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Reddito delle famiglie italiane in crescita, ma con forti disuguaglianze regionali

Tra il 2021 e il 2023, il reddito disponibile delle famiglie italiane cresce, ma le disparità tra Nord e Sud restano marcate. Milano al top, Belluno guadagna posizioni, Foggia chiude la classifica. I dati di Unioncamere e Centro Studi Guglielmo Tagliacarne

Reddito delle famiglie italiane in crescita, ma con forti disuguaglianze regionali

Il reddito disponibile delle famiglie italiane ha registrato una crescita su scala nazionale tra il 2021 e il 2023, ma i ritmi di aumento sono stati assai differenti a seconda delle aree geografiche. Le province del Nord Italia, e in particolare quelle alpine, hanno visto incrementi ben superiori rispetto al resto del Paese. Le province alpine segnano il maggiore incremento del reddito con un +13,4%, mentre le province del Centro e Sud Italia crescono in media dell’11,2%, con il Centro che ha visto il tasso di crescita più contenuto, pari al +10,3%.

È quanto emerge dall’analisi di Unioncamere-Centro Studi Guglielmo Tagliacarne sulle stime 2023 del reddito disponibile delle famiglie consumatrici, misura della capacità di spesa della popolazione residente in Italia.

A livello provinciale, sono alcune zone del Nord Italia ha registrare aumenti davvero significativi. Sondrio, Belluno e Imperia si sono distinte con incrementi che superano il 15%, con Sondrio al primo posto con un +17%. La media nazionale si è fermata a un +11,3%, mentre Roma, con un aumento del reddito del +9,5%, si è posizionata al 94° posto nella graduatoria provinciale.

In termini di reddito disponibile pro-capite, Milano si conferma come la provincia con il reddito più alto, pari a 34.885 euro a persona, quasi due volte e mezzo superiore a quello di Foggia, che chiude la classifica con soli 14.554 euro pro-capite.

La crescita del reddito da lavoro dipendente

Una componente fondamentale della crescita del reddito disponibile è il reddito da lavoro dipendente, che costituisce la principale fonte di reddito per le famiglie italiane. Dal 2021 al 2023, il reddito da lavoro dipendente è aumentato dell’11,8%, un ritmo leggermente superiore rispetto all’incremento complessivo del reddito disponibile (+11,3%). In generale in 55 province su 107 il reddito da lavoro dipendente è incrementato più di quello disponibile. A livello provinciale, la crescita del reddito da lavoro dipendente ha mostrato performance migliori nel Sud Italia, con un incremento del 12,5%, che arriva a punte del 14,2% in Abruzzo e del 13,8% in Sicilia. Al contrario, il Centro Italia ha registrato aumenti meno consistenti, con un +10,8%.

Tra le province che hanno visto i maggiori aumenti del reddito da lavoro dipendente ci sono L’Aquila (+18,5%), Teramo (+18,1%) e Sondrio (+17,9%). In controtendenza, alcune province del Nord e del Centro, come Terni (+7,3%), Pordenone (+6,2%) e Trieste (+6,1%), hanno mostrato crescite molto più lente.

Milano regina, Foggia ultima, la scalata di Belluno

Nel triennio analizzato, alcune province hanno visto notevoli miglioramenti nella loro posizione in classifica per reddito disponibile pro-capite. Milano, Bolzano e Monza e Brianza continuano a dominare il podio con redditi medi pro-capite rispettivamente di 34.885, 31.160 e 29.452 euro. In fondo alla classifica troviamo Foggia con 14.554 euro pro-capite, seguita da Caserta (14.683 euro) e Agrigento (14.802 euro), nonostante i tassi di crescita del reddito disponibile in queste province abbiano raggiunto rispettivamente il 9,1%, l’11,1% e il 12,8% nel periodo considerato. Grande balzo, invece, per Belluno che scala la classifica, guadagnando ben 10 posizioni, passando dal 33° al 23° posto, grazie a un incremento del reddito disponibile. Altre province che hanno registrato miglioramenti degni di nota sono Sondrio, che ha guadagnato 9 posizioni, e Venezia, che ha fatto un salto di 7 posti. Perdono posizioni, Pordenone (-10), scivolando al 25° posto, mentre Udine e Trieste retrocedono di 9 e 8 posizioni, attestandosi al 36° e al 18° posto.

“La geografia dei redditi delle famiglie delinea un quadro che possiamo definire più ‘democratico’ rispetto a quello della produzione, perché le distanze territoriali appaiono meno accentuate: mentre per il valore aggiunto pro capite la distanza tra la prima provincia e l’ultima è di 3,6 volte, questa differenza si riduce a 2,4 volte per il reddito disponibile”. A sottolinearlo è il direttore generale del Centro Studi Tagliacarne, Gaetano Fausto Esposito, secondo cui “questo dipende anche dai trasferimenti pubblici che, ad esempio, nel Mezzogiorno, pure se in calo, incidono per il 40% contro il 35% della media italiana. Inoltre, al Sud la dinamica delle retribuzioni da lavoro dipendente, in termini nominali, riflette anche la crescita economica rilevata negli anni più recenti. Tuttavia, le retribuzioni per dipendente al Meridione restano inferiori di circa il 15% al valore medio nazionale. Un segnale da non trascurare, in aggiunta, è il ritardo che registriamo del Centro Italia, il cui reddito disponibile, tra il 2021 e il 2023, cresce meno di quello del resto del Paese”.

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