Friedrich Merz si avvia a diventare il nuovo cancelliere tedesco. Le elezioni di domenica 23 febbraio hanno infatti consegnato la vittoria alla Cdu/Csu, con il 28,6% dei voti, mentre l’estrema destra dell’Afd si è fermata al 20,8% delle preferenze e, pur avendo raddoppiato i propri voti, non entrerà a far parte del governo. Secondo le previsioni, infatti, la Germania va verso una “Grande coalizione” nero-rossa formata da Cdu/Csu e Spd, che nonostante la debacle (ha preso solo il 16,4% perdendo oltre 9 punti percentuali rispetto alle precedenti elezioni) tornerà al governo. Unica alternativa ad oggi sembra essere la cosiddetta “Coalizione Kenya”, formata da Cdu/Csu, socialdemocratici e Verdi.
In questo contesto, da Milano a Francoforte, sono in molti oggi a porsi una domanda: come incideranno i nuovi scenari politici sull’operazione Unicredit-Commerzbank? Per capirlo bisognerà aspettare, dato che Merz si è dato tempo fino a Pasqua per formare un nuovo esecutivo, ma guardando al passato qualcosa si può già intuire.
I difficili rapporti tra Unicredit e la politica tedesca. Orcel “Aspettiamo il voto”
Sin dall’inizio, vale a dire da quando Unicredit acquistò il 9% di Commerzbank, comprando metà quota dal governo e metà sul mercato, la reazione della politica tedesca alla scalata non è stata delle migliori. Le critiche furono praticamente immediate, con l’ormai ex cancelliere e leader della Spd Olaf Scholz che aveva bollato le mosse di Unicredit come “ostili”, sostenendo che il Governo fosse all’oscuro delle intenzioni di Piazza Gae Aulenti. “Attacchi non amichevoli, acquisizioni ostili non sono una buona cosa per le banche. Il governo si è posizionato in modo netto e dice chiaramente: noi riteniamo che non sia adeguato in Europa e in Germania procedere con metodi non amichevoli, senza alcuno spirito di cooperazione e senza concordare nulla, per partecipare ad un’impresa”, aveva detto Scholz lo scorso settembre. Una reazione dura che nel corso del tempo si è allargata a macchia d’olio, con i partiti all’opposizione che avevano a loro volta approfittato della scalata di Unicredit per attaccare la “coalizione semaforo” formata da Spd, liberali e Verdi, sostenendo che non avesse fatto nulla per difendere gli interessi tedeschi.
Nel frattempo sono trascorsi quasi cinque mesi, ma la situazione non è cambiata poi molto. Nonostante ufficiosamente la Bce abbia fatto capire in più occasioni di non avere nulla contro l’operazione, Berlino ha continuato a fare muro. Tant’è che lo scorso 23 gennaio, in un’intervista al Tg1 rilasciata a margine del World Economic Forum di Davos, il ceo di Unicredit Andrea Orcel ha detto: “volevamo arrivare al 29% e ci siamo arrivati, e successivamente abbiamo detto che volevamo aspettare le elezioni tedesche e poi parlare col governo, chiarire quello che è successo e i benefici dell’operazione, per poi ottenere il loro supporto”.
Cosa ha detto Merz su Unicredit-Commerzbank
Attualmente Unicredit ha sottoscritto derivati per salire fino al 28% di Commerzbank e attende il via libera della Bce alla scalata. Ma il futuro non dipenderà solo dalle autorità europee, ma anche dal nuovo governo tedesco. E le prospettive non sono incoraggianti. Per due motivi. Il primo: secondo le aspettative, i socialdemocratici torneranno al governo e ad oggi sembra difficile pensare che la posizione del partito sull’operazione possa cambiare nonostante il passo indietro promesso dall’ex cancelliere Olaf Scholz.
Motivo numero due: in più occasioni il futuro cancelliere Friedrich Merz si è espresso contro le nozze tra Unicredit e la seconda banca tedesca.
Nelle scorse settimane Merz aveva infatti descritto come “estremamente ostile” la scalata di Piazza Gae Aulenti, mentre lo scorso settembre aveva parlato di “segnale veramente devastante per la stabilità della Germania come centro industriale”, aggiungendo: “Mettere ora una banca di questo tipo nelle mani di Unicredit avrà un impatto significativo sulle pmi tedesche e avrà anche un impatto significativo sul finanziamento delle esportazioni tedesche nel suo complesso”.
Bisognerà quindi ora comprendere se queste dichiarazioni siano state dettate dal clima da campagna elettorale del periodo o se, a conti fatti, anche il nuovo governo si scaglierà contro l’operazione.
Il ceo di Unicredit ha più volte detto di essere preparato ad ogni evenienza, parlando di tre opzioni sul tavolo: vendita della partecipazione con cospicua plusvalenza, mantenimento della quota o ulteriore incremento. Non ci resta che aspettare.