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Argentina, svolta nel mercato della carne: Milei autorizza export di bestiame dopo 50 anni

Il presidente turbo-liberista ha dato un colpo di motosega ad una legge varata nel 1973 che proibiva la vendita all’estero degli animali, a tutela dell’alta qualità della carne argentina. Nel 2024, primo anno del suo governo, le esportazioni di carne bovina hanno segnato il record da 57 anni

Argentina, svolta nel mercato della carne: Milei autorizza export di bestiame dopo 50 anni

Javier Milei colpisce ancora. Il presidente turbo-liberista dell’Argentina è finito recentemente nei guai per aver sponsorizzato una criptovaluta accusata di aver truffato 40 mila piccoli investitori, ma le sue ricette stanno oggettivamente sbloccando la seconda economia del Sudamerica, dopo decenni caratterizzati da recessione e iperinflazione. La parola chiave è sempre la stessa: liberalizzare, deregolamentare, favorire le esportazioni e dunque l’ingresso di dollari per dare respiro alla Banca centrale e alle casse dello Stato. E cosa esporta di più l’Argentina? Materie prime agroalimentari, tra cui la carne bovina che è alla base delle sue abitudini gastronomiche. Nel Paese ispanofono infatti vivono più bovini che persone (53 milioni contro 45 milioni) ed è tra i primi al mondo per consumo pro capite di carne rossa, oltre che il quinto esportatore con 935 mila tonnellate nel 2024, di cui il 70% in direzione Cina ma con una grande crescita – a conferma dell’intesa con l’America di Trump – sul mercato statunitense da quando Milei siede alla Casa Rosada. Il volume della carne bovina esportata nel primo anno di governo Milei è stato il più alto da 57 anni ed ha sfiorato il record storico di 981 mila tonnellate datato 1924, un secolo fa, mentre il valore ha risentito di una lieve flessione delle quotazioni di manzo sul mercato ma si aggira comunque sui 3 miliardi di dollari.

Dollari prima di tutto: l’Argentina vende per ripagare il debito

Però si può sempre fare di più, magari abolendo regole in vigore da decenni come quella che impedisce agli allevatori argentini di vendere all’estero capi di bestiame. Milei ha deciso di dare un colpo di motosega anche a questa legge, varata nel 1973, oltre mezzo secolo fa, con l’obiettivo di tutelare la pregiata qualità della carne argentina, consentendo solo l’export della proteina ricavata e non degli animali. Oggi il gioco non vale la candela: meglio cavalcare l’alta domanda internazionale e vendere tutto quello che si può, soprattutto quando si è indebitati fino al collo come Buenos Aires, che sta negoziando con il Fondo Monetario Internazionale la restituzione di un maxi prestito da 44 miliardi di dollari per il quale ha già ottenuto uno sconto per “buona condotta”. E ancora meglio vendere all’estero, incassando assegni in dollari, visto tra l’altro che a causa dell’inflazione gli argentini di carne bovina ne mangiano sempre di meno. Per dare maggiore impulso al commercio estero, il presidente Milei era intervenuto già a gennaio su cereali e derivati, tagliando le tasse sulle esportazioni per cinque mesi. Nel 2024 l’export di grano e altre commodities agricole (compresa la soia di cui l’Argentina fu primo produttore mondiale, ora scavalcata dal Brasile) è valso oltre 1,5 miliardi di dollari, in aumento del 22% rispetto al 2023.

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