Le polizze vita vendute dalla compagnia Fwu Life Insurance Lux seguono un modello contrattuale che, purtroppo, mette gli assicurati a rischio fin dai primi cinque anni di contratto. È quanto denunciano le associazioni Codici, Confconsumatori e Sna nella loro nota congiunta, in cui spiegano che, nonostante qualcuno abbia versato premi per anni, il valore della polizza – che sarebbe dovuto aumentare con gli investimenti – è spesso ridotto a metà dell’importo iniziale. Ma perché proprio in quel periodo si corre un pericolo maggiore?
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I rischi nascosti nei primi cinque anni della polizza vita
La ragione principale è che la compagnia concentra la maggior parte dei costi e delle commissioni nei primi cinque anni della polizza. Ciò significa che gran parte dei premi versati dall’assicurato durante questo periodo viene destinata a coprire le spese iniziali della compagnia (ad esempio, costi di acquisizione, provvigioni agli intermediari e altre spese amministrative), invece di essere effettivamente investita per accrescere il valore della polizza. Inoltre, questi premi non sono tutelati da riserve tecniche adeguate, – quelle garanzie che, normalmente, dovrebbero proteggere il cliente e i suoi soldi.
Questa condizione diventa ancora più problematica nel momento in cui la compagnia si trova in difficoltà finanziarie o fallisce. In tali circostanze, i versamenti effettuati nei primi anni si trasformano in crediti chirografari – ossia debiti non garantiti che non hanno priorità di rimborso – e diventano estremamente vulnerabili. In pratica, i soldi che l’assicurato ha versato nei primi anni rischiano di essere “mangiati” dal sistema dei crediti chirografari, con probabilità minime di essere recuperati.
Polizze Fwu: anni di versamenti, ma valore dimezzato
La situazione è particolarmente critica per coloro che hanno continuato a versare premi per molti anni. Molte persone che, ad esempio, hanno versato regolarmente premi per dieci anni si trovano a scoprire che il valore della loro polizza – che avrebbe dovuto riflettere sia i versamenti effettuati sia gli investimenti generati – è pari a solo il 50% di quanto effettivamente versato. In altre parole, chi ha versato 10.000 euro potrebbe ritrovarsi con una polizza che ne vale solo 5.000, e in caso di liquidazione della compagnia, potrebbe riuscire a recuperare solo una frazione di quella cifra.
Questo meccanismo, definito dalle associazioni come “vessatorio”, è del tutto estraneo alle normali pratiche delle compagnie italiane, dove i costi e le riserve sono distribuiti in modo più equilibrato e protettivo per l’assicurato.
La crisi di Fwu e la sorveglianza di altre compagnie assicurative straniere
Il crac di Fwu ha acceso i riflettori su una situazione che, purtroppo, non è unica. Oltre alla compagnia lussemburghese, una decina di imprese assicurative straniere operanti in Italia, nei settori vita e danni, sono ora sotto stretta sorveglianza da parte di Ivass. Ma nonostante il monitoraggio, l’autorità italiana si trova a fare i conti con limiti nei propri poteri, poiché la supervisione delle compagnie estere dipende dalle autorità del paese in cui l’azienda ha sede, lasciando gli assicurati italiani vulnerabili e costretti a fare i conti con una protezione insufficiente. In molti casi, come per Fwu, la crisi è esplosa prima che l’autorità italiana potesse agire in tempo, e la gestione della situazione è stata lasciata alle autorità del Lussemburgo.
Le associazioni chiedono, quindi, un intervento urgente e una massiccia attività ispettiva per proteggere i diritti degli assicurati coinvolti in questa vicenda drammatica e garantire una maggiore vigilanza sulle compagnie assicurative straniere operanti in Italia.