La settimana di Pasqua si apre bene per i mercati finanziari grazie al ramoscello d’ulivo portato venerdì sera da Donald Trump: un’esenzione doganale per smartphone, computer e altri prodotti elettronici importati in gran parte dalla Cina. Sarà una tregua temporanea e inoltre arriveranno i dazi settoriali sui semiconduttori, ma intanto gli investitori vedono in questa mossa la voglia della Casa Bianca di aprire una trattativa con Pechino, complice il fatto che le terre rare cinesi rischiano di non arrivare più.
Così, dopo le turbolenze della scorsa ottava e in attesa della riunione della Bce del 17 aprile, da cui ci si attende un nuovo taglio dei tassi d’interesse, Milano chiude con un guadagno del 2,88%, un po’ meglio di Francoforte +2,7%, Parigi +2,37%, Amsterdam +2,41%, Madrid +2,59%. Fuori dall’area della moneta unica, si apprezza Londra +2,12%.
L’alba dei mercati è stata bella a Tokyo (Nikkei +1,18) e a Hong Kong (+2,4%), ma il tramonto è ancora un po’ incerto a Wall Street che, dopo un avvio brillante, si muove ora in progresso frazionale. Sono in rialzo colossi tech come Apple (+3,7%) e Nvidia (+1,64%). Tra le banche Goldman Sachs (+2,45%) ha stupito con i forti risultati del primo trimestre. L’indice di volatilità CBOE, il cosiddetto indicatore della paura, arretra dai massimi di otto mesi toccati la scorsa settimana e si attesta a 31,78. Il clima favorisce anche il recupero dei T-Bond, che oggi vedono prezzi in rialzo e tassi in calo (decennale al 4,4%).
Il tema dazi sta mettendo in ombra tutto il resto, ma sullo sfondo restano le tragiche notizie che arrivano dai fronti di guerra e anche i rapporti deteriorati tra Usa ed Europa. Oggi il FT scrive che la UE intende fornire telefoni usa e getta al personale diretto negli Stati Uniti per timore di spionaggio, quindi i funzionari della Commissione europea che si recheranno alle riunioni primaverili del FMI e della Banca mondiale sono stati invitati a viaggiare con dispositivi di base.
Piazza Affari a 35mila punti, scende lo spread dopo la promozione di S&P
Piazza Affari agguanta 35mila punti grazie al balzo di Telecom +5,46%, Unipol +5,25% e banche, con il morale tenuto alto anche dalla promozione di S&P che venerdì sera ha portato il rating sul Belpaese a BBB+, con prospettive stabili. In scia a questa gradita sorpresa si restringe lo spread tra decennale italiano e tedesco, che arretra a 116 punti base (in calo del 7,78% dalla chiusura di venerdì) a fronte di un rendimento in netto ribasso per il Btp al 3,68% contro il 2,52% del Bund.
Tornando all’azionario milanese gli acquisti si sono riversati oggi soprattutto sulle banche, spinte dal miglioramento del rating e dalle grandi manovre in corso nel settore. Sul listino principale sale Mediobanca +4,75%, nel mirino di Mps (+4,81%). Oggi Siena ha reso noto che il consiglio dei ministri, accogliendo la proposta del Mef, ha deliberato di non esercitare i poteri speciali ‘golden power’ sull’offerta pubblica di scambio lanciata su Mediobanca. Giovedì l’istituto più antico del mondo si riunisce in assemblea per il via libera al bilancio 2024 e per l’approvazione dell’aumento del capitale a servizio dell’Ops.
Bene Unicredit +3,95%, che ha ottenuto dall’autorità federale tedesca per la concorrenza il semaforo verde per aumentare la propria partecipazione in Commerzbank a quasi il 30%. L’operazione è vista come ostile dalla banca tedesca e dal governo teutonico e intanto l’istituto italiano rende noto che resta concentrato “sull’esecuzione della seconda fase del proprio piano strategico UniCredit Unlocked”.
“Commerzbank rimane un investimento, con protezione da eventuali ribassi. UniCredit si è assicurata l’opzionalità di poter eseguire l’operazione solo se rispetterà i suoi rigorosi parametri finanziari e se migliorerà il suo stimolante piano di base”.
Nel resto del settore svetta Banco Bpm +4,81% (altra possibile preda di Orcel). Crédit Agricole ha ufficializzato di essere salita al 19,8% del capitale della banca di Piazza Meda, secondo quanto comunicato dalla Consob. L’operazione datata 9 aprile prevede che Crédit Agricole abbia l’intera partecipazione in ‘diritti di voto riferibili ad azioni’.
Nel risparmio gestito si apprezzano Banca Mediolanum +4,33% e Azimut +3,96%. Nell’industria sono in evidenza Iveco +4,57% e Leonardo +3,9%. Segnano robusti recuperi anche i titoli petroliferi in un paniere che è sostanzialmente tutto in verde, con l’eccezione di Amplifon -1,57%, titolo su cui Stifel ha tagliato il target price a 20 euro da 22.
Euro cauto in attesa della Bce
L’euro tratta poco mosso contro le principali valute, in attesa che giovedì 17 aprile la Bce si pronunci sul costo del denaro. Il mercato scommette su un nuovo taglio dei tassi, soprattutto in un mondo sconvolto dai dazi di Trump e con la moneta unica che recentemente si è rafforzata. Al momento il cambio euro-dollaro è a 1,1366 (dopo aver toccato anche 1,1425). “L’euro – osserva l’Ansa – sta vivendo il rally più rapido dal 2009, con gli operatori che scommettono su una salita fino a 1,20 dollari. La moneta unica europea ha raggiunto il suo livello più alto in tre anni alla fine della scorsa settimana, avvicinandosi a 1,15 dollari”.
Tra le materie prime i realizzi colpiscono l’oro, che resta in ogni caso ben oltre 3200 dollari: lo spot gold tratta ora a 3209,53 dollari l’oncia (-0,82%), mentre il contrario giugno 2025 è a 3226,75 dollari (-0,55%).
Il petrolio tenta un recupero, ma tratta in modesto rialzo: il future Brent giugno 2025 prezza 65 dollari al barile (+0,37%); il future Wti maggio 2025 è a 61,71 dollari (+0,34%).