Sotto gli occhi di Trump continua la faida tra Elon Musk e Sam Altman. Il patron di Tesla e SpaceX torna alla carica su un vecchio pallino, rilanciando il suo interesse per OpenAI, l’azienda creatrice di ChatGPT. Determinato a riprendersi il controllo dell’azienda che aveva contribuito a fondare proprio insieme ad Altman, Musk ha messo sul piatto un’offerta stellare da 97,4 miliardi di dollari. La proposta è stata presentata attraverso un consorzio di investitori guidato dalla sua società di intelligenza artificiale, xAI.
Dietro questa mossa ci sono nomi di peso, tra cui Valor Equity Partners, Baron Capital, Atreides Management, Vy Capital e 8VC, la società di venture capital fondata da Joe Lonsdale, co-fondatore di Palantir. A sostegno dell’operazione anche Ari Emanuel, imprenditore e ceo di Endeavor. L’avvocato di Musk, Marc Toberoff, ha dichiarato di aver presentato l’offerta lunedì al cda di OpenAI e che il gruppo di investitori è pronto a eguagliare o superare qualsiasi rilancio.
La risposta di Sam Altman, co-fondatore e ceo di OpenAI, non si è fatta attendere. Con un’affilata ironia ha colpito uno dei peggiori affari di Musk degli ultimi anni, l’acquisizione di Twitter (ora X): “No grazie, ma compreremo Twitter per 9,74 miliardi di dollari se vuoi“. Un affondo diretto alla gestione disastrosa della piattaforma da parte di Musk.
Altman, a margine dell’AI Action Summit in corso a Parigi, ha risposto con toni più seri rispetto al suo post su X riguardo l’offerta di Musk: “OpenAI non è in vendita. È un concorrente che non è in grado di batterci sul mercato e sta solo cercando di dimostrare che, se volesse, potrebbe comprarci, con totale disprezzo per la nostra missione, che non è in vendita”.
Musk vs Altman: dall’amicizia alla rivalità
E pensare che un tempo i due guru dell’IA erano alleati. Nel 2015, Musk e Altman fondarono insieme OpenAI con l’obiettivo di sviluppare un’intelligenza artificiale “amichevole” a beneficio dell’umanità. Ma nel 2018 tutto cambiò: Musk tentò di prendere il controllo della società, fallendo e uscendo definitivamente dal progetto. Da quel momento, il rapporto tra i due si è trasformato in una guerra aperta.
I piani di Musk e il rifiuto di Altman
L’offerta di Musk arriva in un momento cruciale per OpenAI, che sta attraversando una profonda trasformazione. Altman ha avviato il processo per convertirla in una società a scopo di lucro e sta attirando ingenti finanziamenti. Dopo diversi round di investimenti, è arrivato l’annuncio della joint venture Stargate, sostenuta da Trump e di cui fanno parte OpenAI, SoftBank e Oracle, con un piano da 500 miliardi di dollari per lo sviluppo di infrastrutture di intelligenza artificiale.
Musk, invece, ha più volte criticato questa svolta commerciale, accusando OpenAI di aver tradito la sua missione originale. “È tempo che OpenAI torni a essere una forza open source e incentrata sulla sicurezza, come era in origine. Faremo in modo che ciò accada”, ha dichiarato tramite il suo avvocato.
Ma Altman non si è lasciato intimidire. Con la sua ironica proposta di “comprare Twitter”, ha ribadito il controllo assoluto sull’azienda, facendo capire a Musk che non ha alcuna intenzione di cedere terreno.
Musk e la battaglia legale contro OpenAI
Le tensioni tra Musk e OpenAI non sono certo una novità. Già all’epoca dell’esplosione di ChatGPT, il miliardario aveva sollevato critiche e avviato una battaglia legale, accusando la società di aver tradito la sua missione non-profit e di essere ormai un’estensione degli interessi di Microsoft, all’epoca il suo principale investitore (un ruolo che presto verrà ridimensionato, dato che SoftBank è pronta a investire quasi 40 miliardi di dollari, superando l’impegno di Redmond).
La struttura giuridica di OpenAI è particolarmente complessa: la no-profit che la controlla ha un potere enorme rispetto ai suoi asset reali. Con soli 22 milioni di dollari in bilancio e due dipendenti ufficiali, gestisce una società che ha recentemente toccato una valutazione di 300 miliardi di dollari.
Musk sperava di sfruttare questa discrepanza per ribaltare la situazione, ma Altman ha giocato d’anticipo, blindando la governance dell’azienda con alleati fidati e chiudendo ogni possibile spiraglio per l’ingresso del miliardario di Tesla.
Musk vs Altman: cosa aspettarsi in futuro?
Con OpenAI saldamente nelle mani di Altman e il finanziamento di SoftBank in arrivo, Musk si trova in una posizione complicata. Il suo tentativo di rientrare nel gioco sembra essersi arenato contro la determinazione del suo ex socio.
Ma se c’è una cosa che Musk ha dimostrato negli anni, è che non si arrende facilmente. L’ennesimo scontro tra titani dell’intelligenza artificiale è tutt’altro che concluso. E mentre i due miliardari continuano a lanciarsi frecciate, resta una domanda aperta: chi sarà il primo a cadere dalla torre protettiva di Trump?
Intanto, i primi malumori iniziano a serpeggiare nell’amministrazione presidenziale. Lo staff della Casa Bianca guarda con crescente preoccupazione l’influenza sempre più estesa di Musk sul governo, sollevando dubbi e perplessità sul suo ruolo.
Ultimo aggiornamento ore 14,30