativo di sostenitori. Tra questi, ci sono azionisti storici e nuovi investitori, come la famiglia Doris, i Ferrero, i Lucchini, gli Acutis, i Monge, i Gavio e i Pecci, che insieme detengono circa l’11,87% del capitale di Mediobanca. Inoltre, una base solida di investitori istituzionali come BlackRock, Fidelity, Vanguard e la Banca di Montreal rappresentano circa il 35% del capitale e potrebbero giocare un ruolo determinante nell’approvazione dell’operazione., come è avvenuto nell’ultima assemble a sostegno del management. Questi investitori potrebbero favorire l’approvazione dell’offerta, garantendo così il superamento del primo ostacolo.
Il conflitto con i grandi azionisti privati e la minaccia di Mps
Tuttavia, la situazione si complica con i principali azionisti privati di Mediobanca. I gruppi Delfin (di Leonardo Del Vecchio) e Caltagirone possiedono oltre il 28% del capitale e sono coinvolti in un’offerta ostile di Mps su Mediobanca, prevista per fine giugno. Monte dei Paschi ha già ottenuto il via libera dall’assemblea, ma la mossa di Nagel potrebbe alterare i piani di Siena e dei suoi alleati. Se l’acquisizione dovesse andare a buon fine, Mediobanca toglierebbe dal tavolo uno degli asset più strategici: la sua quota in Generali. In questo caso, alcuni azionisti della banca, come il Tesoro, potrebbero valutare se fermare l’operazione senese.
Inoltre, azionisti come Benetton (2,2%) potrebbero invece decidere di astenersi (come fatto nell’assemblea delle Generali). Insomma, la partita è aperta e ci sarà da divertirsi.
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Generali: l’asso nella manica di Mediobanca
Al cuore di questa operazione c’è Generali, che detiene il 50,17% di Banca Generali. Mediobanca ha offerto uno scambio di azioni (1,7 azioni di Generali per ogni azione di Banca Generali) come parte della sua proposta. Questo scambio permette a Mediobanca di acquisire il controllo della banca del Leone, ma c’è una questione importante da considerare: il lock-up. Generali non potrà vendere le azioni che riceverà da Mediobanca per un anno, il che stabilizzerà temporaneamente il mercato. Tuttavia, una volta superato il lock-up, il Leone potrebbe decidere di vendere, cedere o riacquistare le azioni in base alle condizioni di mercato e alle sue necessità strategiche.
Un altro elemento di incertezza riguarda il 6,5% di Generali che Mediobanca dovrà cedere. Potenziali acquirenti di queste azioni includono Unicredit e Intesa Sanpaolo, che hanno già mostrato interesse. Unicredit, recentemente, ha acquisito una quota del 6,5% nella compagnia di Trieste e ha apertamente contrastato le mosse di Mediobanca, appoggiando il fronte Caltagirone. Intesa Sanpaolo potrebbe rivedere la sua posizione se le condizioni di mercato dovessero diventare favorevoli.
In questo contesto, le istituzioni italiane potrebbero esercitare pressioni affinché l’acquirente di queste azioni sia un attore nazionale, per preservare la stabilità del sistema finanziario italiano. Le mosse politiche, come nel caso di Unicredit e dei rigidi paletti imposti nella sua Ops su Banco Bpm, non sono da sottovalutare.
Le tempistiche: quando si concluderà l’operazione?
Il percorso che Nagel dovrà seguire per completare l’operazione ha già delle scadenze molto chiare:
- 16 giugno 2025: convocazione dell’assemblea ordinaria di Mediobanca, dove i soci voteranno sull’operazione.
- Giugno – settembre 2025: già nelle prossime settimane Mediobanca dovrà sottoporre la richiesta di autorizzazioni alle autorità competenti (Bce, Antitrust, Comitato Golden Power). Le approvazioni sono attese per settembre 2025.
- Fine settembre – ottobre 2025: periodo di adesione all’Ops, in cui i soci di Banca Generali decideranno se aderire all’offerta di Mediobanca.
- Autunno 2025: se tutto procede senza intoppi, l’acquisizione di Banca Generali sarà completata.
Riuscirà Nagel a superare gli ostacoli e a portare Mediobanca al controllo di Banca Generali, o il risiko bancario italiano avrà nuovi protagonisti?