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“Germania, voto decisivo. Se non nasce un’Europa nuova fuori da ombrello Usa, in ogni Stato prevarrà lo scenario peggiore”: parla Bolaffi

Intervista al filosofo e politologo Angelo Bolaffi alla vigilia del voto in Germania: “L’elettorato tedesco è sotto choc dopo Monaco, un attentato che rischia di pesare sul voto”. Il ruolo dell’Afd guidato dalla “nazista filoputiniana Alice Weidel” e il nodo delle possibili coalizioni, passando per il rapporto con gli Usa di Trump

“Germania, voto decisivo. Se non nasce un’Europa nuova fuori da ombrello Usa, in ogni Stato prevarrà lo scenario peggiore”: parla Bolaffi

Bisogna risalire al voto del 14 agosto del 1949 per trovare in Germania (e in Europa) un’elezione così decisiva come quella di domani, 23 febbraio 2025. Allora la Repubblica federale, quella di Bonn per intenderci, fu chiamata a decidere il futuro del Paese dopo 12 anni di dittatura nazista e la vergogna di aver provocato un conflitto fra i più feroci che aveva sperimentato il continente. Per la cronaca quella volta i due partiti cristiano democratici (Cdu/Csu) guidati da Konrad Adenauer guadagnarono oltre 7 milioni di voti raggiungendo il 31% dei suffragi; mentre i socialdemocratici della Spd di Kurt Schumacher si assicurarono poco meno dei 7 milioni fermandosi al 29,2%. Votò il 78,5% dei quasi 24 milioni di cittadini aventi diritto e Adenauer divenne cancelliere in una coalizione che comprendeva la Cdu/Csu, i liberali del Fdp e Dp, un partito conservatore che sarebbe poi sparito nel 1961.

Certo, parliamo di mezza Germania (l’altra, la Repubblica democratica era sotto il tallone di Mosca) e parliamo di un contesto in cui anche il mondo era diviso a metà dalla “cortina di ferro”, un’espressione attribuita a Churchill, ma in realtà usata fin dalla Prima guerra mondiale. Eppure mai come in queste settimane le simbologie si allineano e le ombre del passato aleggiano sul grande Paese e sull’Europa tutta: al secondo posto negli ultimi sondaggi, dopo la Cdu/Csu, data tra il 29 e il 32%, al 21%, c’è un partito che si richiama direttamente al nazismo, Alternative fur Deutschland, (AfD), guidato (finora) al successo da una signora, Alice Weidel, 46 anni, che contraddice in se tutti i valori in cui si ritiene creda l’estrema destra: lesbica, convivente con un’immigrata dello Sri Lanka, genitrice di figli surrogati; e per di più residente in un altro Paese, la Svizzera.

Ma tant’è. Mentre la Spd del cancelliere dimissionario, Olaf Scholtz, 67 anni, si avvia, sempre secondo i sondaggi, a raggiungere il peggior risultato di sempre, più o meno tra il 13 e il 15%. E per concludere il quadro, i Verdi sono dati al 12%, i Liberali di Fdp al 4%, e le due sinistre, Linke e Bsw, la prima tra il 7e il 9%, la seconda tra il 4 e il 6%. Per aggiungere preoccupazione a preoccupazione va ricordato che a favore della candidata nazista si è espressa l’anima “tech” del governo americano, Elon Musk, per il quale Alice Weidel rappresenta la novità vera del voto europeo.

Dunque, quale risveglio potrà avere la Germania all’indomani del voto? Ne parliamo con un attento e fine studioso della Germania, Angelo Bolaffi, filosofo e politologo, animatore di riviste e quotidiani, già direttore dell’Istituto italiano di Cultura a Berlino.

Bolaffi, che succederà allora se questo resta il quadro?

“Una premessa: stavolta gli stessi sondaggisti tedeschi, che normalmente centrano le previsioni, vanno cauti, non sono sicuri dei risultati della loro ricerca. È possibile – dicono – che ci siano sorprese. Potrebbe essere che quelli che vogliono votare Afd si vergognano di dirlo, e che quindi i nazisti potrebbero prendere di più. O, all’opposto, che la Spd non crolli così come previsto o che Linke guadagni di più. E, tuttavia, dando per buono questo quadro, bisogna registrare un fatto importante e cioè che il candidato democristiano, Friedrich Merz, 70 anni, si è dichiarato contrario a qualsiasi alleanza con l’Afd. Certo, questo non gli ha impedito di tentare, alla fine del gennaio scorso di “scongelare” i voti nazisti per far passare la mozione che indicava una stretta nella politica sui migranti. Ma la mossa elettoralistica, quando si è trattato di tradurla in legge in Parlamento, non gli è riuscita e quindi, forse, ha chiuso con la spregiudicatezza. Però…”.

Però cosa?

“Prima di continuare nel ragionamento, però, mi faccia dire un’altra cosa. Io detesto la dietrologia nella storia, ma non posso fare a meno di osservare che proprio nel giorno in cui c’è stato l’incontro di Monaco sull’Ucraina, incontro che ha decretato l’abbandono di Kiev da parte americana, consentendo a tutti gli osservatori di fare paragoni con il 1938, quando le democrazie “accontentarono” Hitler regalandogli un bel pezzo di Cecoslovacchia per evitare una guerra inevitabile, proprio a Monaco, in Baviera, la Regione più attenta all’ordine e alla sicurezza, ci sia stato l’ennesimo attentato. E fatto da una persona che ha le caratteristiche classiche dell’attentatore disegnate dalla nazista Weidel: immigrato, musulmano, che ha chiesto asilo, non gli è stato riconosciuto, è stato in Italia, che doveva espellerlo ma non lo ha fatto. Insomma, se non è strategia della tensione questa, non saprei proprio come altro chiamarla…”.

Il fatto è che tutto ciò molto probabilmente peserà nel voto…

“Purtroppo temo di sì. L’elettorato tedesco è preoccupato, spaventato, anche perché questo di Monaco del 13 febbraio è stato il quinto attentato negli ultimi mesi. Ricordiamo quello di Manneheim, nel Baden-Wurttemberg, il 31 maggio dello scorso anno; quello di Solingen, in Westfalia, il 23 agosto; e quello di Magdeburgo, in Sassonia-Anhalt, il 20 dicembre; e poi quello di Aschaffenburg, sempre in Baviera, il 22 gennaio scorso. Tutto ciò ha un brutto odore, e noi italiani che di strategia della tensione ci intendiamo, avendola vissuta sulla nostra pelle negli anni Settanta, lo sentiamo prima degli altri”.

Riprendiamo dal quadro politico: quali coalizioni potrebbero essere possibili se quella con Afd sarà improponibile?

“Intanto bisogna vedere quanti voti prenderà la Spd. Sarà sul serio un tracollo come sembrano annunciare i sondaggi? E poi bisognerà contare quello che avviene alla sua sinistra. C’è la BSW, Bundnis Sahra Wagenknecht, cioè il partito che ha nel nome quello della fondatrice, Sahra Wagenknecht, 56 anni, fuoriuscita dalla Linke, l’altro partito si sinistra, perché considerata troppo moderata. Come la collega Alice Weidel, di Afd, è filo putiniana, nel senso che Putin, da bravo stratega, ha voluto essere coperto a destra come a sinistra. Ma, come per l’Afd, anche per BSW è difficile che possa essere coinvolta in qualche tipo di alleanza. Sempre che entri in Parlamento perché in Germania c’è la soglia del 5 per cento”.

E poi c’è la Linke

“Appunto, che significa Sinistra, fondata nel 2007 come risultato della fusione del Partito del Socialismo Democratico (Pds), diretto erede della Sed, che governò la Repubblica Democratica Tedesca all’epoca della divisione della Germania, e di Lavoro e Giustizia sociale, (Wasg). Alle elezioni si è presentata con un tandem di donna e uomo, la parlamentare Heidi Reichinnek, 36 anni, e il presidente del partito Jan van Aken, 64 anni. E sta registrando un aumento di consensi soprattutto fra i giovani grazie alle battaglie per il clima e la giustizia sociale. Tanto che secondo uno dei sondaggi, quello di Rtl, una rete televisiva privata, gli elettori della fascia 18-29 anni la considerano la prima scelta nelle urne, consegnandole il 19% delle intenzioni di voto, la stessa percentuale che prenderebbero i Verdi in quella fascia d’età, solo che essi calano rispetto al 2021; e guadagnando più di Afd, che comunque fra i più giovani prenderebbe il 17%”.

Un miracolo?

“Un miracolo, se si pensa che appena pochi mesi fa la Linke era un partito a rischio scioglimento. E cosa incredibile ma vera, è stata proprio la ferma opposizione alla politica anti-migranti a farla rinascere. Tra i video più cliccati in questa campagna elettorale c’è stato quello in cui Heidi Reichinnek attacca Merz in Parlamento per la legge anti-migranti poi bocciata: “Che lei si stia alleando con un partito fascista è una vergogna”, grida a Merz mentre le telecamere inquadrano il volto di Rosa Luxemburg che si è fatta tatuare su un avambraccio. E’ stata talmente una sorpresa che perfino la Faz, la Frankfurter Allgemeine Zeitung, ha titolato: All’improvviso la sinistra è cool“.

E quindi potremmo immaginare una coalizione molto più spostata a sinistra?

“Attenzione, intanto siamo nel campo delle analisi, solo dopo il voto si potrà disegnare la realtà. Senza contare che anche all’opposizione è necessario che ci siano forze politiche ragionevoli. Immaginando invece vere ipotesi di alleanze, quella più naturale sembra essere di nuovo la grande coalizione, democristiani, socialisti e verdi. Senza probabilmente i liberali considerati degli sfascia-governo, ultima vittima proprio quello di Scholz, ma anche Merkel dovette far fronte alla imprevedibilità di questo partito. Ma ci saranno i numeri per farlo?”.

Veniamo al tema dei temi: il rapporto con gli Usa. Per la Germania è stato sempre un voto di fedeltà oltre che di lealtà. Almeno finora…

“La storia politica della Germania del dopoguerra, e intendiamo prima di tutto quella di Bonn, è stata, è vero, quella di un alleato fedele per Washington. Mai la politica americana è stata un problema per i tedeschi, chiunque fosse il presidente. Anche se i tedeschi non disdegnavano avere buoni rapporti con i “nemici” del tempo, i comunisti dell’”altra” Germania, la Repubblica Democratica, e di conseguenza con la Russia. Era quella che si chiamava Ostpolitik. Diversa la storia della Francia, che con gli Usa ha avuto da sempre un rapporto di rispetto, ma non di fedeltà. Basti ricordare che quando Macron parla di sovranità europea, intende che essa è in “alternativa” a quella degli americani; mentre quando parlano di sovranità europea in Germania intendono che essa è “complementare” a quella americana. Fino a ieri. Oggi credo sia cambiato tutto, perché sarà difficile dimenticare lo sgarbo e gli insulti ricevuti a casa proprio da due big della politica Usa, vicepresidente e ministro della Difesa. Improvvisamente gli Usa sono un nemico, e di quelli più cattivi. I tedeschi oggi sono sotto choc, e non solo loro, visto che le cose dopo Monaco sono andate peggiorando con i discorsi di Trump. Sono sotto choc per ragioni economiche, per ragioni politiche, per ragioni culturali. Per la Francia tutto quello che sta accedendo oggi era già un’evidenza con il primo Trump e infatti Macron appare quello meno sorpreso dalla furia anti europea del presidente americano. L’ Italia appare stordita, prende tempo o fa finta di niente. D’altronde siamo amici di tutti, di Biden, di Trump, dell’Ucraina. A un certo punto bisognerà fare una selezione: e di chi resteremo amici? Quanto al quadro generale, rispetto al disordine mondiale al quale sta lavorando Trump, che oggi “regala” l’Ucraina alla Russia e gli dà via libera per prendersi il resto dell’Europa, nell’obiettivo di dedicarsi solo alla corsa con la Cina, se ne potrà uscire solo in due modi”.

Quali?

“O i tedeschi diventano il centro attorno al quale nasce un’Europa nuova, diversa, forte dei suoi meriti e fiera delle sue conquiste, senza più contare sull’ombrello americano, immaginando anche di non andare subito tutti insieme verso questo traguardo; oppure, se prevale il si salvi chi può, e ognuno per sé, non solo l’Europa svanisce, ma in ognuno degli Stati potrebbe prevalere lo scenario peggiore. Che non necessariamente prevede carri armati e colpi di Stato, ai tempi della Intelligenza artificiale non saranno necessari, basterà attaccare le infrastrutture di un Paese per metterlo in ginocchio. Come stanno già tentando di fare nei nostri confronti, senza successo per ora, gli hacker russi”.

E, chissà, per non avere problemi con eventuali oppositori, magari chiudendo gli accessi alle reti del resto del mondo incatenando gli umani ciascuno nel proprio “bozzolo” di realtà virtuale-nazionale. Come ha immaginato nel suo ultimo libro, Nexus, lo scrittore di Sapiens, Yuval Harari.

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