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Caravaggio, il “Martirio di sant’Orsola” a Palazzo Barberini di Roma. Coppola (Intesa Sanpaolo): “Così valorizziamo il patrimonio culturale”

L’opera di Caravaggio capolavoro delle collezioni di Intesa Sanpaolo Gallerie d’Italia sarà esposto fino al 6 luglio 2025 nella grande mostra dedicata al maestro a Palazzo Barberini a Roma. Dietro l’esposizione c’è il grande lavoro di Intesa Sanpaolo. Parla Michele Coppola, executive director Arte Cultura e Beni storici della banca

Caravaggio, il “Martirio di sant’Orsola” a Palazzo Barberini di Roma. Coppola (Intesa Sanpaolo): “Così valorizziamo il patrimonio culturale”

Il Martirio di sant’Orsola, il famoso dipinto del Caravaggio, esposto nella mostra di Palazzo Barberini a Roma, si presenta nel suo massimo splendore dopo l’accurato intervento di valorizzazione conservativa che conferma la grande sensibilità di Intesa Sanpaolo nei confronti del patrimonio culturale come ci rivela Michele Coppola, Executive Director Arte Cultura e Beni storici di Intesa Sanpaolo e Direttore Generale delle Gallerie d’Italia.L’attenzione verso le collezioni di proprietà – spiega Coppola – è pari a quella che rivolgiamo al patrimonio nazionale, compartecipando a una dimensione collettiva di tutela, valorizzazione e promozione dei beni culturali del Paese, al fianco delle istituzioni pubbliche. Lo facciamo con Restituzioni, il programma di restauri realizzato da più di 35 anni con il Ministero della Cultura e con i più importanti laboratori italiani di restauro, di cui presenteremo a Roma, il prossimo autunno,  la XX edizione. Ad oggi, Restituzioni ha portato a nuova vita oltre 2.200 opere d’arte che raccontano l’identità del Paese

Il Martirio di sant’Orsola di Caravaggio realizzato nel 1610 poco prima della morte dell’artista è stato oggetto di un accurato lavoro di pulitura che ha portato alla luce tre teste. I lavori di restauro sono stati realizzati dalle restauratrici Laura Cibrario e Fabiola Jatta (foto sotto) presso il laboratorio di restauro delle Gallerie d’Italia di Napoli, il museo di Intesa Sanpaolo, dove il dipinto si trova esposto in forma permanente. Nel dipinto emergono tre figure: a destra di Attila, il re unno rifiutato da Orsola, è comparsa la punta del naso di un soldato e il perimetro del suo elmo, un volto che prima non si vedeva. Inoltre sono emersi nuovi dettagli della figura, forse un pellegrino, che indossa un cappello. Sopra la testa di Sant’Orsola si comprende oggi quello che era un elemento di funzione incerta: si tratta dell’elmo di un armigero con fessura per gli occhi.

Caravaggio restaurato

Al riguardo commenta Michele Coppola: “La responsabilità di avere in collezione l’ultimo dipinto di Caravaggio impone il coinvolgimento dei migliori studiosi, dei massimi esperti e delle imprese private con le maggiori competenze tecniche, nella consapevolezza di prendersi cura di un pezzo di patrimonio universale. Ogni la decisione è presa insieme a Sovrintendenza e Ministero. Il restauro conservativo, la cura attenta, la nuova cornice e una migliore protezione permettono al pubblico di conoscere sempre meglio il valore delle collezioni di Intesa Sanpaolo

Caravaggio

Il Martirio di sant’Orsola é conservato presso le Galleria d’Italia-Palazzo Zevallos Stigliano, sede museale di Intesa Sanpaolo a Napoli

L’opera è di fatto l’ultima pittura del Merisi essendo stata realizzata poco più di un mese prima della sua morte ed è un dipinto a olio su tela (143 × 180 cm) eseguito nel 1610. Fu commissionato dal principe Marcantonio Doria (la cui famiglia aveva per protettrice proprio Sant’Orsola), il dipinto fu eseguito dal Caravaggio con molta rapidità, probabilmente perché questi era in procinto di partire per Porto Ercole, ove avrebbe dovuto compiere le formalità per essere graziato dal bando capitale. È ben noto che durante quel viaggio il pittore trovò la morte. La fretta fu tale che la tela uscì dallo studio del pittore ancora fresca di vernice e, non essendo perfettamente asciutta alla consegna, degli incauti servi la esposero al sole, circostanza che fu all’origine della sua sofferta conservazione. L’opera fece ritorno a Napoli nella prima metà dell’Ottocento, pervenendo per via ereditaria al ramo Doria dei principi d’Angri e successivamente, circa un secolo dopo, ai baroni Romani Avezzano d’Eboli, per essere infine acquistata, come opera di Mattia Preti, dalla Banca Commerciale Italiana nel 1972. Dopo alterne vicende attributive, la reale paternità dell’opera e la sua fondamentale posizione storica saranno definitivamente chiarite soltanto nel 1980, grazie al ritrovamento, nell’archivio Doria D’Angri, di una lettera scritta a Napoli il 1º maggio 1610 da Lanfranco Massa, cittadino genovese e procuratore nella capitale partenopea della famiglia Doria, e diretta a Genova per Marcantonio Doria, figlio del Doge Agostino: “Pensavo di mandarle il quadro di Sant’ Orzola questa settimana però per assicurarmi di mandarlo ben asciuttato, lo posi al sole, che più presto ha fatto revenir la vernice che asciugatole per darcela il Caravaggio assai grossa: voglio di nuovo esser da detto Caravaggio per pigliar suo parere come si ha da fare perché non si guasti“. Ai travagli patiti nei secoli dalla tela – guasti, ampliamenti, ridipinture, che ne avevano profondamente alterato la leggibilità e la chiarezza iconografica – ha posto finalmente rimedio l’importante restauro promosso dalla Banca e condotto tra il 2003 e il 2004 presso l’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro di Roma, che ha ripristinato l’originaria coerenza dell’immagine, ora più fedele e prossima alle intenzioni dell’autore. Tra le principali novità apportate da questo complesso intervento nella lettura del dipinto occorre segnalare il recupero del braccio e della mano tesa di un personaggio che tenta invano – con forte accentuazione nella carica drammatica della scena – di arrestare la freccia scoccata dal carnefice; inoltre la presenza, nel fondo, di un tendaggio, che suggerisce un’ambientazione nell’accampamento del re unno; infine le sagome di un paio di teste dietro il piano della santa.

In copertina: Michele Coppola, Executive Director Arte Cultura e Beni storici di Intesa Sanpaolo e Direttore Generale delle Gallerie d’Italia

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