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Opa Banco Bpm su Anima: partita l’offerta. Basta il 45%? Occhi su Caltagirone e Unicredit

Le azioni Anima viaggiano poco al di sotto del prezzo di Opa. Si punta al 66,67% del capitale, ma per Banco Bpm sarebbe sufficiente il 45% già in cassaforte. Cosa faranno Caltagirone e Unicredit?

Opa Banco Bpm su Anima: partita l’offerta. Basta il 45%? Occhi su Caltagirone e Unicredit

È partita questa mattina, lunedì 17 marzo, una delle operazioni più attese del risiko bancario: l’opa di Banco Bpm su Anima che ha come obiettivo quello di creare “una campione nazionale” del risparmio gestito, si legge nel documento d’offerta, ma anche quello di portare Anima fuori da Piazza Affari con un delisting. Il periodo d’adesione durerà 15 giorni e si concluderà il prossimo 4 aprile.

In mattinata, le azioni Anima viaggiano a quota 6,975 euro, poco al di sotto del prezzo di Opa.

Opa Banco Bpm su Anima: le cifre

Banco Bpm ha infatti messo sul piatto 7 euro per azione, un prezzo ritoccato al rialzo rispetto agli iniziali 6,2 euro per azione dopo l’ok dell’assemblea svoltasi lo scorso 28 febbraio. Sul prezzo però c’è una condizione: Anima non deve distribuire dividendi prima del pagamento previsto per l’11 aprile 2025. In caso contrario, il corrispettivo sarà ridotto dell’importo del dividendo. Complessivamente l’operazione vale 1,78 miliardi di euro, con Piazza Meda che ha già girato alla controllata Vita 2,28 miliardi.  

Opa Banco Bpm su Anima: basta il 45%?

L’efficacia dell’Opa è, o meglio era, condizionata al raggiungimento di una partecipazione di almeno il 66,67% del capitale di Anima, ma la banca si è riservata la facoltà di rinunciare a tale soglia, purché si raggiunga una quota pari ad almeno il 45% più una azione. È quanto si legge nel documento di offerta pubblicato dopo il via libera dalla Consob. Nell’assemblea del 28 febbraio scorso che ha approvato il rilancio dell’offerta a 7 euro per azione, il cda aveva infatti ottenuto dai soci l’ok a poter rinunciare in tutto o in parte a una o più delle condizioni di efficacia dell’Opa. Tra esse c’era proprio il raggiungimento della soglia dei due terzi del capitale di Anima.

Secondo Piazza Meda, una partecipazione di Anima del 45% più una azione, sebbene non sufficiente ad approvare una fusione, consentirebbe comunque alla banca di perseguire i propri piani di integrazione e di strategie industriali. “Si ritiene che l’eventuale mancata realizzazione della fusione non impedirà il raggiungimento degli obiettivi commerciali dell’offerente”, recita il documento d’offerta. 

Facendo qualche calcolo, il 45% dovrebbe essere già in cassaforte, considerando gli impegni di adesione già ricevuti da Poste Italiane (11,7%), Fsi (9,6%) e dal top management di Anima (1,5%). Sommando queste quote al 22% già posseduto da Banco Bpm si arriva infatti al 44,8%.

Opa Banco Bpm su Anima: occhi su Caltagirone

Gli occhi del mercato si concentrano ora su Caltagirone, che ha in mano il 7% di Anima e che fino a questo momento ha sempre taciuto sull’operazione. Aderirà all’Opa oppure no? Molti sono convinti che alla fine anche Caltagirone deciderà di partecipare, altri invece ritengono che la decisione possa rientrare in un gioco più grande, che coinvolge anche l’assemblea di Generali in programma il 24 aprile, in un do ut des con Andrea Orcel, che nel frattempo ha acquistato il 5,2% del Leone e che a fine aprile dovrà scegliere da che parte stare.

Il Danish Compromise e Unicredit

Nel frattempo si attende ancora il verdetto della Bce sull’applicazione del Danish Compromise, la norma che permetterebbe a Banco Bpm di mitigare l’impatto dell’operazione sul proprio Cet1 ratio. Dopo l’assemblea di fine febbraio l’Ad del Banco, Giuseppe Castagna, aveva affermato: “Aspettiamo con molta serenità, non possiamo essere noi a dettare i tempi ai regolatori ma siamo stati molto trasparenti nel dire il punto di atterraggio del capitale sia con il Danish Compromise che senza”. Secondo i calcoli di Piazza Meda, infatti, il Cet 1 al 30 giugno 2025 “è stimato in area 13-13,5%” anche senza l’applicazione del compromesso danese all’Opa su Anima. 

Ma se è vero che il via libera dell’Eurotower sul Danish Compromise non inciderà sull’opa, potrebbe invece essere fondamentale per capire quali saranno le decisioni di Unicredit che prima dell’assemblea del Banco aveva paventato l’ipotesi di ritirare l’offerta da 10,1 miliardi su Piazza Meda in caso di rilancio e mancato utilizzo del beneficio patrimoniale e che il prossimo 27 marzo riunirà i soci per per deliberare l’aumento di capitale funzionale all’offerta pubblica di scambio totalitaria sulle azioni di Banco Bpm.

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