Dobbiamo farci l’abitudine. Ogni volta che Donald Trump rilascia dichiarazioni pubbliche, il suo intervento diventa inevitabilmente oggetto di dibattito e polemica. In una lunga intervista rilasciata a Fox News, il presidente degli Stati Uniti ha sollevato la possibilità che, in assenza di un accordo di pace, l’Ucraina potrebbe essere “incorporata” dalla Russia, perlomeno una parte del Paese. Parole certo rassicuranti per Zelensky e i cittadini ucraini, che si apprestano a “festeggiare” tra poco i tre anni di guerra.
Così, dopo aver suscitato molto clamore con l’idea della “Riviera di Gaza” – con la cacciata dei palestinesi e un controllo americano della zona – Trump prosegue a far discutere in campo internazionale anche sull’altro fronte caldo che aveva promesso di chiudere.
Trump: “Ucraina potrebbe diventare russa”
Trump ha dichiarato senza mezzi termini: “L’Ucraina potrebbe essere russa un giorno“, sollevando dubbi sulla sovranità ucraina e facendo eco a una visione che vedrebbe Mosca inglobare il Paese. Ma le sue parole non si limitano a una visione geopolitica astratta, bensì si radicano in un contesto pratico, legato agli ingenti investimenti economici degli Stati Uniti nel conflitto. Secondo Trump, Washington ha speso “centinaia di miliardi di dollari” per supportare Kiev. “Potrebbero fare un accordo, potrebbero non farlo. Potrebbero essere russi un giorno, o potrebbero non esserlo”, ha spiegato, lasciando aperta la porta a una soluzione che potrebbe anche prevedere una “riunificazione” con la Russia, in caso di mancato accordo.
La richiesta di Trump: 500 miliardi in terre rare
Il presidente ha poi spostato l’attenzione sulla questione delle risorse naturali dell’Ucraina, in particolare le terre rare. “Hanno terreni di enorme valore in termini di terre rare, in termini di petrolio e gas, in termini di altre cose. Voglio che i nostri soldi siano protetti“, ha sottolineato Trump, rivelando una posizione pragmatica rispetto agli aiuti economici. Secondo lui, gli Stati Uniti hanno investito oltre 350 miliardi di dollari in Ucraina, contro circa 100 miliardi da parte dei Paesi europei. E, per questo motivo, Trump non esclude di chiedere un risarcimento.
“Voglio l’equivalente di 500 miliardi di dollari in terre rare“, ha dichiarato con convinzione. Trump ha affermato di aver già presentato questa richiesta al governo ucraino, e ha aggiunto che l’Ucraina “sostanzialmente ha acconsentito”. Il presidente ha spiegato di aver detto loro che “dobbiamo ottenere qualcosa, non possiamo continuare a pagare questi soldi”.
Trump ha dichiarato che la sua amministrazione ha compiuto “enormi progressi” nel cercare di porre fine al conflitto in Ucraina, aggiungendo che sono in corso trattative sia con i russi che con gli ucraini. Nel frattempo, l’inviato americano Keith Kellogg arriverà a Kiev il 20 febbraio, mentre il vicepresidente JD Vance incontrerà il presidente ucraino Zelensky a Monaco.
Il Cremlino concorda: “Parte dell’Ucraina vuole essere russa”
Le parole di Trump non sono passate inosservate a Mosca. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha prontamente risposto, facendo riferimento all’annessione delle quattro regioni ucraine – Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson – da parte della Russia nel 2022. Peskov ha dichiarato che “una parte significativa dell’Ucraina vuole diventare Russia“, argomentando che, sebbene le annessioni non siano riconosciute a livello internazionale, le popolazioni locali di queste aree hanno espresso chiaramente il desiderio di far parte della Federazione Russa.
Le dichiarazioni di Trump, dunque, sembrano allinearsi con la visione russa, che vede queste terre come parte integrante della Russia, in un processo che, secondo Mosca, sarebbe ormai irreversibile.
Trump su Hamas: “Se non restituiscono gli ostaggi, si scatenerà l’inferno”
Sul fronte mediorientale, Trump ha lanciato un duro avvertimento a Hamas riguardo alla questione degli ostaggi israeliani. Il presidente ha richiesto che vengano restituiti entro sabato tutti gli ostaggi ancora nelle mani del gruppo, minacciando gravi conseguenze se non venisse rispettato questo termine. “Se non vengono restituiti tutti, non a piccoli gruppi – ha dichiarato – sarà la fine della tregua e si scatenerà l’inferno“.
Oltre a queste parole di minaccia, Trump ha parlato della possibilità di sospendere gli aiuti economici a Paesi come la Giordania e l’Egitto, se questi non dovessero accogliere i rifugiati palestinesi in fuga dalla Striscia di Gaza. Un piano che ha suscitato critiche da parte della comunità internazionale, ma che Trump ha difeso come parte della sua visione di risoluzione della crisi.