Le principali case automobilistiche giapponesi hanno chiesto al governo protezione contro i possibili dazi che gli Stati Uniti potrebbero imporre sulle importazioni di auto e componenti, una misura che avrebbe gravi ripercussioni sull’intera industria automotive. La questione, ancora in sospeso, potrebbe avere enormi conseguenze per l’intera economia giapponese e per i Paesi alleati, come il Messico e il Canada, anch’essi coinvolti nelle esportazioni verso gli Stati Uniti. All’incontro con il ministro dell’Economia, Yoji Muto, hanno partecipato i vertici di Toyota, Honda e Nissan, che si sono uniti al presidente dell’Associazione giapponese dei produttori di automobili (Jama), Masanori Katayama, nell’esortare il governo a intervenire per tutelare il settore.
Durante l’incontro, a cui hanno preso parte anche rappresentanti dell’industria dell’acciaio e dell’alluminio, anch’essi interessati dalle possibili tariffe, il ministro Muto ha ribadito l’impegno del governo nel difendere un settore strategico per il Paese. Il Ministro ha annunciato che durante la sua prossima visita a Washington, prevista per marzo, discuterà la questione con il Segretario al Commercio degli Stati Uniti, Howard Lutnick.
Dazi usa: l’impatto potenziale sull’economia giapponese
Masanori Katayama, presidente dell’Associazione giapponese dei produttori di automobili, ha sottolineato che l’eventuale imposizione di tariffe del 25% sulle auto esportate dal Giappone avrebbe ripercussioni devastanti. Attualmente, le auto importate negli Stati Uniti sono soggette a un dazio del 2,5%, e un aumento così drastico inciderebbe pesantemente sulle vendite e sulla competitività delle aziende giapponesi.
Anche i rappresentanti dell’industria dell’indotto hanno espresso forte preoccupazione. L’incremento dei dazi non colpirebbe solo le grandi case automobilistiche, ma metterebbe a rischio anche piccole e medie imprese, aumentando i costi di produzione e mettendo in pericolo migliaia di posti di lavoro. Secondo un’analisi del Nomura Research Institute, l’effetto di questa misura potrebbe ridurre il Pil giapponese dello 0,2%.
Il ruolo dell’acciaio e dell’alluminio
Oltre all’industria automobilistica, anche il settore dell’acciaio e dell’alluminio è sotto pressione. Nel 2024, il Giappone ha esportato 1,11 milioni di tonnellate di acciaio verso gli Stati Uniti, rappresentando circa il 3% della produzione totale. L’amministrazione statunitense ha già ipotizzato un incremento dei dazi su questi materiali, passando dall’attuale 10% al 25%. Anche se il Giappone utilizza internamente la maggior parte della sua produzione di acciaio e alluminio, eventuali restrizioni potrebbero comunque impattare negativamente l’industria e le esportazioni.
La strategia del governo giapponese
Il governo giapponese ha già segnalato l’importanza di affrontare con attenzione il tema dei dazi e ha avviato discussioni con gli Stati Uniti. Il capo di gabinetto, Yoshimasa Hayashi, ha dichiarato che Tokyo continuerà a monitorare attentamente la situazione e a interloquire con Washington per trovare una soluzione che eviti danni all’economia nipponica.
Durante la sua visita negli Stati Uniti (prevista per il 12 marzo, giorno che entreranno in vigore i dazi su acciaio e alluminio), il ministro Muto ribadirà il contributo delle aziende giapponesi all’economia americana. Molte case automobilistiche nipponiche, tra cui Toyota, Honda e Nissan, hanno stabilimenti di produzione negli Stati Uniti e danno lavoro a migliaia di persone. Il governo giapponese intende sottolineare questo aspetto per cercare di convincere l’amministrazione statunitense a non adottare misure punitive nei confronti delle importazioni.
Gli scenari futuri
Nonostante le preoccupazioni, il governo giapponese mantiene un atteggiamento prudente. Il primo ministro Shigeru Ishiba ha evitato di commentare ipotesi ancora non confermate, ma ha lasciato intendere che il dialogo con Washington rimane aperto. Nel frattempo, gli esperti di settore prevedono che un aumento dei dazi potrebbe danneggiare soprattutto i produttori di medie dimensioni, che difficilmente potrebbero assorbire l’impatto dell’incremento dei costi.
Secondo i dati della Japan Automobile Manufacturers Association, nel 2024 sono stati esportati oltre 1,33 milioni di automobili giapponesi verso gli Stati Uniti, pari a un terzo delle esportazioni complessive di auto nipponiche. Di queste, quasi la metà sono a marchio Toyota, che domina il mercato americano con i suoi pick up. Un eventuale aumento delle tariffe potrebbe ridurre drasticamente questi numeri, mettendo a rischio non solo le case automobilistiche, ma anche un vasto numero di fornitori di componenti.
La situazione rimane quindi in evoluzione, con il governo giapponese e l’industria dell’auto in attesa di capire quale sarà la direzione che gli Stati Uniti decideranno di prendere. L’esito delle negoziazioni tra Tokyo e Washington sarà cruciale per determinare il futuro delle esportazioni automobilistiche giapponesi e la stabilità del comparto industriale nazionale.