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Pensione anticipata ma non solo: l’importanza di documentarsi sulle fonti ufficiali. Cosa dice l’Upb sulla legge di Bilancio

I provvedimenti legislativi non producono immediatamente gli effetti per cui vengono varati e nella misura prevista. Sono necessari monitoraggi frequenti a cura degli organismi istituzionali preposti, autorevoli e imparziali. Ecco perché politici e sindacalisti dovrebbero leggere l’analisi dell’Upb sulla legge di Bilancio

Pensione anticipata ma non solo: l’importanza di documentarsi sulle fonti ufficiali. Cosa dice l’Upb sulla legge di Bilancio

Se i politici e i sindacalisti passassero un po’ del loro tempo prezioso a documentarsi sulle fonti ufficiali, anziché lanciarsi in valutazione che giudicano utili alla loro propaganda, i membri del governo e della maggioranza potrebbero contare su argomenti più solidi per difendersi dalle critiche che le opposizioni farebbero con maggiore cautela. I provvedimenti legislativi non producono immediatamente gli effetti per cui vengono varati e nella misura prevista. Sono necessari monitoraggi frequenti a cura degli organismi istituzionali preposti la cui autorevolezza è direttamente dipendente dalla imparziale serietà e dalla riconosciuta competenza cui svolgono le loro funzioni.

Oltre alla Banca d’Italia, all’Istat e alle Authority operanti nei diversi settori, ai centri studi di antiche tradizioni o ai vari think tank che non si limitano a svolgere un’azione collaterale di particolari interessi politici ed economici forzando al loro servizio la effettiva realtà economico-sociale, ha acquisito un ruolo importante in questo ambito l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) un organismo indipendente costituito nel 2014 con il compito di svolgere analisi e verifiche sulle previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica del Governo e di valutare il rispetto delle regole di bilancio nazionali ed europee, nonché di contribuire ad assicurare la trasparenza e l’affidabilità dei conti pubblici, al servizio del Parlamento e dei cittadini. Nei giorni scorsi, l’Upb ha reso noto un focus (n. 2/2025) che illustra in particolare e conferma l’impatto della manovra di bilancio per l’anno in corso sui soggetti destinatari e le basi economiche.

Secondo l’Upb i principali beneficiari della manovra di bilancio sono le famiglie, soprattutto in conseguenza degli interventi a favore dei lavoratori dipendenti privati e pubblici. Si tratta, in particolare, della stabilizzazione degli effetti della decontribuzione per i lavoratori dipendenti attraverso l’erogazione di un bonus ai lavoratori con reddito fino a 20.000 euro e una detrazione fiscale per quelli con reddito compreso fra 20.000 e 40.000 euro. Per i dipendenti pubblici hanno, inoltre, un impatto favorevole lo stanziamento delle risorse per il rinnovo dei contratti collettivi di lavoro del triennio 2025-27, per l’aumento del trattamento economico accessorio nella tornata contrattuale 2022-24, per la valorizzazione del sistema scolastico, per le spese di personale nell’ambito del rifinanziamento delle missioni internazionali e della prosecuzione dell’operazione strade sicure.

A favore dei dipendenti privati operano anche le agevolazioni fiscali sulle somme percepite a titolo di welfare aziendale e la riduzione del prelievo sui premi di produttività. Fra gli altri interventi con un impatto positivo sul settore delle famiglie si segnalano il rifinanziamento del Servizio sanitario nazionale, la proroga delle detrazioni fiscali al 50 per cento sull’abitazione principale e al 36 per cento per gli altri immobili per interventi di recupero edilizio e di riqualificazione energetica, le misure disposte in ambito sociale, pensionistico e per sostenere la genitorialità. Se poi, come avviene nell’ambito dei contratti pubblici, i beneficiari non sono in grado di essere tali perché i sindacati non riescono a mettersi d’accordo, l’Upb non può che limitarsi a prenderne atto.

Secondo il focus, le misure rivolte alle imprese e ai lavoratori autonomi, invece, migliorano il saldo in tutti gli anni del triennio 2025-27 rispetto allo scenario a legislazione vigente, per effetto di interventi sia sulle entrate sia sulle spese. L’aumento delle entrate è dovuto principalmente ad un insieme di misure che vanno dalle disposizioni relative alla sospensione temporanea di quote di deduzioni relative a esercizi precedenti alla riapertura dei termini di affrancamento dei saldi attivi di rivalutazione e delle riserve in sospensione di imposta. Nel 2026, tale groviglio di misure più che compensano il minor gettito dovuto soprattutto alla proroga della maggiorazione del 20 per cento della deduzione relativa al costo del lavoro per le assunzioni effettuate nel triennio 2025-27 e agli effetti fiscali del definanziamento dell’agevolazione contributiva per l’occupazione in aree svantaggiate.

Nel 2027, ai predetti fattori di riduzione del gettito si aggiunge l’avvio del recupero delle quote di deduzione sospese, dando luogo ad un calo delle entrate a carico della categoria. Le spese si riducono soprattutto per effetto del definanziamento della cosiddetta decontribuzione Sud, del fondo finalizzato alla riconversione, ricerca e sviluppo del settore automotive e di altri fondi e stanziamenti, incluso l’impatto, nel 2026, delle modifiche al credito di imposta.

Nel triennio 2025-27 si riducono in modo significativo le entrate che gravano sul lavoro, mentre aumentano quelle sul consumo. Il calo delle entrate relative al lavoro è dovuto principalmente agli interventi di stabilizzazione degli effetti della riduzione del cuneo fiscale, alla revisione delle aliquote Irpef e riordino delle detrazioni e alle agevolazioni contributive a sostegno dell’occupazione a tempo indeterminato nelle regioni del Sud. Le imposte relative al consumo risentono degli effetti di retroazione della manovra. Le entrate che incidono sul capitale aumentano nel biennio 2025-26 e si riducono nel 2027.

Analizzando le spese nette della manovra, gli importi in aumento di maggior rilievo fanno riferimento alla difesa, alla sanità, alla protezione sociale e, nel 2027, a spese non chiaramente classificabili Nell’ambito della difesa, le spese sono connesse soprattutto al rifinanziamento delle missioni internazionali e a rifinanziamenti e riprogrammazioni di investimenti disposti nella Sezione II della legge di Bilancio.

Nell’ambito della sanità, gli esborsi più consistenti sono legati al rifinanziamento del Fondo sanitario nazionale, con una parte delle risorse destinata al rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici e del personale convenzionato. Le spese per finalità di protezione sociale sono collegate a vari interventi; fra quelli di importo più elevato si segnalano l’innalzamento del tetto di Isee e del reddito familiare per accedere all’assegno di inclusione, l’incremento per il 2025 del fondo per l’acquisto di beni alimentari di prima necessità, l’istituzione del bonus nascite e la proroga degli incrementi transitori delle pensioni minime. La rilevanza della funzione residuale nel 2027 è dovuta al collocamento, all’interno di questa funzione, del fondo per i rinnovi contrattuali 2025-27 dei dipendenti pubblici, del fondo catastrofi, del fondo per gli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese a favore delle Amministrazioni centrali dello Stato e della maggiore spesa per interessi passivi dovuta all’impatto della legge di bilancio.

Dopo aver compiuto un ampio esame delle modifiche apportate al ddl originale di bilancio durante il dibattito in Parlamento e ai loro effetti, il focus approda in “Appendice” al tema delle pensioni e in particolare all’accesso alla pensione anticipata e di vecchiaia mediante utilizzo di forme di previdenza complementare.

La legge di bilancio per il 2025 contiene norme che consentono la possibilità di cumulare, seppure in termini virtuali, componenti pubbliche e private della previdenza ai fini dell’accesso al pensionamento. Ciò rappresenta – secondo l’Upb – un elemento di novità nel panorama normativo italiano e rende possibile l’anticipo del pensionamento a soggetti che, con la sola componente pubblica della pensione, non riescono a superare i valori della soglia di importo minima per accedere al pensionamento.

In particolare, nel ddl di Bilancio per il 2025 era prevista, al fine di raggiungere i requisiti soglia relativi all’importo pensionistico maturato per l’accesso al pensionamento di vecchiaia, a partire dal 1° gennaio 2025 e per i soli soggetti la cui pensione è calcolata interamente con la regola contributiva, la possibilità, su base volontaria, di sommare all’ammontare maturato nel sistema pubblico obbligatorio il valore teorico della rendita derivante dalle forme di previdenza complementare eventualmente possedute. Durante l’iter parlamentare, rammenta l’Upb, la stessa possibilità è stata estesa con riferimento all’accesso al pensionamento anticipato, sebbene alla condizione di aver maturato almeno 25 anni di contributi effettivi dal 1° gennaio 2025, requisito che sale di ulteriori cinque anni a decorrere dal 1° gennaio 2030. Inoltre, in questo caso è previsto il divieto di cumulo tra pensione e reddito da lavoro dipendente o autonomo, ad eccezione di quelli derivanti da lavoro autonomo occasionale, nel limite di 5.000 euro lordi annui.

Risalendo alla relazione tecnica il focus ricorda che la misura originaria (quella già presente nel ddl di Bilancio) avrebbe coinvolto un numero limitato, sebbene crescente, di soggetti (un centinaio all’inizio del periodo e circa seicento alla fine del decennio) per un ammontare complessivo di spesa che raggiungerebbe circa 5 milioni nel 2034. Dall’estensione della norma sono invece attese erogazioni più consistenti e crescenti fino al 2045, anno in cui raggiungerebbero un importo dell’ordine di 400 milioni. Al fine di compensare tale aumento di spesa, già circoscritto dalle condizioni dettate dalla norma, la legge di bilancio aumenta da 3 a 3,2 volte l’importo dell’assegno sociale il valore minimo del trattamento pensionistico maturato necessario per accedere alla pensione anticipata. Inoltre, sono previste riduzioni di autorizzazioni di spesa approvate negli anni passati a favore dei lavoratori dipendenti impegnati in attività gravose e dei lavoratori precoci18. Ulteriori limiti potranno interessare l’importo delle pensioni oggetto del provvedimento qui descritto, qualora l’attività di monitoraggio prevista dalla legge di bilancio ravveda oneri maggiori rispetto a quelli previsti.

Gli effetti finanziari della norma dipendono in maniera rilevante dalla diffusione della previdenza complementare tra i lavoratori che sono prossimi al pensionamento e dal tasso di adesione allo specifico provvedimento. Se su quest’ultimo è difficile poter fare una previsione, qualche considerazione può essere avanzata sulla diffusione della previdenza complementare.

Come ricorda il focus, a questo proposito, le statistiche fornite dall’Autorità di controllo della previdenza privata evidenziano che a fine 2023, ultima data per la quale sono disponibili informazioni, il 18,3 per cento degli iscritti ai fondi pensione, pari a 1,72 milioni di individui, aveva un’età superiore a 60 anni. L’importo medio del montante cumulato per questi soggetti era pari a circa 39.000 euro per gli assicurati nella classe di età compresa tra i 60 e i 65 anni e a 35.000 circa per gli assicurati con più di 65 anni. Applicando a questi montanti il coefficiente di trasformazione del capitale in rendita utilizzato per le gestioni del settore pubblico rispettivamente a 62 anni e a 65 anni, la rata mensile virtuale media per i due gruppi equivale rispettivamente a 147 e 140 euro mensili.

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