Le autorità cinesi hanno iniziato a indagare sulla vendita da parte di CK Hutchison delle sue attività portuali di Panama a investitori stranieri. La società, di proprietà del miliardario Li Ka-shing, all’inizio del mese aveva annunciato la vendita di asset, compresi quelli nei pressi del Canale di Panama, di importanza strategica, a un gruppo guidato da BlackRock e Msc dell’armatore italiano Gianluigi Aponte.
L’accordo, con il quale CK Hutchison dovrebbe ricevere 19 miliardi di dollari per la vendita di 43 porti, è stato subito pubblicizzato dal presidente Donald Trump come la rivendicazione del canale di Panama da parte degli Stati Uniti.
Le azioni di CK Hutchison, che già avevano subito un forte calo in borsa la scorsa settimana dopo la pubblicazione dei media, perdendo oltre il 5%, ieri hanno ampliato le perdite dopo la pubblicazione della notizia sulla revisione, scendendo del 2,8%. Le azioni di CK Hutchison erano invece salite dopo che l’accordo è diventato pubblico, poiché il suo valore era all’incirca pari all’intera capitalizzazione di mercato dell’azienda prima dell’annuncio.
Il velo viene alzato da alcuni media cinesi
Ma subito dopo l’operazione è stata attaccata dai media statali cinesi: a partire dal quotidiano di Hong Kong Ta Kung Pao, considerato filogovernativo, e rilanciato sul sito web ufficiale dell’Ufficio per gli Affari di Hong Kong e Macao del Consiglio di Stato cinese. Il quaotidiano ha sottolineato che la vendita degli assetti portuali non è una “normale transazione commerciale” ma piuttosto un’azione con profonde implicazioni geopolitiche che potrebbe danneggiare gli interessi nazionali cinesi. Il testo critica aspramente CK Hutchison, accusando l’azienda di “non avere spina dorsale”, di “inginocchiarsi” davanti agli interessi americani, di “guardare solo al profitto” e di “ignorare gli interessi nazionali e il senso della nazione”, arrivando a definire l’operazione come un “tradimento e vendita di tutti i cinesi”
Il testo prosegue affermando che BlackRock è in linea “con la politica di repressione anti-cinese degli Stati Uniti” e che gli Usa potrebbero usare questa transazione come “modello” per acquisire più porti chiave in tutto il mondo attraverso la pressione politica, implementando la loro “giurisdizione a lungo raggio” per mettere in atto misure repressive che potrebbero lasciare le navi cinesi “senza un porto dove attraccare”.
Le autorità cinesi temono limitazioni al traffico e sovratasse da parte degli Usa
Le Autorità cinesi temono che gli Stati Uniti possano implementare misure come limitazioni selettive del flusso navale o l’imposizione di “sovrattasse politiche”, aumentando significativamente i costi logistici per le imprese cinesi e compromettendo la stabilità della loro catena di approvvigionamento. Alcuni analisti citati dalle fonti cinesi sottolineano che BlackRock, divenendo uno dei tre maggiori operatori portuali al mondo con il controllo di circa il 10,4% del volume di movimentazione dei terminal container globali, potrebbe facilmente aumentare i costi di attracco per il trasporto merci cinese e ridurre la quota di mercato delle compagnie di navigazione cinesi.
Dirigenti governativi cinesi alla ricerca di violazioni di sicurezza o di antitrust
Ora anche diverse agenzie cinesi, tra cui la State Administration of Market Regulation (SAMR), hanno ricevuto istruzioni da alti dirigenti statali di analizzare l’accordo per individuare potenziali violazioni della sicurezza o di antitrust, hanno affermato fonti di Bloomberg. Non è chiaro per altro quali leve la Cina possa usare per bloccare l’accordo, dato che i porti che la società di Li Ka-shing sta vendendo sono tutti fuori dalla Cina e da Hong Kong.
L’esame dell’accordo da parte di Pechino non significa necessariamente che verranno intraprese azioni successive, hanno detto le fonti, ma accordi di queste dimensioni attraggono l’attenzione delle autorità di regolamentazione, sia in Cina che altrove.
I timori per il proseguio della transazione
Ma il malcontento della Cina ora minaccia di interrompere la transazione attesa per una firma definitiva entro il 2 aprile. Il controllo normativo potrebbe accrescere le preoccupazioni sulla capacità dell’azienda di massimizzare il valore del suo portafoglio di asset globali, ha affermato Denise Wong , analista infrastrutturale di Bloomberg Intelligence. Potrebbe anche ostacolare gli sforzi di fusione e acquisizione all’estero dell’azienda, dissuadendo i potenziali partner che non hanno certo voglia di rimanere invischiati nelle tensioni tra Stati Uniti e Cina.
L’attacco da parte di politici cinesi
L’accordo portuale di Li ha anche attirato critiche velate da parte di alcuni dei politici più importanti di Hong Kong. Leung Chun-ying , che è stato il capo esecutivo della città dal 2012 al 2017, ha detto in un post su Facebook lunedì che i leader aziendali che non hanno il sostegno delle loro madripaesi finiranno come orfani, vittime di bullismo da parte di altri. Leung è attualmente vicepresidente del principale organo consultivo politico della Cina, il che lo colloca tra i leader nazionali del paese. Senza nominare Li o CK Hutchison, Leung ha criticato “alcuni imprenditori di Hong Kong” per aver messo gli interessi commerciali prima di quelli del loro Paese. Anche l’attuale leader di Hong Kong è intervenuto, affermando che le “ampie discussioni” sulla questione riflettono la preoccupazione della società sulla questione. “Queste preoccupazioni meritano seria attenzione”, ha affermato John Lee nella sua conferenza stampa settimanale in risposta alle domande sulla vendita.
Nonostante il calore di Pechino, il conglomerato di Li è relativamente isolato dalla pressione cinese, con solo il 12% dei ricavi di CK Hutchison provenienti da operazioni nella Cina continentale e a Hong Kong. Europa, Nord America e Australia costituiscono la maggior parte del resto.
I contrattacchi cinesi nella guerra dei dazi di Trump
Intanto la Cina è in pieno contrattacco nella guerra dei dazi avviata da Trump: ha imposto dazi reciproci su alcuni beni statunitensi, mentre ha vietato al produttore americano di tecnologie genetiche Illumina Inc. di importare più macchine in Cina, ostacolando di fatto la crescita dell’azienda nella Cina continentale. Anche la PVH Corp., la società madre di Calvin Klein , è stata aggiunta a una lista nera. Più di recente, le autorità cinesi hanno convocato i dirigenti di Walmart Inc. in seguito alle segnalazioni secondo cui il rivenditore avrebbe fatto pressione sugli esportatori cinesi affinché accettassero i costi derivanti dall’aumento delle tariffe doganali, avvertendoli di non intimidire i fornitori locali.