Le borse europee centrano il rimbalzo oggi e chiudono in progresso al traino di Francoforte (+3,45%), dopo l’accordo tra Cdu, Csu e Spd su una prossima riforma fiscale in Germania che dovrebbe ridare slancio all’economia allentando il freno al debito. La spinta tedesca favorisce un rialzo dell’euro dell’1,4% sul dollaro per un cambio di 1,076, ai massimi da novembre 2024, aumenta però la pressione sui titoli di stato della regione alla vigilia della riunione di politica monetaria della Bce. Il tasso del Bund tedesco è salito di 31 punti base come non accadeva da 30 anni.
Piazza Affari recupera il 2,08%, tornando a 38.519 punti base, in una settimana vissuta sulle montagne russe, con l’indice principale che lunedì ha superato i 39 mila punti base e martedì è precipitato sotto i 38 mila. A beneficiare delle notizie che arrivano da Berlino su Ftse Mib sono titoli come Buzzi +16,3% (la società produce cemento), mentre tra le banche Unicredit riprende la corsa e s’impenna del 7,42%, in un contesto di possibile incremento del debito pubblico in Europa che potrebbe tarpare le ali a una Bce colomba. Torna l’entusiasmo per i titoli della difesa, con la corsa al riarmo europeo, mentre i titoli auto recuperano in attesa di capire il piano Ue e gli sviluppi sui dazi americani.
I guadagni sono robusti a Parigi +1,56% e Madrid +1,43%, mentre Amsterdam cede lo 0,5% e Londra è piatta, sedendosi toccata solo marginalmente dall’entusiasmo della zona euro.
“Whatever it takes”, ha detto ieri il cancelliere tedesco in pectore Friedrich Merz, citando la celeberrima frase di Mario Draghi. E se persino la Germania si appresta ad allentare il freno sul debito e a varare un fondo speciale da 500 miliardi di euro in dieci anni per gli investitori c’è motivo di festeggiare.
LEGGI ANCHE: Borsa, la diretta di oggi 5 marzo
Wall Street, clima perturbato
Oltreoceano il clima è molto più freddo, dopo il primo discorso del presidente Donald Trump al congresso sullo stato dell’Unione. Il mercato non condivide l’entusiasmo del tycoon per la guerra commerciale a tutto tondo e si muove con cautela, anche se il segretario al Commercio statunitense, Howard Lutnick, ha dichiarato a Fox News che il presidente potrebbe trovare un compromesso sui dazi con Canada e Messico e che un annuncio, in tal senso, potrebbe essere dato oggi.
Intanto l’economia a stelle e strisce mostra nuovi segnali di stanchezza e i dati sul lavoro privato deludono, in attesa che venerdì venga pubblicato il più completo rapporto di febbraio.
Secondo il rapporto mensile redatto da Automatic Data Processing (Adp), l’agenzia che si occupa di preparare le buste paga, sono stati creati 77.000 posti di lavoro, a febbraio, rispetto al mese precedente, mentre le previsioni erano quasi il doppio (148.000).
“L’incertezza politica e un rallentamento nelle spese dei consumatori potrebbe aver portato a licenziamenti o a un rallentamento delle assunzioni nell’ultimo mese”, ha commentato Nela Richardson, capo economista di Adp. Inoltre la crescita del settore dei servizi Usa ha accelerato in febbraio (53,5 punti da 52,8 di gennaio), in parallelo a un incremento dei prezzi ’input’ che, insieme alla recente impennata delle materie prime, indica la possibilità di un rialzo dell’inflazione nei prossimi mesi.
Per quanto riguarda l’Ucraina anche le borse sperano in una ripresa del dialogo fra Trump e Zelensky, seppur è di oggi la conferma che gli Stati Uniti hanno deciso di interrompere anche la condivisione di informazioni di intelligence con l’Ucraina.
Tonfo del petrolio
Tra le materie prime mentre l’oro si mantiene ben intonato oltre 2900 dollari l’oncia, in un quadro che resta ancora per molti aspetti incerto, il greggio peggiora le perdite già viste ieri. A mettere pressione ai prezzi anche le scorte settimanali di petrolio superiori al previsto negli Stati Uniti. I future di Brent e Wti cedono circa il 4%, per prezzi che arretrano rispettivamente a 68,65 dollari al barile e 65,47 dollari al barile.
Scivola del 5% circa il prezzo del future di aprile del gas ad Amsterdam, per un prezzo intorno 41,335 euro al Mwh.
Piazza Affari, volano Buzzi, Unicredit, Iveco Campari, arretrano le utility
Il principale listino di Piazza Affari registra performance brillanti per titoli che beneficiano delle notizie del giorno. Buzzi va in orbita sulle attese del fondo infrastrutturale tedesco da 500 milioni di euro da investire in trasporti, reti energetiche ed edilizia abitativa, oltre alle spese per la difesa. A trarre vantaggio da questa possibilità è anche il titolo di un altro cementificio italiano, Cementir (+7,84%).
Sul listino principale sono tornati massicci gli acquisti sulle banche, guidate da Unicredit. Alla performance hanno contribuito le voci su una possibile crescita in Generali (+1,07%) a una soglia vicina al 10%. Inoltre, secondo Il Messaggero il ceo della banca, Andrea Orcel, non avrebbe fretta di lanciare l’Ops su Banco Bpm (+5,08%) che intanto ha ottenuto il nulla osta della Banca d’Italia all’Opa su Anima (+0,43%). Nella top ten del giorno trova spazio anche Mps +4,33%.
Le speranze di trattava sui dazi hanno dato sostegno all’automotive: Iveco +6,62%, Stellantis +4,51%.
Brilla Campari +7,01% dopo i conti. Agguanta finalmente un rimbalzo anche Stm +5,53%.
Prysmian +4,95% è tra le blue chip migliori dopo essersi aggiudicata un accordo quadriennale, più due periodi opzionali di estensione di due anni ciascuno, per la fornitura di sistemi in cavo interrato ad altissima tensione ad Statnett, operatore del sistema di trasmissione in Norvegia e attore chiave all’interno del sistema elettrico in Nord Europa.
Il comparto della difesa torna in evidenza sulle attese di forti investimenti in Europa, Leonardo +3,68%.
Il settore che invece ha sofferto di più è quello delle utility, fiaccato dal rialzo dei tassi: Snam -4,45%, Terna -4,3%, Hera -4,08%, Italgas -3,77%, Enel -2,07%.
Tra i titoli oil arretra anche oggi Eni -0,9%.
Spread in calo, ma i rendimenti salgono
Le forti vendite sul Bund hanno favorito oggi una chiusura in verde per la carta italiana: lo spread tra Btp 10 anni e omologo tedesco arretra a 106 punti base, ma il rendimento sale anche per il Btp al 3,84%, contro il 2,78% del Bund.